La costante inapplicata Costituzione...

 

LA COSTANTE INAPPLICATA COSTITUZIONE…

E intanto c’é chi soffre avendo lavorato e lavorando per la collettività

di Ernesto Bodini  

Ogni volta che qualcuno cita la nostra Costituzione mi assale una certa ritrosia, non per il valore del Documento in sé, ma per le “sfrontatezza e superficialità” con le quali la si menziona senza soffermarsi sulla non applicazione in parte  della stessa. Che ipocrisia, vien da dire, in riferimento da quale parte provenga la suddetta citazione e, quel che è peggio, non c’è un cittadino che contesti alle Istituzioni (come ho fatto io, più volte) il fatto che alcuni articoli della preziosa Carta sono continuamente disattesi… Quindi, a cosa serve decantare un sì nobile valore istituzionale se poi la relativa stesura non è seguita dalla pratica? A tal riguardo approfitto della notizia di questi giorni che riguarda il giornalista Franco Di Mare, ex dipendente Rai e uno dei veterani inviati in zone di guerra, che ha dichiarato di essere affetto da mesotelioma pleurico, patologia (curabile e non guaribile) che pare abbia contratto nel corso della professione esercitata all’estero, dove in alcune zone erano disseminati manufatti asbestosi. E ora, che è sorto il  problema, come riferisce l’Ansa il 30 aprile con una nota dell’Istituto previdenziale, «… le malattie dei professionisti dell'informazione titolari di un rapporto di lavoro subordinato sono tutelate solo dall'inizio del 2024». Ma a sostegno e garanzia degli italiani lavoratori, sia pur in considerazione dei diversi contratti di lavoro, dovrebbe “imporsi” l’art. 35 che recita: «La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni…», ed è implicita la tutela dei lavoratori stessi; un diritto avvalorato dall’art. 32 che testualmente recita: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti». Sia pur in considerazione di questi principi di garanzia, nel caso in questione non mi pare che il giornalista sia completamente tutelato, se non soltanto dal punto di vista medico-sanitario; quindi, egli ha lavorato per una Azienda dello Stato continuamente a rischio, e magari senza sapere di essere tutelato dal punto di vista professionale, con riferimento alla prevenzione degli infortuni. E se così stanno le cose, in quanto non sono a conoscenza di ulteriori dettagli, il nostro connazionale che per anni ha onorato la sua professione al servizio della collettività, avrà un futuro appagato dai ricordi più significativi sia dal punto di vista umano che professionale, ma ben diversamente da quello delle aspettative (previdenziali?) e della salute.

E mi si permetta di sottolineare che questa non è retorica, ma una constatazione di fatti che a dir poco lasciano un amaro in bocca, un amaro prodotto dal fiele di una Costituzione, ripeto, non applicata. Nei confronti di Franco Di Mare (nella foto), che non conosco ma che comunque sono un collega di categoria, esprimo la massima comprensione e ideale vicinanza, ancor più sentita dal fatto che in questi anni ho scritto molto sul problema amianto, analizzando l’argomento sotto tutti gli aspetti, medico-legali compresi. Vorrei proseguire ma rischierei di rasentare la retorica, rischio non raro in questi casi; tuttavia con queste brevi considerazioni chi di dovere dovrebbe essere più dalla parte del lavoratore specie se a rischio, con azioni volte alla prevenzione giacché la vita è preziosa per tutti… ancor più per chi esercita un mestiere o una professione nell’interesse della collettività. Franco Di Mare, auguri sentiti per un prosieguo alleviato dalle cure più opportune e dall’affetto del Suoi cari.

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