UNA SORTA DI PREOCCUPANTE ALLARME…
Tra vera e pseudo cultura: un abisso incolmabile
di
Ernesto Bodini
Tra le
molteplici attività pubbliche di intrattenimento in ogni ambito, personalmente
sto notando da tempo, soprattutto in questi ultimi anni, che si dà sempre più
spazio a quelle di carattere ludico e sportivo, mentre sempre meno a quelle di
carattere socio-culturale. Tra queste ultime fanno eccezione quelle proposte da
personaggi leader o in auge, ossia già noti al pubblico in quanto introdotti o
posizionati. Ma tra le carenze propositive rientrano anche quelle inerenti la
(utile) rievocazione delle attività professionali, specie se dalle origini
storiche di un certo rilievo e per i progressi conseguiti. A parte l’irruenza
della televisione la cui nascita di nuove emittenti si è decuplicata, spesso
con proposte molto ludiche e poco intelligenti (pagine di storia e documentari
a parte), un contributo al negativo è dato dai cosiddetti social media sempre
più invadenti e fuorvianti la moralità, tanto da mettere a serio rischio la
psiche degli adolescenti in particolare. E, purtroppo, anche la Scuola sta perdendo
sempre più il suo ruolo educativo e formativo, tanto sono le incontrollate
“incursioni” degne di Attila in versione pedagogica. In effetti ciò che conta
oggi è l’apparire anche se non si vale nulla, e quindi non l’essere; del resto
la mente umana è sempre più incontrollabile dal punto di vista della
razionalità, e per questo ogni effetto negativo in molti casi lo si subisce
praticamente ogni giorno. Tornando alle serie proposte culturali, i temi di
certo non mancano, ma chi è deputato a proporli e chi invitare ad esporli? Da
una parte si organizzano incontri in ambito televisivo invitando ad esporre il
proprio sapere Tizio piuttosto che Caio o Sempronio, e ovviamente in presenza
di un minimo di pubblico negli studi, e i cui conduttori sono scelti “ad arte”
solitamente più per importanza politica che per sensibilità culturale;
dall’altra si tende ad eludere i cosiddetti “esperti anonimi”, ossia coloro che
non sono legati ad alcun carro politico e non hanno un certo numero di
follower. Ecco che l’ipocrisia sta diventando sempre più imperante e
l’ignoranza si fa sempre più strada.
Ad ulteriore
prova di ciò da un bel po’ di anni si legge sempre meno anche se,
paradossalmente, gli editori continuano a sfornare titoli e nel contempo il
mondo dello sport, dello spettacolo, della cronaca (nera) e in particolare del
gossip è sempre più popolato (rispetto a quello culturale), come è stato
dimostrato dalla vicenda in cui è incorso l’ex ministro della Cultura. Io credo
che per fare della buona cultura servono iniziative ad opera anche di persone
comuni, ovviamente preparate su un argomento piuttosto che un altro, ma non
necessariamente essere famose a priori o particolarmente simpatiche: si può
essere ottimi conoscitori e comunicatori socio-culturali e non necessariamente
simpatici a tutti. E a questo riguardo in tutti questi anni di attività culturale
divulgativa, ho riscontrato il proliferare di quella che io definisco essere
ipocrisia culturale, aggravata dal fatto che secondo l’opinione comune se ci si
propone a titolo non profit significa che non si è sufficientemente
professionali o professionisti (a seconda del modo di intendere), mentre vale molto di più chi si “vende” al miglior offerente
(deprimente!). Ora, a questo punto c’é pure da chiedersi se vale la pena far
sapere all’opinione pubblica di essere disponibili nel proporsi per una buona
iniziativa culturale o per una giusta causa sociale e, a parer mio, a conti
fatti, non rimane che incrementare il proprio sapere “confidandosi” con gli
unici “veri amici”, quelli che non ci tradiscono mai, ovvero i libri: noi
non possiamo parlare a loro, ma viceversa loro ci parlano ogni volta che leggiamo
una pagina (ogni capitolo è un dialogo), contribuendo ad arricchirci senza dar
nulla in cambio ad essi. Diceva un saggio: “Si può leggere molto senza la
seccatura del bagaglio al seguito”. Una curiosità: in rapporto al numero
di abitanti l’Islanda supera qualsiasi altro Paese del mondo tanto per numero di
scrittori che per numero di libri pubblicati e letti.
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