L’ETERNO FENOMENO DELLA SOLIDARIETÀ MAI RISOLTO
È ingiusto sollecitare continuamente l’obolo al
cittadino quando si potrebbe recuperare fondi con una più estesa e concreta
prevenzione dei reati contro il patrimonio e la persona, compreso il recupero
dell’evasione fiscale
di Ernesto
Bodini
Preciso subito che non sono
contrario alla solidarietà in genere, e soprattutto non vi è in me alcuna
traccia di venalità; ma quando si tratta di chiedere offerte (soprattutto in
denaro) da parte di associazioni od altri enti privati, verrebbe da fare alcune
considerazioni. Anzitutto non è bene sollecitare in continuazione il popolo a
versare un obolo per questa o quella causa, sia perché si sta vivendo un po’
tutti un periodo di “congiuntura” (fatta eccezione per le persone abbienti), e
sia perché stanno aumentando le truffe spesso con la scusa di voler fare
qualche buona azione. Per quanto riguarda i metodi di tali richieste vi sono
alcuni spot pubblicitari che, ad esempio, recitano: «… dona subito 10 euro al mese (sottointeso per almeno un anno) e contribuirai a…»; questa “imposizione”
non ha nulla di etico sia perché chi chiede non conosce i destinatari, e sia
perché l’offerta in quanto tale deve essere libera, spontanea… Inoltre, si
aggiungano le varie iniziative che si avvalgono dei cosiddetti testimonial
solitamente personaggi noti al grande pubblico, come se il loro coinvolgimento
fosse la garanzia assoluta per il fine da raggiungere; mentre una qualunque
buona azione anche in denaro, a mio avviso, ha più valore per mano della
singola persona senza intermediari… È un dato di fatto che anche il nostro
Paese da sempre è popolato da cittadini ai margini della povertà, ed altri con
seri problemi di salute; e per quello che mi consta in questi frangenti è lo
Stato che dovrebbe intervenire, e non che lo stesso si “adagia” sul buon cuore
degli italiani. Questo fenomeno della solidarietà pedissequamente sollecitata
dura ormai da svariati decenni e, a conti fatti, i problemi risolti non solo
sono sempre meno ma addiruttura sono in aumento quelli da risolvere tanto da
poterne stilare un lungo elenco. In questo innocente e al tempo stesso
“perverso” sistema della solidarietà, non mancano le comparsate televisive in
cui abbondano i giochi a quiz con lo scopo di guadagnare del denaro e, mentre i
vincitori (meritevoli?) unitamente ai conduttori esultano felici per la vincita
raggiunta, da qualche altra parte (lontani dagli schermi e dai palcoscenici)
c’è chi continuamente non è in grado di unire il pranzo con la cena. E a questo
proposito, in occasione di qualche particolare ricorrenza alcune Organizazioni
sociali o del Clero organizzano per quel giorno un pranzo per i poveri… come se
gli stessi non avessero appetito per gli altri 364 giorni e, pur ammetendo che
l’iniziativa è di carattere prevalentemente simbolico, non mi sembra il modo
giusto per esternarla, anche perché a quel centinaio di invitati bisognerebbe
aggiungere gli altri 5 milioni e mezzo… che hanno fame. E a questi chi ci
pensa? Ora, se queste mie considerazioni vengono lette come una questione di
lana caprina, piuttosto che di una insana irrazionalità, sarebbe bene rivedere
la questione in toto intraprendendo azioni più concrete e dirette verso le Istituzioni
richiamandole ai loro doveri costituzionali (tocca allo Stato rimuovere gli
ostacoli: art. 3 della Costituzione). Ma vorrei aggiungere un'altra
considerazione, ossia, nel dare molte notizie (per quanto doveroso di
diritto-dovere) a parer mio si dà troppo risalto ai guadagni di industriali ed
altri possidenti (artisti e sportivi compresi), sciorinando un elenco di cifre
da capogiro, e ciò lo ritengo un insulto a tutte le persone non abbienti. E giacché
la questione salute interessa tutti, vi sono persone che non sono in grado di
farsi curare (liste di attesa troppo lunghe in ambito pubblico e accesso al
privato impossibile economicamente); inoltre, parte di queste persone spesso
sole e “sprovvedute” (in Italia sono 4 milioni gli anziani che vivono soli), dal punto di vista tecnologico non sono in grado di
accedere online ai più comuni servizi, e nessun politico ha mai pensato come
sostenere tali loro esigenze. E questa sarebbe giustizia, con l’ipocrisia di
rammentare ogni volta i valori della Costituzione? Osservando e scrivendo da
anni di questi problemi sociali non viene meno il desiderio di essere un po’
provocatori. Sarebbe interessante proporre ai nostri 600 Parlamentari, come
pure ai prelati, di vivere per diverso tempo senza alcun (o scarso) sostegno economico,
non poter fruire un pasto caldo tutti i giorni, come pure di una determinata
assistenza medico-sanitaria… anche urgente. In questa provocazione ovviamente
non vi è in me animo malevolo, ma l’intento di smuovere molte coscienze perché
come recita un vecchio adagio: «Pancia
piena non pensa a quella vuota». Dunque, serve un politica umanitaria
diversa includendo la rivisitazione del Welfare, ma anche una più severa
prevenzione di tutti quei reati contro il patrimonio e lo sfruttamento della
povera gente, anche perché tutto il denaro percepito illegalmente dai
disonesti, risolverebbe in gran parte il fenomeno della indigenza, e al tempo
stesso ridurrebbe le sollecitazioni di denaro da parte di molte associazioni ed
altri enti.
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