Saggezza e filosofia per una migliore sanità pubblica

 

TRA SAGGEZZA E FILOSOFIA A BENEFICIO DELLA SANITÀ PUBBLICA

Servono contemporaneamente “meno politica”, più supporti concreti e quindi seria volontà da parte delle Istituzioni preposte, oltre eventualmente a volontari competenti e determinati a tutela di chi non sa come ottenere le prestazioni sanitarie secondo le norme vigenti e di cui ha diritto

di Ernesto Bodini  

Nonostante l’avvento dei nuovi governanti e l’impegno dell’attuale ministro della Salute con l’intento di portare innovazioni al SSN, in particolare per quanto riguarda il superamento delle liste di attesa, incremento dei medici e infermieri, etc., credo che ciò non basti per migliorare la situazione in tempi brevi. Gli ostacoli non sono pochi a cominciare proprio dalla “modesta” disponibilità di fondi e relativa ripartizione, il non superamento del federalismo (oltre alla ancor più deleteria autonomia differenziata) che mantiene in essere notevoli disuguaglianze tra una Regione e l’altra, il proliferare ricorso alla sanità privata, la poca propensione (e capacità) nel gestire una popolazione sempre più anziana aggravata in parte da almeno due patologie croniche; e infine, l’inefficienza di quel volontariato che non si propone (o è incompetente) nel sostenere il cittadino tutelandolo, in quanto “indifeso” e spesso inerme affinché possa vedere rispettati i suoi diritti. È questo un quadro a dir poco desolante che si trascina ormai da troppo tempo, e non si può certo essere che pessimisti, anche perché dalle diverse indagini in corso sono ancora molti i cittadini che, proprio in tema di sanità e assistenza, non ottengono ciò di cui hanno bisogno (soprattutto in tempi utili), e sono ancora molti quelli che rinunciano a farsi curare. Tutto questo nonostante i diritti sanciti dalla Costituzione e dalle Leggi vigenti in merito, oltre al “paradosso” che consiste nel fatto che la totalità della popolazione si lamenta ma non è in grado di farsi rispettare dalle Istituzioni che, spesso, sono esse stesse carenti e in difetto… A questo punto mi corre l’obbligo di ricordare che la tradizione ospedaliera (e per estensione quella sanitaria in senso lato) è insita nello spirito del Cristianesimo, e come tale si manifesta più o meno in tutte le Regioni delle varie civiltà, in particolare la nostra. Da qui il concetto di etica, assai disatteso, che fu introdotto da Aristotele (384-322 a.C.) per indicare quella parte di filosofia che scruta la condotta dell’uomo, ed i criteri in base ai quali si valutano i comportamenti e le scelte dell’agire dell’uomo. Restando in tema, altra è stata espressa da Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831) nell’affermare che l’etica è una partecipazione intima alla condizione in cui ciascuno è posto, che fa coincidere diritto e dovere… Quindi, si continua a discutere sulla necessità di dare assistenza medica a tutti, ma soprattutto agli indigenti, ma talvolta spesso con scarsi risultati, poiché è inconcepibile che una civiltà moderna si consideri a nostro vantaggio non sapendo applicare le numerose possibilità per combattere le malattie, il dolore e la morte che la Natura ci ha procurato e ci procura. Se esiste in noi un pensiero etico, come è possibile non mettere in atto quanto ha bisogno la persona che soffre? Chiunque che per scelta intende garantire il benessere della collettività deve cercare di onorare al meglio (eccetto quelli che si fanno chiamare “onorevoli”) tale compito, dovrebbe immedesimarsi in cosa consiste il dolore, la sofferenza e l’ansietà, oltre all’indigenza, in tutte le loro manifestazioni.

Ed è bene che chi è deputato a dirigere la sanità pubblica, così come chi intende prodigarsi per il prossimo, sappia che non appartiene a se stesso in quanto si è tutti fratelli, e su tale “fratellanza” essi portano l’impronta del dolore dei loro simili (ossia tutti noi), sulla quale si basa il dovere dell’assistenza medica e sanitaria in senso lato. Per estensione va incluso l’ostacolo della burocrazia (assai presente anche in sanità), che spesso costituisce un freno all’espletamento dei doveri di ognuno, e su questo versante c’è ancora molto da fare… a cominciare proprio dalla burocrazia che nessuno vuole rimuovere… Nel frattempo non è mai troppo tardi, è il caso di dire, sarebbe utile predisporre una rete costante di informazione (verbale) al pubblico (giacché non si informa) spiegando ad esempio, che la Medicina ha notevoli potenzialità ma anche altrettanti limiti, tra questi il quasi insormontabile arcipelago delle malattie rare, e che per ottenere da essa le migliori risorse è inevitabile mettere in condizioni ideali di espletamento gli operatori sanitari, gli amministrativi e nel contempo ogni azione utile all’abbattimento delle barriere burocratiche, appunto, se non anche quelle psicologiche. Probabilmente ho evidenziato alcuni aspetti che rispecchiano l’ovvietà, ma per il resto ho voluto rimarcare che la verità non ha un suo tempo particolare: la sua ora è adesso, sempre, e più che mai quando sembra maggiormente inopportuna alle circostanze del momento. Chi mi legge, o leggerà, non si meravigli per aver appreso quello che crede di sapere (da sempre?), ma si prodighi altruisticamente nel far veicolare queste mie osservazioni che, intenzionalmente, hanno carattere propositivo giacché personalmente da tempo sono operativo in tal senso…, ma da solo purtroppo riesco a fare ben poco. Parafrasando Archimede, mi viene da dire: datemi un concreto riferimento e rimedierò a qualche lacuna in più dal punto di vista burocratico, soprattutto nell’ambito della sanità.

 

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