L'arcipelago
della sordità, nel nostro paese, è sempre più esteso: l'11,7% della popolazione
italiana presenta problemi uditivi, che vanno da una lievi ipoacusia a vera e
propria sordità passando per gli acufeni, ossia i fastidiosi fischi
nell'orecchio. È un fenomeno in crescita anche tra i giovani. Secondo lo studio
“Euro Trak 2015”, presentato nel gennaio scorso a Roma, nel 37% dei casi
l’ipoacusia riguarda persone di oltre 74 anni, e i casi registrati nel 2015
nella fascia di età compresa fra i 15 e i 24 anni rappresentano il 4,5% del
totale, mentre nel 2012 rappresentavano il 3%. Ma quali le cause? Secondo gli
esperti sono da considerare l’ambiente rumoroso in cui viviamo, l’abuso di
alcool, di farmaci e fumo, ipercolesterolemia, elevato valore dei trigliceridi
e il diabete. Ma la sordità può essere anche congenita pre-linguale, ossia può
interessare i bambini in tenera età prima di aver imparato a parlare, e ciò lo
si riscontra dal fatto che è ancora carente la prevenzione della sordità: solo
in 13 Regioni è sottoposto a screening audiologico il 93% dei neonati, un esame
che permette interventi precoci sul deficit uditivo e consentire poi di
condurre una vita normale. Dati significativi che mi hanno fatto conoscere “più
da vicino” questa realtà visitando il Servizio di Otorinolaringoiatria e
Audiologia dell’ospedale Martini dell’Asl Torino/1 (direttore generale Giovanni
Maria Soro) diretto dal dott. Vito Carbonaro, e la direzione sanitaria diretta
dalla dott.ssa Marinella Fammartino, ospite mercoledì 3 marzo del referente
dott. Diego Di Lisi, chirurgo audiologo e foniatra. In questa S.C., che è
attiva dal 2005, si eseguono interventi di chirurgia otologica e
otorinolaringoiatrica, e comprende gli ambulatori di Audiologia e Otochirurgia
per le prime visite, trattamenti chirurgici e visite di controllo; oltre al
Servizio di Logopedia e di Psicologia. L’organico è formato da 4 medici, 5
infermieri, 1 Oss, 2 specialisti ambulatoriali, di ORL, 1 specialista
ambulatoriale di Audiologia e Foniatria, 2 audiometristi, 1 logopedista e 1
psicologo. «Il programma di oggi –
spiega il dott. Di Lisi –, oltre alle
visite ambulatoriali del pomeriggio, prevede in mattinata una seduta operatoria
per l’applicazione di un impianto cocleare in una bambina di tre anni e mezzo
(proveniente da un’altra Regione), in quanto affetta da sordità profonda, con
lo scopo di farle ottenere un miglioramento delle prestazioni uditive. Tale
impianto presenta prospettive migliori rispetto alla protesi acustica
tradizionale, quindi un apporto mirato come soluzione definitiva».
Seguo quindi il dott. Di Lisi in sala operatoria (responsabile organizzativo è la dr.ssa Tiziana Bersano), dove la piccola paziente alle 9.45 viene sottoposta ad anestesia generale dalla dott.ssa Antonella Rigano (nella foto), e verso le 10.15 il dott. Di Lisi, coadiuvato dal dott. Federico Dagna e dalla strumentista Giusy Parisi, inizia l’intervento incidendo la cute dietro il padiglione auricolare destro, e spiega: «… è un intervento standardizzato e conservativo le cui fasi sono molto precise, e mira a posizionare nell’orecchio interno l’impianto cocleare (d’ora in poi IC), primo organo di senso artificiale capace di evocare sensazioni acustiche senza ledere le strutture anatomiche circostanti. Si cerca di essere più conservativi possibile sulle strutture in modo da non danneggiare minimamente la soglia uditiva iniziale in circa il 40% dei casi, e ciò significa che su 100 pazienti 60 conservano gli stessi residui udtivi di prima dell’intervento, i rimanenti 40 hanno un decremento delle prestazioni uditive con l’IC, purché vengano rispettati i requisiti di posizionamento». Dopo l’incisione della cute il chirurgo crea una sorta di piccola “tasca” a ridosso della scatola cranica (periostio), in modo da poter posizionare nella stessa il ricevitore-stimolatore dal quale parte un portaelettrodi che contiene più filamenti, con un numero di elettrodi variabili a seconda del modello di IC che non causano alcun trauma.
