IL GLORIOSO PROGRESSO DEI PIONIERI DEI
TRAPIANTI D’ORGANO A SCOPO TERAPEUTICO
Notevoli i
risultati tecnico-scientifici, anche grazie al contributo dei mass
media per la
sensibilizzazione alla cultura della donazione di organi
di Ernesto Bodini

Secondo le
cronache in questi ultimi tempi in Italia l’attività dei trapianti d’organo a
scopo terapeutico è in sensibile aumento, e questo grazie ad un sensibile
aumento delle donazioni. È evidente che va di pari passo il senso della
solidarietà umana, come presa di coscienza nel contribuire a soccorrere chi è
in pericolo di vita, e quindi bisognoso di un organo umano; un gesto che vede
in prima linea i famigliari del donatore che ne danno il consenso, ma a monte
il lascito testamentario alla donazione. Un progresso umano, culturale e
civile, ma quanti sanno che nei decenni sono diversi i pionieri che hanno
contribuito al progresso medico-scientifico, tale da favorire il conseguente
progresso delle donazioni? In questo articolo mi permetto di citare brevemente
il profilo di alcuni, particolarmente dediti proprio alla chirurgia dei
trapianti. Il ventennio 1950-1970 è il periodo di rinascita della Medicina dei
trapianti. Nel 1960 lo statunitense Norman
E. Shumway (9/2/1923 - 10/2/2006) ha descritto il trapianto cardiaco
ortotopico animale (quando il nuovo organo viene messo nello stesso posto nel
quale stava quello del ricevente non più funzionante). Ma facciamo un passo
indietro. La storia scientifica dei trapianti d’organo in realtà inizia nel
1902, quando il biologo e chirurugo francese
Alxis Carrel (1873-1944) ha messo a
punto la tecnica per congiungere due vasi sanguigni, con la quale sono stati
eseguiti i primi trapianti di cuore e di rene su animali. Il primo ostacolo da
affrontare, però, è stato il rigetto: l’organismo ospite rifiutava i
tessuti e gli organi estranei. Tuttavia,
in riconoscimento del suo lavoro Carrel nel 1912 è stato insignito del Premio
nobel per la Medicina e la Fisiologia. Il biologo e zoologo brasiliano,
naturalizzato britannico, Peter Medwar
(28/2/1915 - 2/10/1987 ha dimostrato che il rigetto era l’incompatibilità di
origine genetica e, per questo lavoro, unitamente all’immunologo australiano Frank Macfarlane (1899-1985), nel 1960
ha ricevuto il Premio nobel per la Medicina. Nel dicembre 1954 il britannico Joseph Murray (1/4/1919 - 26/11/2012)
ha eseguito con successo il primo trapianto di reni tra gemelli (i gemelli
Kerrick) presso il Peter Pickle Bent Brigham Hospital. Nel 1963 il chirurgo
statunitense James Daniel Hardy
(14/5/1918 - 19/2/2003), direttore del Centro medico Jackson, ha effettuato il
primo trapianto di polmone su un essere unano. Lo statunitense C. Walton Lillehei (23/19/1918 - 5/7/1999),
è considerato il padre della chirurgia a cuore aperto, sviluppando negli anni
’50 la tecnica della circolazione crociata per realizzare interventi a cuore
aperto. A Milano il 28/2/1956 l’oculista Cesare
Galeazzi (1905-1979) ha innestato le cornee di Don Carlo Gnocchi deceduto
da poche ore, a due giovani non vedenti (Slvio Colagrande e Amabile
Battistello): un bambino colpito da calce viva e una ragazza affetta da una
patolgia virale. Quest’ultima è morta il 9/12/2024 per cause naturali. Risale
al 1963, in Pennsylvania, il primo trapianto di fegato ad opera del
chirurugo e neurofisiologo satunitense Thoas
E. Starzl (11/3/1926 - 4/3/2017). Pochi anni dopo, il 3/12/1967, il cardiochirurgo
sudafricano Christian N. Barnard
(1922-2001) ha eseguito il primo trapianto di cuore umano al mondo all’ospedale
Groote Schuur di Città del Capo (SudAfrica) su Louis Washkansky di 55 anni, che
morì 18 giorni dopo. Il 2/1/1968 ha eseguito il secondo trapianto cardiaco sul
dentista Philip Bleiberg, che è sopravvissuto 19 mesi. Agli inizi degi anni
’60, l’oculista e docente torinese prof. Pietro
Giani (1904-1963), primario all’ospedale Maria Vittoria, è stato il
pioniere degli innesti di cornea animale
(cavallo e cane) in esseri umani, pazienti affetti da cheratite herpetica
(patologia virale che portava alla cecità) ridonando loro la vista. I primi due
interventi li ha effettuati il 15/4/1961, seguiti da altri tre nel giugno
successivo. Il 14/11/1985 l’équipe del prof. Vincenzo Gallucci (1935-1991) ha eseguito a Padova il primo
trapianto di cuore in Italia sul falegname veneto Ilario Lazzari, di un ragazzo
morto in un incidente.

