Relazioni umane sotto la lente...

 

RELAZIONI UMANE E INCOMPRENSIONI SOTTO LA LENTE

Molteplici i fattori e le cause tant’é che si è sempre meno Persone…

lasciando il posto ad una sorta di astrattismo esistenziale

di Ernesto Bodini

Sono sempre più difficili e soprattutto incomprensibili le relazioni umane. Aspetto, questo, della vita sociale che interessa tutto il Pianeta (o quasi) , ma senza andare oltre non conoscendo le origini culturali di altri Paesi, mi limiterò a qualche considerazione della nostra realtà locale. Se si tenta di fare un salto all’indietro io credo che le popolazioni di quei tempi, a parte le eccezioni, erano forse più inclini al bene comune quindi alla comprensione e alla accettazione l’un l’altro. Ma oggi, mi riferisco in particolare a questi ultimi decenni, ossia da dopo l’ultimo conflitto in poi, e quindi con l’avvento della estensione dei mezzi di comunicazione, alfabetizzazione e del progresso in genere, i rapporti umani spesso rasentano addirittura la irrazionalità; ovvero il modo di comunicare è “filtrato” da mezzi automatici e spesso anche virtuali, per non parlare poi della figura “umanoide” che pian piano si sta insinuando tra noi. È evidente che la Persona in quanto tale, si va spersonalizzando sempre più, e di conseguenza anche il concett0 di vita umana inteso come esistenza in quanto si sta, per così dire, materializzando... Per quanto riguarda i rapporti etichettati sotto l’egida della amicizia, le varianti degli stessi sono molteplici, a cominciare dal fatto che bisognerebbe anzitutto capire se tra le neonate amicizie vi è alla base la comprensione, ossia l’uso dello stesso linguaggio: onestà, sincerità, rispetto, generosità e assenza di pregiudizi. E questo vale anche nei rapporti di lavoro. Ma purtroppo nella maggior parte dei casi a mio avviso tali elementi etici sono assenti o per lo meno hanno breve durata, prova ne è che il “vero e incondizionato” rapporto umano tende a non far parte di quest’epoca, sia pur considerando le debite eccezioni. A volte alcuni psicologi, sociologi e antropologi interpellati tentano di dare una spiegazione, ma di fatto all’unisono non fanno che affermare quanto si sta constatando e, nel concreto, non spiegano le reali ragioni che sono all’origine della incomprensione umana di questi tempi. Non è certo mia intenzione prevaricare questo o quel cattedratico dedito a “scandagliare” la mente umana, ma sta di fatto che ogni comportamento è sempre motivato da una causa o più cause… Quello che mi sento di aggiungere è che bisogna avere il coraggio di mettere alla berlina il progresso in senso lato, e in particolare tutti i social che in gran parte sono causa diretta e indiretta di certi comportamenti, spesso lesivi sia alla propria persona che altrui. Uno degli effetti che ne deriva è l’emulazione che produce falsi miti (e anche decessi), in ragione del fatto che si tende a valorizzare una certa mirabolante azione per la conquista di ammiratori a catena, senza fine… perché quello che conta è l’apparire e non l’essere! Quindi è l’azione-comportamento che il più delle volte sostituisce il dialogo tra umani, e questo a mio avviso rasenta il disumano, giacché il buon Dio (per chi ci crede) ci ha dotati dei cinque sensi in particolare la vista, la parola e l’udito; ma anche l’intelletto da usare con razionalità fatta eccezione, naturalmente, per anomalie di carattere patologico. Ecco che nel XXI secolo inoltrato dobbiamo constatare che la gran parte di noi ha fatto due passi avanti e tre indietro e, per quanto mi consta, la cultura italiana nonostante suoi nobili trascorsi, difetta non poco a cominciare proprio dal non saper più relazionare e di conseguenza anche accettarsi.

Quindi quale futuro? Si potrebbero fare più ipotesi ma, pur non volendo azzardare, si osservi attentamente e costantemente l’ulteriore evoluzione dei mezzi di comunicazione, e tutto quel benessere materiale che toglie raziocinio e la parola che Dio ci ha donato per farne buon uso.  Infine, perché siamo simpatici e considerati da alcuni e non da altri, pur mantenendo lo stesso atteggiamento in ambedue i casi? Per rispondere a questa domanda bisognerebbe considerare alcuni fattori, compresi l’imprevedibilità degli eventi e la personale esperienza di vita che si sono create; e a questo riguardo anche il buon Sigmund Freud (1856-1939) sarebbe in difficoltà, in quanto la sua epoca è ben lontana dalla nostra attuale. Ma in buona sostanza, perché queste considerazioni che apparentemente forse per molti potrebbero essere scontate ma non considerate? Non si tratta certo di un fatto solo personale, ma soprattutto perché tale tendenza sta volgendo universalmente.

 

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