AMMALARSI E POI FARSI CURARE ATTRAVERSO IL
“PRIVILEGIO” DELLA PROPRIA POSIZIONE
SOCIALE
Non di rado parità, uguaglianza e giustizia
sono messe alla porta
con il rischio che la Sanità italiana si
avvicina a quella americana
di Ernesto Bodini
Non si perde mai occasione
per ricordarci che di fronte alla Legge (quindi la Costituzione) siamo tutti
uguali, con gli stessi diritti e pari dignità, inclusa la tutela della salute.
Principio non solo giuridico ma anche cattolico-cristiano; quindi, a maggior
ragione, di fronte a Dio nessuna differenza e nessuna distinzione. Ma a me non
sembra che sia proprio così e, non volendo certo peccare di blasfemia, non
capisco perché un Papa o altre figure di elevata posizione sociale, ad esempio,
quando hanno bisogno di cure mediche e assistenza
sanitaria (“corsie private a parte”), è previsto un percorso “facilitato” e non
certo mettersi in coda ad uno sportello dell’Asl per prenotare una visita o un
esame specialistico. Ma è noto che il cittadino comune, che pure cristiano è,
il diritto di star bene e di guarire sta diventando sempre più un miraggio,
viste le difficoltà (anche economiche) ormai quotidiane che deve affrontare. E questa è giustizia? A questo proposito mi sovviene l’invocazione proprio di
giustizia della filosofa francese Simone Weil (1909-1943), la quale pur
appartenendo ad una famiglia molto colta e di ottima borghesia (il padre tra l‘altro era un noto medico), rifiutò ogni sorta di agiatezza nonostante fosse
cagionevole di salute, sviluppando un profondo interesse per la spiritualità
con particolare vicinanza agli ultimi. Dedicò parte della sua breve vita a
“smascherare” le dinamiche del potere e dell’oppressione, ritenendolo in parte
responsabile di disumanizzazione e di ingiustizia… La sua era una ribellione
per lo più spirituale, tanto da criticare la Chiesa per essere diventata una
istituzione di potere; per lei, si evince da alcune note biografiche, Cristo
non era il rappresentante di una istituzione religiosa, ma un simbolo
universale di sacrificio e amore per l’umanità: il suo concetto di
Cristianesimo era finalizzato alla religione degli ultimi, degli emarginati,
dei poveri, degli oppressi e a coloro che soffrono. Ecco che se questo
riferimento ha un senso, il diritto di giustizia e di uguaglianza vengono da sé
per il cui rispetto di fronte alla sofferenza non devono (o non dovrebbero)
esistere differenze. Personalmente non
sono un ”anti papa”, un “anticlericale” o contro il potere costituito, il cui
rispetto non deve venir meno, ma ho sempre ritenuto che gli esseri umani sono e
devono essere tutti uguali davanti a Dio, e non vedo perché chi ha un ruolo
apicale nell’ambito della società debba essere curato subito e meglio, a
differenza del comune cittadino che il più delle volte è costretto a rinunciare
a curarsi per i motivi che ben sappiamo.
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