UNA NECESSARIA
ANALISI SOCIOLOGICA DELLA NOSTRA REALTÀ
Eventi e
misfatti che causano il degrado del nostro Paese (e non solo) sono sotto gli
occhi di tutti, ma nel concreto poco si fa ed ancor meno si ottiene per
ristabilire un giusto riequilibrio… nonostante le risorse messe in campo.
Sempre più disattesa la saggezza dei nostri avi
di
Ernesto Bodini

A
quanto sembra, dai dati statistici della cronaca: omicidi, femminicidi,
scomparse di persone, infortuni mortali sul lavoro, ed altri reati di ogni
specie ed entità, il nostro Paese è proprio destinato ad “ridimensionarsi”. E
questo, nonostante le Istituzioni preposte mettano in campo tutti i
provvedimenti del caso (un po’ meno il sistema “Giustizia” che è sempre più
nell’occhio de ciclone… in quanto meno garantista!). Ma evidentemente ciò non
basta. Ora, se a questi decessi aggiungiamo il continuo tasso di denatalità,
c’é poco da essere orgogliosi di questa Nazione che non riesce a risalire la
china. Stante i fatti a me non sembra che si stiano prendendo seri
provvedimenti o comunque non in modo sufficiente perché, se così fosse, avremmo
dovuto intravedere qualche risultato. Quello che non riesco a concepire nella
mentalità comune, o comunque nella maggioranza delle persone, è che si continua
cocciutamente a lamentare in piazza questo o quel problema, e a nessun viene in
mente di additare determinate responsabilità per le inefficienze delle
Istituzioni… (e se ciò avviene cadono nel vuoto) i cui limiti sono solo in parte comprensibili. Ora, è pur vero che
la conduzione del Paese è soggetta alla politica, ma è altrettanto vero che
questa non favorisce alcuna soluzione: troppi parlamentari, troppe fazioni,
troppe controversie, troppi intrallazzi e inciuci, troppe incompetenze, troppa
indolenza, troppe chiacchiere, troppa saccenza, troppa burocrazia, troppa retorica, troppa
ipocrisia ed altro ancora… Intanto il Paese langue e continua a peggiorare, ma
a nessuno viene in mente di prendere carta e penna e cominciare a scrivere per
denunciare mettendo agli atti il sistema con azioni ben precise di diffida,
responsabilizzando chi di dovere per la scarsa tutela della nostra incolumità.
Come da sempre sostengo, cortei, sitin e manifestazioni di piazza non hanno mai
approdato a nulla, o comunque a poco e salvo qualche rarissima eccezione. E l’assurdo è che le
Istituzioni all’occorrenza perseguono (giustamente) per iscritto il cittadino,
ma il cittadino quasi mai fa lo stesso (a parte il sottoscritto che al bisogno
da sempre si avvale del “nero su bianco” nei confronti delle Istituzioni quando
i loro addetti sono causa di un problema al singolo o alla collettività… se non
costretto da procedure. A cosa è servito far nascere una Repubblica su basi
democratiche se non ci si avvale di determinati diritti come la tutela della
nostra incolumità e della nostra vita? I nostri avi storici, che ogni tanto
citiamo, ci hanno tramandato la loro saggezza avvalorata da una sorta di
preveggenza, come quella di Alessandro Manzoni (1785-1873) che sentenziava: «Noi uomini siamo in
genere fatti così: ci rivoltiamo sdegnati contro i mali mezzani, e ci curviamo
in silenzio sotto gli estremi». E neppure si fa tesoro della saggezza e della
lungimiranza di Cesare Beccaria Bonesana (1738-1794), filosofo e illuminista
(peraltro nonno del Manzoni) che, con la sua opera dei delitti e delle pene,
non solo era contro la tortura e la pena di morte, ma a mio avviso era avverso
ad ogni ingiustizia umana di qualsivoglia natura, specie sul piano penale. In
questi secoli molto si è scritto e molto si è divulgato nel campo delle Scienze
umane, ma quanto si è appreso e quanto si è messo in pratica? La storia ci insegna
che la privazione della libertà è un delitto, ma al tempo stesso l’eccesso
della stessa lo è altrettanto, e i fatti lo dimostrano ogni giorno. Sempre in
tema di libertà mi sovviene, ad esempio, il lungo periodo della schiavitù che
in America è durato dal 1776 al 1865 e proprio grazie al presidente Abramo
Lincoln (1809-1965) nel 1865 fece approvare al Congresso l’emendamento alla
Costituzione che sanciva l’abolizione della schiavitù in tutta l’Unione
americana. Certo la nostra realtà è un po’ sproporzionata con quella americana
e di altri Stati, di quei tempi, come ad esempio anche la più recente conquista
della libertà con la caduta del muro di Berlino nel 1989, la cui disumana
divisione durò quasi trent’anni. È pur vero che certi comportamenti rientrano
nel DNA umano e che taluni si tramandano di generazione in generazione e, per
quello che ci riguarda, nel nostro Paese si parla tanto di emancipazione, di libertà
e di diritti conquistati come patrimonio di una società civile, ma che di
civile ha ben poco se si continua a morire ogni giorno per le cause su
descritte. E c’è di che preoccuparsi per le attuali giovani generazioni, come
pure quelle a venire: se i nostri figli, i nostri nipoti e pronipoti fossero in
grado di comprendere che stiamo andando incontro ad una sorta di disgregazione
del genere umano, probabilmente la loro preoccupazione lascerebbe poco spazio
per investire nel proprio futuro.

Il poeta e scrittore francese
Aimé Césaire (1913-2008 – nella foto) sosteneva che «Una civiltà che si dimostri
incapace di risolvere i problemi che produce il suo stesso funzionamento è una
civiltà in decadenza». In buona sostanza, è che ci si vuole sempre meno
bene, non ci si comprende, non ci si accontenta di quello che si ha o di quello
che si può ottenere onestamente, non si ha più pazienza di riflettere e
ragionare e tanto meno di dialogare… spegnendo il proprio cellulare, e quel che
è peggio (inevitabilmente) è che ognuno crede di possedere più diritti di un
altro, persino della vita altrui. Ecco che per il prossimo ed imminente futuro,
sono sempre più convinto, non vedo quell’arcobaleno che con i suoi colori,
metaforicamente, illuminerebbe i cuori spenti e aridi di molti nostri simili.
Un’ultima considerazione-proposta (che non vuole essere una provocazione, bensì
un inizio di “soluzione”): si provi ad assegnare ai giovani maturandi e
laureandi in materie umanistiche un tema, ad esempio, dal titolo: “Come
affrontare e alienare la burocrazia in Italia”. Sarei davvero curioso
di sapere, se venisse assegnato, il risultato di quanti si cimenteranno nello
svolgimento… Probabilmente, dagli eventuali elaborati si potrebbe avere un’idea
più “completa” della situazione etico-morale e responsabile del nostro Paese, di oggi e di domani.
Commenti
Posta un commento