UN INNO ALL’AMICIZIA
Un sentimento che in realtà sta
tramontando e dall’ardua risalita. Utile
rievocare e far propri i profondi e nobili versi di un poeta cristiano-maronita
di Ernesto Bodini
Più passa
il tempo e più si riscontra la carenza di “vere” amicizie: pochissimi gli
appartenenti. In questo ultimo periodo si darebbe la colpa agli effetti della
pandemia che per oltre tre anni hanno “alterato” nella maggior parte dei casi i
rapporti umani, un po’ a tutti livelli. Anche tra i giovani e i giovanissimi le
conflittualità pare non manchino, e io non credo che ciò sia da imputare solo
agli effetti pandemia. In passato vari autori, poeti in particolare hanno
espresso i loro sentimenti dedicati all’Amicizia, dai cui versi non si può che
dedurre bontà e considerazione verso chi crediamo essere il nostro riferimento
più umano, avvalorato da quel sentimento che si chiama proprio Amicizia. Ma in
realtà, cosa si intende per Amicizia? Il poeta libanese di religione cristiano-maronita,
Gibran Khlil Gibran (1883-1931) ha composto una poesia in merito che qui di
seguito riproduco.
AMICIZIA
Il vostro amico/è il vostro bisogno saziato./È il campo
che seminate con amore(e che mietete ringraziando./Egli è la vostra mensa e la
vostra dimora/perché, affamati, vi rifugiate in lui/e lo cercate per la vostra
pace./Se l’amico vi confida il suo pensiero/non nascondetegli io vostro./Quando
lui tace/il vostro cuore non smette di ascoltarlo,/perché nell’amicizia/ogni
pensiero, desiderio, speranza/nasce nel silenzio e si partecipa con gioia./Se
vi separate dall’amico/non addoloratevi, perché la sua assenza/v’illumina su
ciò che più in lui amate./E non vi sia nell’amicizia altro intento/che scavarsi
nello spirit0 a vicenda./Condividetevi le gioie/sorridendo nella dolcezza amica,/perché
nella rugiada delle piccole cose/il cuore scopre il suo mattino/e si conforta.
Questi
versi provengono da una cultura forse a noi poco nota, ma evidenziano in ogni
caso il bisogno del rapporto umano, una necessità che non ha (o non dovrebbe
avere) confini… Ma purtroppo, io credo, in tutte le civiltà e le culture come
la nostra, se mancano le basi interiori non può nascere il sentimento dell’amicizia, e non di rado muore sul nascere; inoltre, sempre più spesso si va incontro a facili incomprensioni (si dialoga
poco e male), pregiudizi, diffidenze e se non anche il successivo disprezzo che,
nell’insieme, talvolta rasentano l’assurdità come quella di mantenere le
distanze perché appartenenti a ceti socio-culturali diversi. Per rimettere in
piedi questa nobile “sintonia umana” cosa si potrebbe fare? Anzitutto da ambo
le parti usare un linguaggio verbale comune (possibilmente non attraverso i
social, e men che meno scurrile) al fine di evitare di essere fraintesi, e poi
devono essere imperanti la schiettezza e l’onestà per giungere a quella
condivisione di bene e di pace, il cui percorso può sfociare nella reciproca
generosità: l’amico lo si vede anche nel momento del bisogno; ma il paradosso è
che più ci si rende disponibili e propositivi (senza essere richiesti), più si insinua
la diffidenza e la tendenza all’abbandono… Se poi si frappongono interessi
materiali di qualsivoglia natura (denaro in primis), allora significa che il concetto di
amicizia non è mai esistito! Ecco che allora il tutto sconfina in quella che io
definisco povertà esistenziale…, che forse i poeti di un tempo non hanno mai
conosciuto. E sarà pur vero che anche in questi tempi moderni esistono esempi
di sincera e consolidata amicizia, ma a mio modesto avviso sono assai rari,
anzi rarissimi e, per questa ragione, rievocare i versi di chi ha considerato
l’Amicizia come bene umano necessario, sarebbe utile riesaminare nel
profondo il nostro essere e chiederci: perché Amicizia? Un’ultima osservazione:
paradossalmente i molteplici social media hanno creato e creano falsi miti
dell’amicizia, mentre i sommi poeti che scrivevano i loro versi con la penna
d’oca e a lume di candela, ne sottolineavano la purezza più incontaminata!
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