LE ASSURDE E INTERMINABILI RAGIONI DELLE GUERRE
Una poesia che dovrebbero conoscere tutti i tiranni di oggi,
rammentando che la morte e le
sofferenze appagano l’Ego ma
annullano il loro spirito... arma ben più potente e distruttrice
di Ernesto
Bodini
Forse ai più
poco interessano i perché dei conflitti bellici tra una nazione e l’altra, e
molto probabilmente non ne comprenderebbero le “reali” ragioni, qualunque esse
siano. Ma va rammentato che potere, denaro, sesso ed altro ancora a mio avviso
sono le cause principali che inducono ad abbracciare le armi e cercare di
annientare il prossimo… Quindi, morte e sofferenze da sempre regnano sull’Essere
umano e nessuno, tra i pochi che potrebbero contrastare o porre fine a tali
eventi, non vuole o non è in grado di trovare una soluzione. Forse tutto ciò fa
parte delle nostre origini esistenziali la cui stirpe umana è sempre stata
suddivisa in “pro Caino e pro Abele” e analogamente più avanti nei secoli: “pro
Romolo e pro Remo”. Pur essendo un puro laico ma assai credente, non riesco a
concepire come il Pontefice non faccia alcun cenno in tal senso, e come non
riesca ad avere una certa “influenza” sui potenti del mondo, nonostante sia
stato invitato al recente 50° vertice del “G7” che ha visto riuniti i cosiddetti
uomini più “potenti” della Terra.
A questo
riguardo il concetto di potenza riferito all’uomo sarebbe da mettere in
discussione, in quanto la “vera” potenza umana in realtà sta nella sua
spiritualità e nel suo credo (di cui è però carente), e poiché molti uomini ne
sono privi, ecco che la versione meramente materialistica ne prende il
sopravvento tanto che esempi di bontà e portatori di pace di storica memoria
sono ormai un antico ricordo. Ma per fortuna esistono ancora prove viventi e
documenti che testimoniano il lavoro compiuto dai protagonisti del bene, che
però dovrebbe essere ereditato dai despoti dello strapotere, ma anche ripreso e
diffuso dai massimi esponenti del Clero. Tra questi protagonisti ritengo
ricordare ancora una volta la figura di Don Carlo Gnocchi (1902-1956),
cappellano alpino (volontario) nella Julia Tridentina che, al ritorno dal
fronte, dedicò il resto dei suoi anni all’assistenza fisica e spirituale dei
mutilatini, prima, dei poliomielitici, poi. Tra la ricca documentazione del suo
operato vorrei riproporre la poesia “Il gioco della guerra” (autore Gallori), i
cui versi vennero recitati dall’allievo W.G. Bazerla Romeo durante una breve
rappresentazione data alla presenza del presidente della Repubblica Enrico De
Nicola (1877-1959), probabilmente nel 1948.
IL GIOCO DELLA GUERRA
Ascoltami
bambino, tu/che giochi alla guerra armato/di moschetto e
cannoncino,/ e fai
salti di giubilo se a terra/vedi cadere il tuo Pinocchietto,/
colpito
da una palla di moschetto sai che la guerra è morte e distruzione?/
Che
milioni di giovani soldati/furon barbaramente trucidati?
Che
insieme ai combattenti,/la guerra fece scempio di innocenti?/
Guarda
tra noi, quanti mutilati, perché giocammo, ignari della sorte,/
al
gioco della guerra e della morte. Oh! Cerca dunque, cerca altri trastulli,/
ce
ne son tanti adatti per fanciulli./ Lancia in alto la palla, monta in groppa/
al
cavalluccio, e a tuo piacer galoppa/ sull’ali dell’accesa fantasia/
per
monti, colli e piani;/con l’agili tue mani, costruisci/
d’argilla una casetta, un muro, un ponticello./Empi
d’acqua il secchiello/
ed
irrora le piante del giardino./
Carica
il carrettino dell’erbacce che infestano le aiuole./
Fa
con gli amici a gara,/nelle corse e nel salto;/
così
al corpo darai forza e vigore,/ e manterrai sereno e puro il cuore./
Gioca
pure, fanciullo,/or che è il tempo del gioco e del trastullo,/
ma
il gioco della guerra, non lo fare,/il cuore nostro è fatto per amare.
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