Quattro
giorni dopo (18/11) al San Matteo di Pavia il prof. Mario Viganò (1938) ha eseguito il secondo trapianto di cuore;
questo professionista è stato il primo cardiochirurgo italiano ad aver additato
la cardiochirurgia robotica in Italia, eseguendo inoltre il primo impianto di
cuore artificiale permanente. Il terzo trapianto cardiaco è stato eseguito a
Bergamo dal prof. Lucio Parenzan
(1924-2014); la donatrice era una ragazza di 19 anni. Nello stesso giorno sono
stati eseguiti in Italia altri due trapianti cardiaci. Un altro pioniere di
altrettanto valore il prof. Raffaello Cortesini
(1931-2024) che si è dedicato essenzialmente alla chirurgia epatica e
sostitutiva dei trapianti di fegato; ha eseguito oltre duemila trapianti
d’organo, tra i quali il primo trapianto in Italiia di rene da donatore vivente
nel 1967, nel 1981 il primo trapianto di fegato, e il primo trapianto
multiorgano (fegato, pancreas e intestino) nel 1989. Il prof. Cosimo Vincenzo Sansalone (1953) nel
1993 ha introdotto il trapianto combinato di pancreas e rene; nello stesso anno
ha reimpostato su nuove basi tecniche e scientifiche il trapianto di rene da
donatrice vivente, nel 1996 ha eseguito il primo trapianto in Italia di
pancreas. Il prof. Marco Lanzetta
(1954), già direttore dell’Istituto Italiano di Chirurgia della Mano con sede a
Monza, nel 1998 ha preso parte a Lione al primo trapianto di mano al mondo;
negli anni successivi ha eseguito in Italia tre trapianti di mano, e cinque
autorizzati dal Ministero della Salute. Il prof. Gino Gerosa (1957) nel 2002 ha effettuato il primo trapianto di
cellule staminali autologhe, ossia prelevate dallo stesso paziente e iniettate
nel cuore a torace aperto, come terapia per l’insufficienza cardiaca post-ischemica;
il 10/12/2007 a Padova ha impiantato su un paziente 54enne un cuore
artificiale; mentre l’11/9/2008, presso la Fondazione IRCCS Policlinico San
Matteo di Pavia, per la prima volta in Italia è stato effettuato il trapianto
di un rene prelevato da un donatore (deceduto per arresto cardiaco) “a cuore
fermo”.
Il contributo della “fiction” per rievocare il progresso
della Cardiochirurgia
Una foto dal set della fiction
Questa, una
sintesi dei protagonisti della trapiantologia umana, in prevalenza cardiaca,
attraverso la quale un po’ ovunque è andata incrementando la cultura della
donazione, portando il nostro Paese tra i primi per risultati sia come numero
di casi che per efficienza tecnico-scientifica. Un traguardo davvero notevole.
Ma quale il contributo dell’informazione? Tutti i mass media, italiani e
stranieri, non si sono risparmiati. Ma non meno “incisivo” il contributo di
filmati come la serie “Cuori ”, una
delle fiction di RAI 1 più amate dal pubblico. Attualmente sono in corso le
riprese della terza stagione, che prevede grandi novità e che come sempre
contribuirà a rievocare lo sviluppo e i progressi della Cardiologia e
Cardiochirurgia in particolare, i cui pionieri a Torino e per l’Italia sono
stati i proff. Achille Mario Dogliotti
(1897-1966), vero luminare della Cardiologia e Cardiochirurgia, affiancato dal
suo più fido collaboratore Angelo Actis
Dato (1923-2012), coadiuvato dal prof. Per
Federico Angelino (1923-1985).
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