Un'artista in continua ascesa...

 

UN’ARTISTA DELLA FOTOGRAFIA E DELLA PITTURA

La sua simultaneità artistica è ricca di contenuti che

richiamano e valorizzano l’essenza della realtà quotidiana

di Ernesto Bodini

Un’opera imponente dell’artista

Parlare d’Arte (la maiuscola non è un refuso) ed esercitarla con passione fa sempre bene, sia per la continua formazione che per il proprio spirito. E se fare Arte è anche cultura e poesia, ben venga la conoscenza di artisti come la piemontese Mery Rigo (con studio-laboratorio in Torino), un’artista ormai a tutto tondo, nonostante si ritenga inappagata per l’esigenza della continua ricerca e crescita. Entrando nel suo studio-laboratorio si percepisce quanto di meglio si possa fruire tra dipinti e fotografie, che realizza con raffinata oculatezza centrando la propria attenzione su ciò che più la ispira: soggetti-natura occasionali o ricercati per un lavoro di trasposizione della realtà passando dallo scatto dell’immagine alla pennellata sinuosa e a volte ipercromatica con sapiente disinvoltura. I suoi lavori, di matrice iperrealista, solitamente partono dall’amore esasperato per la natura attirandola a sé proprio con i mezzi della tecnica pittorica sia su carta che su tela, i cui frammenti letti con un residuo di dislessia, si concludono nella realizzazione di quella interezza che vuole essere parte integrante dell’insieme. È inutile sottolineare che l’ormai consolidata esperienza sul campo ha le sue radici adolescenziali sviluppate negli anni anche grazie alla sua passione per i beni culturali, frutto della relativa laurea conseguita, e il costante consolidamento è da individuarsi proprio nella dialettica fotografia-pittura, una sorta di “binomio disciplinare” dal valore inedito che al tempo stesso tende ad abbandonare lo stilema: elemento che distingue il suo particolare abbinamento fotografia e pittura, mantenendo però il valore delle due tecniche su un piano paritario, offrendo al fruitore un’espressione comprensibile e magari anche condivisibile. Ecco dunque, a mio avviso, un breve ritratto di un’artista che si può meglio apprezzare entrando nel merito di quel “estrattismo” che ho virgolettato non tanto per pudore quanto invece per attirare maggiormente l’attenzione sia dei colleghi critici d’arte che del comune fruitore. Volendo proseguire posso ancora aggiungere che le sue moderne opere, sia fotografiche che pittoriche, meritano essere osservate con l’occhio dotato di immedesimazione, in quanto all’interno di esse traspare una “sottil” vena poetica, che è propria di chi sa amare non solo l’Arte ma anche la Natura e tutte le sue umane componenti.

INTERVISTA A MERY RIGO 


Quando nasce l’artista Mery Rigo?

“Probabilmente dopo l’adolescenza quando ho ricevuto la prima cassetta dei colori ad olio, forse perché era già innata in me la passione per il disegno. Da allora con il mio primo quadro il processo pittorico è diventato sempre più assiduo… con il desiderio di diventare un’artista”

 Dipingendo e in seguito fotografando?

“Contemporaneamente, anche perché nello stesso periodo ho avuto in regalo una macchina fotografica. Era il periodo dei primi anni di Liceo Classico, quindi il percorso fotografia-pittura è proseguito quasi simultaneamente”

 Quale è stato il motivo per la scelta della tecnica ad olio?

“In realtà non c’è un vero e proprio motivo in quanto è risultata una passione quasi immediata, una sorta di attrazione ed ho iniziato a studiarla sperimentando sino a concepire la resa che offriva”

 Come sceglie i soggetti da realizzare sia in fotografia che in pittura?

 “Per la pittura lavoro orientandomi su tematiche diverse e, una volta scelte, le realizzo cercando i soggetti che mi permettono di comunicare, e questo soprattutto in tempi recenti. Per quanto riguarda la fotografia attualmente la esercito più per motivi di studio piuttosto che come mezzo artistico… Tuttavia, non mi mancano spunti particolarmente “interessanti”, ma non come progetti fotografici veri e propri”

 Come si è sviluppato il “binomio” fotografia-pittura?

 “Il processo che ho denominato “FPF1” con il critico Vittorio Falletti, il quale scrisse un testo critico sull’innovazione di questa tecnica artistica denominata “Cosa resta?”. Si tratta di una trasposizione nata nel 2018 con la pubblicazione del mio primo lavoro con la tecnica denominata su descritta. È un lavoro costituito da pittura ad olio su tavola e da una fotografia che all’interno ha la stessa pittura, realizzato precedentemente all’interno della fotografia originale. E questo per cercare di trasportare  l’aura pittorica proprio all’interno della fotografia. Quindi F sta per fotografia, P per pittura, e F1 per fotografia che non è solo tale”

 In merito alle dimensioni delle sue opere, sono sempre varie?

 “Generalmente realizzo opere di notevoli dimensioni, soprattutto se collegate alla fotografia. Per i lavori ad olio su carta sono più orientati al sentire che al pensare, e che realizzo con sentita interiorità di colore rispetto a certi momenti della mia vita; una sorta di pretesto di usare un soggetto per esprimere un particolare “effetto colore”, quasi come cura…”

 I suoi lavori le procurano “solo” emozione o qualcosa di più?

 “Come ripeto realizzo lavori come se volessero essere un po’ una cura, nel senso che nella giornata mi mancano determinate cose a livello emotivo e anche spirituale, che compenso appunto con questi lavori al termine dei quali raggiungo una sorta di benessere generale, e ciò equivale ad una compensazione…”

 Tutto ciò quale influenza ha avuto sul suo sviluppo artistico?

 “Non ho una risposta precisa ma posso ipotizzare, come mi è stato detto da varie fonti (medici ed altri autori), che avrei iniziato a dipingere in modo “frammentato” in quanto avevo necessità di spezzettare la realtà per poterla comprendere; il bisogno di frammentare l’immagine o la realtà che mi circonda e non essere “stravolta” dalla complessità della moltitudine delle cose che vedo. Ed è così che nel tempo la mia dislessia si è, per così dire, ridimensionata…”

Da qui l’estrattismo?

“La mia esperienza dell’estrattismo è volta a portarlo in ambito scientifico per un confronto con studiosi e ricercatori che studiano la dislessia, al fine di capire se effettivamente questo tipo di percorso che ho fatto istintivamente possa essere utile ad altre persone con dislessia”

 Inoltre?

 “Anche, di conseguenza, per razionalizzare la realtà in quanto personalmente ritengo che questo bombardamento di immagini che ci travolgono crea ansia che riflette sul proprio quotidiano: più immagini e più dati che all’interno del proprio cervello necessita un certo modo di gestire… Un’esperienza che sarebbe interessante sapere se altri soggetti con dislessia possano essere coinvolti in questo processo di razionalizzazione della propria realtà”

 Un’ultima domanda. L’artista Mery Rigo ha ancora mete da raggiungere?

 “Ritengo che non si è mai arrivati, e un artista che fa ricerca non è mai arrivato e, per antonomasia, un artista (se umile) è sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo per trasmetterlo attraverso la sua Arte”

 

 

 

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