IL PROGRESSO CORRE SUL
FILO… MA NON SENZA CONSEGUENZE
L’opprimente stillicidio
dei call center e della telefonia pre-registrata.
Una violazione della privacy,
nonostante il Registro delle Opposizioni
di Ernesto Bodini
È pur vero che la tecnologia ha fatto (e sta facendo ancora) passi da gigante, come pure si può constatare che per molti aspetti godiamo di sensibili vantaggi e comodità. Si prenda, ad esempio, il settore della comunicazione a cominciare dal “fax” e da internet (con tutti i mezzi in esso contenuto) sino ad arrivare alla telefonia fissa e mobile. In merito alla prima gran parte della popolazione aveva un telefono in casa, in versione simplex o duplex, e per ottenere il servizio “dall’unico gestore” era sufficiente abbonarsi con un contratto (a pagamento), oltre a corrispondere in bolletta l’equivalente di ogni scatto se la linea era interurbana: più si parlava e più si pagava. Da notare che negli ultimi anni le telefonate a scatti erano anche urbane: le cosiddette TUT (Telefonata Urbana a Tempo). Per la comunicazione telefonica in esterna vi erano in tutte le città e i paesi molte cabine telefoniche (solitamente dello stesso gestore), dotate di un apparecchio telefonico a gettoni e/o schede telefoniche … che non bastavano mai specie se si trattava di comunicazioni di lavoro, di dialogo tra fidanzati o di pettegolezzi in versione gossip. Inoltre, in un passato non troppo remoto, quando i telefoni cellulari non esistevano, chi aveva bisogno di essere rintracciabile si dotava di un cercapersone (o cicalino), in inglese un pager o beeper. Ma con l’avvento della telefonia mobile, ossia l’ingresso sul mercato dei cellulari quanto sinora detto è stato quasi totalmente superato, tant’è che dal 31/12/2001 non possono più essere utilizzati i gettoni telefonici; all'epoca la Telecom diede la possibilità a tutti coloro che ne fossero in possesso, di sostituirli con schede telefoniche da 2.000 lire (nove gettoni equivalevano ad una scheda telefonica).
Dal 1990 sono entrati in vigore i cellulari (rete mobile): il primo cellulare italiano è stato messo in vendita nel 1990, in occasione dei mondiali di calcio; era prodotto dalla Italtel, e si chiamava Rondine, pesava circa mezzo chilo (una produzione italiana di terminali mobili non sarebbe poi mai decollata…). Via via, con il passare degli anni sono stati prodotti moltissimi modelli (anche sofisticati) con prezzi variabilissimi, e con essi sono sorti molti gestori offrendo condizioni contrattuali (e di consumo) ormai vantaggiosi praticamente per tutti. Contemporaneamente questo progresso ha coinvolto anche le Pubbliche Amministrazioni (oltre a svariati Enti privati) le quali, pur mantenendo la telefonia fissa, sono contattabili anche con il cellulare, ma spesso attivando (in ambedue i casi) la segreteria telefonica e, cosa più deprimente e criticabile, la telefonia cosiddetta pre-registrata. Ma facendo un passo indietro, va citato il servizio telefonico “call center”, le cui origini risalgono agli anni ’60 con la Birmingham Press and Mail, con sede nel Regno Unito, che installò i Private Automated Business Exchanges (PABX) per avere file di agenti che gestivano i contatti dei clienti. Il lavoro nei call center iniziò a svilupparsi in Italia alla fine degli anni ’90 con la liberalizzazione dei servizi di telefonia e conseguente nascita delle prime aziende italiane di telecomunicazione (Omnitel e Infostrada create da Olivetti) alternative alla monopolista Telecom. In Italia, secondo una recente rilevazione, ci sono circa 2 mila aziende che lavorano nel settore dei call-center e danno lavoro a circa 23 mila persone. Ma in cosa consiste il lavoro del call center?
Significativa la lamentela di una lettrice che al
Corriere della Sera del 12 aprile scorso ha scritto: «… quando faccio presente che sono iscritta al Registro delle Opposizioni
e che dunque non potrebbero fare telefonate di quel tenore, mi sento rispondere
che non lo sapevano… Una volta una
incaricata mi ha addirittura risposto che l’iscrizione decade dopo sei mesi…»
(ma ciò non è vero). Ora, va anche detto, tutti hanno diritto di lavorare, ma a
fronte di questo problema non superato, sarebbe bene che le Istituzioni
preposte prendano i dovuti provvedimenti; in caso contrario, a mio avviso, con
il susseguirsi degli eventi potrebbero sorgere ulteriori e più “spiacevoli”
conseguenze (vedasi i vari tentativi di truffa). Infine, che dire ancora della
telefonia pre-registrata: «digiti 1 se…,
digiti 2 se…, digiti 3 se…», molto attiva soprattutto da parte delle P.A.?
Beh, mi si lasci dire che in non pochi casi è alquanto disagevole per l’utente,
specie se persona molto anziana o con poca dimestichezza…; aspetto questo che i
“ben pensanti” della moderna tecnologia peccano di insensibilità ed egoismo per
la mancanza di rispetto verso le cosiddette fasce deboli. Un’ultima curiosità:
chi scrive ha ricevuto in pochi mesi circa 800 telefonate indesiderate (da
numeri diversi da cellulari e da rete fissa, anche dall’estero) sulle proprie linee
fissa e mobile (le cosiddette SPAM), individuando alcuni casi di tentativo di
truffa. E sulle segreterie telefoniche in alcuni casi si può stendere un
altrettanto velo pietoso! Quindi viva il progresso, ma a che prezzo?
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