In giro per le Strutture pubbliche...

 

UN IDEALE, E ANCHE CONCRETO, GIRO

PER LE STRUTTURE PUBBLICHE… E OLTRE

Osservando qua e là si rilevano talvolta carenze, paradossi, assenze e inadempienze d’ogni sorta. E ulteriori considerazioni vanno fatte su un  progresso che, a tutt’oggi, presenta ancora un lontano traguardo. Non basta la generosità di un popolo, occorrono anche stabilità e garanzie.

di Ernesto Bodini

Tra le molteplici anomalie nell’ambito delle strutture pubbliche si potrebbe stilare un lungo elenco. Ad esempio in alcune P.A. della sanità, vi sono sedi in cui il personale addetto alle informazioni al pubblico è sostituito da volontari di questa o quella associazione di volontariato, e non dal personale preposto. In altri casi allo sportello delle informazioni di questa o quella P.A. non sempre gli addetti sono all’altezza del loro compito, come pure taluni non hanno la necessaria pazienza nei confronti del cittadino-utente che ha qualche difficoltà di udito o nel comprendere la spiegazione di una norma o di qualche procedura. Come pure in talune sale d’aspetto di Asl sono presenti contenitori di book sharing, ossia la disponibilità per la lettura di libri “per ingnnare l’attesa”. Ma chi li legge con il pensiero di dover affrontare una visita o un esame per avere una diagnosi? In altri Enti pubblici spesso si notano avvisi appiccicati ai muri dei corridoi con il nastro adesivo, spesso sgualciti e scritti in modo più o meno discutibile. Proseguendo oltre, capita anche di notare (un po’ ovunque) personale dei mezzi di trasporto pubblico non in divisa, che in teoria dovrebbe indossare per regolarità di servizio e quindi di appartenenza e, a questo proposito, alcuni operatori (specie se dirigenti medici) sono privi del loro cartellino di identificazione (oggi la trasparenza è sempre più un optional). Trovo particolarmente ingiustificato (anche se nessuno si lamenta) che il burocrate conosca l’identità e i particolari del cittadino e che quest’ultimo non conosca l’identità del suo interlocutore burocrate. In altri casi ancora, da parte dell’utenza capita di incorrere nell’assenza (anche ingiustificata, o eccezionalmente si legge l’avviso: «Torno subito», oppure a volte senza preavviso: «Il servizio è sospeso sino a data da destinarsi») dell’operatore preposto a quel servizio, con la conseguenza di ulteriori lunghe attese per il cittadino. Inoltre, anche se i tempi si sono evoluti non è una buona ragione che fra le parti si debba instaurare il cosiddetto “Tu confidenziale” (amicizie e parentele a parte), poiché in tal caso il dialogo può trascendere in incomprensione e a volte anche mancanza di rispetto. E che dire del fatto che quando si ha bisogno di interloquire “de visu” con un funzionario o un dirigente di una qualunque P.A., quest’ultimo è piuttosto restio nel dare udienza al cittadino? Va da sé che certe situazioni devono essere affrontate e discusse di persona al fine di una migliore e reciproca comprensione per addivenire alla soluzione di un problema e/o esigenza. Nel frattempo si è intensificata la comunicazione online e telefonica (cellulare), per certi versi gradita da ambo le parti, ma molto meno per chi non ha dimestichezza con la tecnologia o peggio ancora per chi non possiede alcun supporto tecnologico. Ma un ulteriore problema riguarda cittadini con gravi problemi di disabilità le cui esigenze richiedono talvolta percorsi facilitati, specie per quanto riguarda il superamento delle barriere architettoniche e, a tale riguardo, rammento le ancora esistenti Leggi inerenti il relativo abbattimento sia per gli edifici pubblici che privati; oltre a carenze per quanto riguarda il trasporto per i soggetti con difficoltà motorie. Ma quali altre carenze in ambito pubblico nonostante si faccia continuo riferinento alla Costituzione? Prendiamo ad esempio il “problema” del volontariato e conseguentemente le molte “sollecitazioni” per effettuare una donazione per le più disparate cause e, a questo proposito, per dare continuità alla Ricerca in campo scientifico. È di questi giorni la storica maratona per Telethon, che ogni volta per il buon cuore degli italiani si raccolgono somme considerevoli. In merito a questa iniziativa, per dare un maggior “impulso” recentemente è stato effettuato un cortometraggio dal titolo “Una giornata pazzesca”, a cura della Rai, sulla storia vera della piccola Maria Vittoria (per gli amici Mavi), affetta da atrofia muscolare spinale, che sogna di fare la giornalista. E come non recepire, per questo caso, tale “appello” da parte del Presidente della Repubblica? Infatti, la piccola ambiziosa è stata da Lui ricevuta al Quirinale per una breve “intervista”...