Seguo quindi il dott. Di Lisi in sala operatoria (responsabile organizzativo è la dr.ssa Tiziana Bersano), dove la piccola paziente alle 9.45 viene sottoposta ad anestesia generale dalla dott.ssa Antonella Rigano (nella foto), e verso le 10.15 il dott. Di Lisi, coadiuvato dal dott. Federico Dagna e dalla strumentista Giusy Parisi, inizia l’intervento incidendo la cute dietro il padiglione auricolare destro, e spiega: «… è un intervento standardizzato e conservativo le cui fasi sono molto precise, e mira a posizionare nell’orecchio interno l’impianto cocleare (d’ora in poi IC), primo organo di senso artificiale capace di evocare sensazioni acustiche senza ledere le strutture anatomiche circostanti. Si cerca di essere più conservativi possibile sulle strutture in modo da non danneggiare minimamente la soglia uditiva iniziale in circa il 40% dei casi, e ciò significa che su 100 pazienti 60 conservano gli stessi residui udtivi di prima dell’intervento, i rimanenti 40 hanno un decremento delle prestazioni uditive con l’IC, purché vengano rispettati i requisiti di posizionamento». Dopo l’incisione della cute il chirurgo crea una sorta di piccola “tasca” a ridosso della scatola cranica (periostio), in modo da poter posizionare nella stessa il ricevitore-stimolatore dal quale parte un portaelettrodi che contiene più filamenti, con un numero di elettrodi variabili a seconda del modello di IC che non causano alcun trauma.
«La seconda fase – continua la spiegazione del clinico Di Lisi (nella
foto al tavolo operatorio e davanti al microscopio) – consiste nella creazione di un “alloggiamento” nell’osso per lo
stimolatore praticando una apertura nell’osso temporale, e quindi una
mastoidectomia alla demand con una piccola fresa; identificata la catena degli
ossicini si procede eseguendo la timpanotomia posteriore, ossia una fessura tra
il nervo facciale e la parete posteriore del condotto uditivo esterno, in modo
tale da avvicinarsi alla cassa timpanica dove si reperisce la nicchia della finestra
rotonda (membrana fisiologica), attraverso la quale si pratica una minuscola
incisione per poter inserire l’elettrodo all’interno della chiocciolina».
Dopo la sutura dello strato muscolare sottostante e della cute (sono già le
11.40) il dott. Di Lisi e l’audiologa dott.ssa Patrizia Consolino effettuano il
controllo al computer portatile per valutare la funzionalità della parte
impiantata, e quindi la risposta elettrica del nervo acustico. «Tale stimolo elettrico – spiegano – viene raccolto come potenziale d’azione, e
quindi come risposta neurologica». Verso le 11.50 la dott.ssa Rigano
procede al lento risveglio della piccola paziente, il cui decorso operatorio è
stato più che soddisfacente, quindi trasferita in degenza nel reparto di
pediatria, dove prima di sera con il dott. Di Lisi sono andato a farle visita,
in presenza dei suoi genitori… confortati dal prosieguo del buon decorso post
operatorio. Sarà dimessa nei giorni successivi.
