Costituzione da concretizzare...

 

QUANDO SI PARLA DI COSTITUZIONE

BISOGNA ONORARE DIRITTI E DOVERI 

Il valore e la garanzia degli stessi sono tali se tradotti nella pratica

di Ernesto Bodini

Chissà quanti italiani (ed immigrati residenti) hanno sfogliato, se non addirittura letto, almeno una volta la Costituzione della Repubblica Italiana. Con questa domanda, che so bene di non avere risposta da alcuno, non intendo certo ergermi a saccente o a moralista, ma vuole essere “stimolo” a considerare questa preziosa Carta, tanto sofferta quanto lungimirante nei propositi dei padri della Costituente che, come sappiamo (o dovremmo sapere) ha visto la luce sulla Gazzetta Ufficiale n. 298 del 27/12/2947. È composta dal ben 139 articoli e XVIII Disposizioni transitorie finali… a complemento di quei principi che dovrebbero costituire la garanzia dei diritti (come pure i doveri) di chi intende far parte dell’Unità nazionale, rispettando le Leggi in seguito emanate e ovviamente la Carta stessa. Ma è qui il nervo scoperto: proprio la questione del rispetto da parte del popolo, Istituzioni comprese. In più occasioni ho “richiamato” il verbo rispettare evidenziando, ad esempio, che alcuni articoli non sono rispettati non solo da taluni cittadini ma anche dalle Istituzioni stesse. Uno dei primi articoli che da tempo viene eluso è l’art. 3 che recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale [cfr. XIV] e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso [cfr. artt. 29 c. 237 c. 148 c. 151 c. 1], di razza, di lingua [cfr. art. 6], di religione [cfr. artt. 819], di opinioni politiche [cfr. art. 22], di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Da un bel po’ di tempo il primo capoverso non mi pare che sia rispettato tant’è che non si può parlare di eguaglianza, a cominciare dal fattore sanità: ad esempio chi risiede al sud è molto penalizzato rispetto a chi risiede al nord, e le differenze non sono poche… inoltre non sempre la Repubblica rimuove gli ostacoli di qualunque entità. Tali inosservanze riguardano anche l’art. 32 il quale recita: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”. Ad esempio le vaccinazioni anticovid-19 erano predisposte come protocollo di profilassi a tutela individuale e della collettività, ma non rese obbligatorie sulla carta. Volendo proseguire, si prendano in esame anche gli artt. 1 e 4 che, rispettivamente recitano: “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”, e La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. A conti fatti non sembra proprio che anche questi ultimi siano tradotti in concretezza, giacché persistono disoccupazione sia dei cittadini cosiddetti normo dotati che con disabilità. Per quanto riguarda il rispetto della privacy e della tutela ci sarebbe da rammentare l’art. 14 che recita: “Il domicilio è inviolabile”, ma dalle cronache non risulta essere rispettato in quanto alcuni residenti si sono visti violare per giorni la propria abitazione da abusivi (per lo più stranieri), e con non poche difficoltà di tornare in possesso della propria abitazione. In merito all’art. 36, che recita: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia una esistenza libera e dignitosa”. Su quest’ultimo aspetto vorrei puntualizzare il fatto che non tutti i lavori sono retribuiti in base alla loro specificità e ai rischi che alcuni comportano: si prendano, ad esempio, i tutori dell’’Ordine, quelli dediti al soccorso e alla tutela della nostra incolumità, come pure quelli che fanno lavori particolarmente usuranti; di tutti questi quasi sempre le loro retribuzioni sono a dir poco inferiori al concetto di equità. E soprattutto, chi e con quale criterio si stabilisce che quel lavoratore rispetto ad un altro debba “meritare” una retribuzione inferiore o superiore? Le leggi del mercato e delle contrattazioni? Parliamone pure, ma in modo onesto e razionale. E detto per inciso, anche questo controverso criterio non rispecchia i principi costituzionali.

Si dice che la Costituzione è lo specchio in cui si riflette l’identità di un popolo, sempre che abbia un’identità comune, condivisa, rispettata. Ma dagli esempi di cui sopra non è il nostro caso, anche per via delle molteplici e interminabili “bizzarrie” dei vari politici che si sono susseguiti e si susseguono ricorrendo il potere nelle varie Legislature, con la conseguenza di un garantismo in gran parte assente, giacché la presunzione di ognuno di loro ha prodotto “solo” garanzie parziali… nonostante le reciproche promesse in periodo elettorale e, in questi casi, vale sempre il detto saggio di Bernard Baruch (1870-1965) «Votate per il candidato che promette meno, vi deluderà di meno». Di primo acchito può sembrare una butade popolare ma si consideri che in realtà, dal più al meno, gli uomini politici sono uguali dappertuttto: promettono di costruire un ponte anche dove non c’é un fiune. Ma a parte questi saggi aforismi, che spesso sono lo specchio della realtà di un Paese, come il nostro, io credo che anche se la perfezione è utopia, non è detto che non si possa fare meglio e di più e, a differenza di chi sostiene che la Costituzione sia da modificare, in realtà la stessa è solo da rispettare traducendone la lettura e l’interpretazione in pratica. Un’ultima osservazione: ricordare (ogni anno il 2 giugno) l’evento nazionale che ha dato origine alla Repubblica e alla relativa Costituzione, è certamente doveroso ma tende a perdere il suo significato se parte degli articoli su citati continueranno ad avere nulla o scarsa applicazione. E il capitolo delle detenzioni ingiuste e della riabilitazione umana dei detenuti? Approfondirlo si aprirebbe uno squarcio che nemmeno la migliore delle Costituzioni potrebbe sanare. E non ho detto tutto!

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