Niente di più originale e sensibile, si direbbe, da parte del Capo dello Stato, ma in merito a ciò mi chiedo se non fosse il caso da parte del suddetto di ricevere, sia pur in rappresentanza, anche altri disabili (che nessuno gli segnala), specie coloro che non riescono a far rispettare i loro diritti come quelli, ad esempio, di ottenere determinati sussidi o una collocazione di lavoro, nonostante una apposita Legge ne preveda l’obbligo, ma come altre è assai disattesa. Pertanto, alla luce di quanto esposto sinora vi sarebbe ben altro da commentare, tuttavia trovo abbastanza “insolita” l’iniziativa di cui sopra, come se il caso preso ad esempio fosse sufficiente a risvegliare le coscienze… ma a mio parere non è così. E per quanto riguarda il considerare l’Italia un Paese civile e democratico, in osservanza dei diritti e della uguaglianza, non mi pare si possa fare tale affermazione, per il cui raggiungimento ci si basa sempre sulle molte attività di volontariato, in parte in sostituzione (o a sostegno) del Welfare. Di conseguenza si impone la domanda: se non ci fossero azioni di volontariato e molti esempi di generosità, come definire il nostro Paese? Sarebbe eventualmente inevitabile modificare alcuni articoli della Costituzione? E non credo sia una questione di “lana caprina”, ma di una obiettività, in virtù del fatto che se si dovesse alienare ogni evento burocratico molte inefficienze e/o carenze non esisterebbero. Ma come sempre l’italiano, di ieri e di oggi, propende per azioni plateali se non anche di pietismo  tanto da aprire il borsellino ad ogni sollecitazione, e le porte del Quirinale a chi è in carrozzina, mentre altri stanno fuori ad aspettare…, altri ancora hanno difficoltà ad unire il pranzo con la cena, per non parlare poi di chi non riesce a farsi curare per le note carenze del SSN. Ma come in tutte le esposizioni di questa entità non manca la cosiddetta ciliegina sulla torta: come ho già ricordato la recente abolizione dell’art. 323 del C.P., ovvero il cosiddetto abuso d’ufficio, ovviamente riferito ai dirigenti e ai funzionari delle P.A. Una scelta politica che evidentemente ciò rispecchia il vecchio concetto: «Cicero pro doma sua». Ecco, dunque, ancora una volta un quadro disarmonico e per certi versi anche vergognoso di quella che doveva essere l’Unità nazionale come era nell’intento del 1861 e, successivamente, con la realizzazione della Carta Costituzionale che, detto per inciso, va sempre rispettata unitamente alle Leggi emanate. Un’ultima osservazione: il buon operato di una P.A. non dovrebbe generare quel “distanziamento istituzionale e umano” generatore di disuguaglianze (oggi sempre più ricorrenti) anche per via del federalismo e dell’autonomia differenziata, poiché trasparenza e maggior disponibilità da parte delle P.A. è ciò che si aspetta il cittadino-contribuente; diversamente è e resterà sempre un suddito e, per dirla fino in fondo, la Costituzione ovviamente non fa alcuna menzione alla sudditanza!

 

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