La
particolarità di questo Centro torinese consiste nell’aver redatto un
protocollo di attivazione intraoperatoria dell’impianto, passando quindi
dall’attivazione precoce in quanto l’inserimento dell’elettrodo all’interno
della coclea crea una sorta di “violenza” di una struttura biologica, tant’é
che l’organismo può reagire con una risposta infiammatoria (paragonabile ad un
rigetto) ma che di fatto non avviene perché l’impianto è rivestito di un
involucro biologico e quindi avvolto da una stratificazione di proteine
tollerate dall’organismo, che a loro volta si stratificano secondo un ordine
dettato dal flusso di corrente, dando nel lungo tempo delle prestazioni
migliori dal punto di vista della stimolazione. Lo scorso anno il Centro CIAO è
stato dotato di nuove strumentazioni per la diagnosi audiologica donate dalle
associazioni di volontariato APIC (Associazione Portatori Impianto Cocleare) e
Ciao Ci Sentiamo onlus. nel corso di tale manifestazione il dott. Di Lisi ha
dichiarato: «La sordità del bambino deve
essere diagnosticata nei primissimi mesi di vita. Su 35 mila bambini nati in Piemonte si prevedono 35
bambini con sordità. Le difficoltà legate a deficit sensoriale possono
tramutarsi in vere e proprie disabilità comunicative, di competenze affettive,
relazionali e cognitive. I nuovi macchinari donati sono di ultima generazione,
più veloci ed attendibili e riducono I tempi dedicati all’esame».
Intervista
al dott. Diego Di Lisi coordinatore del Centro CIAO, un
Centro
di Audiologia Infantile di terzo livello all’ospedale Martini
Dott.
Di Lisi, quanti pazienti in eta infantile e adolescenziale vengono sottoposti
ogni anno ad un impianto cocleare?
“Abbiamo
la possibiLità di effettuare 40 interventi di IC in quanto il nostro ospedale fa
parte di uno dei tre Centri di riferimento regionale per la sordità, previa una
gara regionale di 120 impianti. La Regione Piemonte ha calcolato tale
fabbisogno da suddividere tra i tre Centri, oltre al nostro, quello
dell’ospedale Molinette diretto dal prof. Roberto Albera, e quello
dell’ospedale di Alessandria diretto dal dott. Marco Perotti”
Quali
i criteri per operare pazienti provenienti da altre regioni? E come giungono a
vostro Centro?
“Secondo
il Welfare e le normative attuali i pazienti possono accedere alla Strutture
sanitarie di tutto il territorio nazionale e nei Paesi della Comunità Europea.
Il cittadino viene a conoscenza di questo diritto e dell’esistenza dei vari
Centri attraverso le molteplici fonti di informazione; inoltre, anche in
Piemonte per i trattamenti audilogici si seguono determinate linee guida, anche
grazie al possibile screening universale: tutti i bambini dopo la nascita sono
sottoposti al test delle otoemissioni acustiche, e individuare i casi sospetti
di ipoacusia da quelli che non ne sono affetti. Ciò consente di avviare
precocemente il bambino ai percorsi diagnostici, e tutte e Neonatologie del
Piemonte (che sono 33) inviano questi bambini a uno dei Centri di riferimento”.
Nel
vostro centro, oltre agli IC quali altri tipi di interventi si fanno?
“Interventi
di chirurgia della sordità e chirurgia otologica (orecchio medio interno), si
interviene per le patologie oro-faringee, funzionali della laringe e quindi
relativamente alla cura dei disturbi della voce e della fonazione, e tutte le
patologie infiammatorie e/o ostruttive delle prime vie respiratorie e
naso-sinusali”
Quindi
quanti interventi vengono eseguiti complessivamente ogni anno e quali
prestazioni ambulatoriali?
“Dagli
800 ai 900 interventi chirurgici; inoltre i passaggi al nostro Centro
comprendono le visite ambulatoriali di audiologia e le relative prestazioni
audiologiche (oltre 11 mila prestazioni), le visite ambulatoriali di
otorinolaringoiatria (oltre 8 mila prestazioni). Le patologie riguardano
principalmente otiti, e quelle legate alle sordità trasmissive, nasosinusali,
ostruzioni respiratorie, le sindromi dell’apnea ostruttiva del sonno,
tonsilliti, adenoiditi, ed anche alcune forme tumorali delle prime vie
respiratorie. L’attività è settimanale e segue l’orario dalle 8.30 alle 16.00 e
vi si accede tramite prenotazione al CUP”.
(Eccetto la prima, foto di Ernesto Bodini)
(Eccetto la prima, foto di Ernesto Bodini)
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