PROMOZIONI
SPESSO IMMERITATE NELL’AMBITO DELLA P.A.
Non
bastano competenze tecniche e professionali, ma occorre perseguire
etica e coerenza alienando angherie e impunità… favorite dalla burocrazia
di Ernesto Bodini
Ogni volta che consulto fonti accademiche (e non)
mi imbatto in notizie che annunciano promozioni a diversi livelli, sia in
ambito pubblico che privato. Solitamente si tratta di promozioni a livello
apicale, per i cui incarichi sono richiesti titoli di Laurea e una certa
esperienza. Da notare che tali requisiti in anni recenti non sono stati
richiesti a due ministri, anche perché non avevano il titolo di laurea (sic!).
Ma a volte queste promozioni hanno palese valenza politica, maturata più o meno
costantemente verso un’area piuttosto che in un’altra; e questo induce a
qualche “gratuita” considerazione. Pur considerando l’esigenza di avere sul
campo esperti in questo o in quel settore non è dato a sapere, ad esempio, di esperti
votati a combattere la burocrazia, ovviamente nell’ambito della P.A. di cui ci
sarebbe tanto bisogno. Anche se su questo argomento non mancano pubblicazioni
scritte da studiosi, nessuno ha mai proposto una sorta di linee guida per
contrastare tale fenomeno che, cocciutamente, si vuol “negare” essere il
“cancro” dell’Italia, come più volte ho scritto. Sembra quasi, a mio avviso,
che agire concretamente contro la burocrazia sia una maledizione, cosa che se idealmente
proiettata qualche secolo addietro non mancherebbero temerari e soprattutto
obiettivi e meno ipocriti. Ma va precisato che affrontare questo fenomeno non
significa mettersi “de facto” contro le Istituzioni, ma imporre loro il dovere
della trasparenza e della razionalità. Faccio questa affermazione perché questa
realtà va sempre peggiorando, a cominciare dal fatto cha da alcuni anni per il
cittadino è quasi impossibile farsi ricevere da un ministro, da un assessore,
da un sindaco o più semplicemente da un dirigente o un funzionario della P.A.
Quindi, si deduce che il concetto della trasparenza si va sempre più
assottigliando, evidentemente perché a certi livelli il cittadino non deve
vedere, non deve sapere… ma si deve fidare… anche se poi di tanto in tanto si
viene a conoscenza di qualche malaffare; azioni aggravate dal fatto che ormai il
reato definito “abuso d’ufficio” si va estinguendo. «È un utile argine alle angherie del potere pubblico», come ha
affermato il presidente Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione
Nazionale Magistrati (Corriere della Sera 11/5) «senza cresce l’impunità». Anche se da anni come libero cittadino
“perseguo” la cariatide della burocrazia divulgando a più non posso, non sono
certo io in grado di arginare tale sistema; tuttavia il peso di questa penosa
assenza da parte dei cittadini è come voler mantenere una sorta di “status
quo”, peraltro in netto contrasto con i principi della Costituzione. Una ”nobile”
Carta che non cito mai a caso giacché a fronte delle molte inefficienze del
sistema italiano non menziona come sopprimere la burocrazia. Ora, è pur vero
che una Costituzione dai principi democratici più che “sopprimere” deve
promuovere, innovare e mantenere la validità di uno Stato di diritto, ma alla
luce di molti fatti quotidiani la burocrazia continua ad essere un male
endemico di cui tutti soffriamo, meno, ovviamente, quelli che la perpetuano
mantenendola in vita. Anche se a volte mi ritrovo ad essere un idealista, non
sarebbe male rispolverare la saggezza di Socrate e dei suoi discepoli che,
seppur proveniente da lontano nel tempo, ci insegna che i beni primari per un
popolo sono l’etica e la coerenza; due principi che i burocrati (specie se promossi
a ruoli apicali) dovrebbero avere propri. In caso contrario, anche se solo
idealmente, è come se il popolo italiano meritasse di ingurgitare la cicuta. Un
paragone un po’ forzato? Niente affatto, perché l’ipocrisia dell’uomo dei
nostri tempi, a mio avviso purtroppo non ha nulla a che vedere con l'etica e l'onestà intellettuale.
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