Ricordo di un insigne oculista

 

A 120 anni dalla nascita e a 60 anni dalla scomparsa 

RICORDO INDELEBILE DEL PROF. PIETRO GIANI

INSIGNE OCULISTA TORINESE 

di Ernesto Bodini

Fu un valente clinico e chirurgo oculista, la sua fama non era solo a livello nazionale ma anche oltr’Alpe, e il suo nome era legato soprattutto alla chirurgia del trapianto della cornea. Pietro Giani nacque a Torino il 23 dicembre 1904, e qui compì gli studi laureandosi in Medicina e Chirurgia con Tesi dichiarata e dignità di stampa. Era dedito agli studi dei problemi biologici già da studente ed in seguito, per alcuni anni dopo la laurea, si dedicò agli studi di Batteriologia e Immunologia, frequentando l’Istituto di Batteriologia dell’Università torinese presso l’ospedale Maria Vittoria. Ed è in questo periodo che il prof. Giani produce alcuni lavori sull’intolleranza degli arsenobenzoli (derivati organici dell’arsenico usati – in passato – per la cura della lue e di altre malattie infettive, nda), sulla filtrabilità del batterio del tifo, sull’immunizzazione dell’occhio con antivirus ed alcune ricerche microbiologiche sul tracoma. Frequentò come assistente volontario la Clinica Oculistica, e nel 1938 fu nominato primario oculista dell’ospedale Maria Vittoria. Da allora si prodigò per l’organizzazione e il buon funzionamento della sua Divisione, ed orientò i propri studi a problemi di carattere clinico e chirurgico. Dopo la guerra, a cui partecipò come ufficiale medico presso Unità dislocate in Libia, fu affascinato dai problemi della cheratoplastica ed iniziò una serie di pregevoli studi sui trapianti corneali che ebbero una notevole risonanza nella stampa italiana e estera. Di particolare  valore sono i suoi lavori sull’eteroinnesto lamellare con cornea silico-dissecata e con cornea fresca di animali. Dimostrò come fosse possibile l’attecchimento dell’etero innesto corneale lamellare fresco, senza lo scatenarsi di quelle reazioni antigene-anticorpo che i risultati degli studi sperimentali in merito facevano temere. È stato il primo chirurgo nella storia dell’oftalmologia italiana che abbia tentato innesti parziali di cornee fresche degli animali (cani e cavalli) all’uomo. Nel 1961, dopo oltre 150 studi sulla cornea con la collaborazione dell’aiuto dott. Tommaso Pansini, che aveva il compito di procurare al suo primario da 30 a 40 bulbi oculari ogni settimana (enucleandoli da animali destinati al mattatoio), 1l 15 aprile eseguì i primi due interventi, seguiti da altri sei prima di giugno: innesti di cornea fresca di cane perfettamente riusciti su sette pazienti, tanto da essere presentati a Parigi e pubblicati in una comunicazione sugli “Annales d’Oculistique". Nessuno in Italia, prima del clinico torinese lo aveva mai fatto.

Ciò dimostrava che non esisteva una intolleranza generica a tutte le specie animali da parte del bulbo umano. Si può comprendere come questi studi di Giani abbiano sollevato un notevole interesse non solo nel campo oftalmologico, ma anche nel campo biologico in generale. La personalità del prof. Giani era ampiamente conosciuta  anche fuori dell’ambito strettamente professionale e clinico, per la sua spiccata sensibilità artistica, per la sua passione e per la sua profonda conoscenza nel campo della pittura e dell’antiquariato. Era anche un appassionato numismatico ed inoltre si dilettava di cinofilia. Possedeva una pregevole collezione di dipinti dell’800, bellissimi esemplari di mobili antichi, ed una notevole raccolta numismatica. Ed in questa passione per l’Arte ha sempre avuto come valente collaboratrice la moglie Elena. Ma Pietro Giani era anche appassionato di Storia delle Religioni e di Storia dei Papi; una personalità, quella del prof Giani, complessa (per certi versi) e multiforme proprio per le sue doti di studioso e di scienziato, che hanno lasciato un’impronta duratura nel campo dell’Oftalmologia, e per la sua qualità di umanista. Morì a Torino l'8 marzo 1963, a soli 59 anni.

 

 

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