QUELLA SPASMODICA VOGLIA DI APPARIRE…
Ma anche quella di aderire al sostegno di attività benefiche non deve eludere
il dovere etico di “contrastare” ciò che non è bene, rifuggendo da richieste
di denaro per una qualsiasi necessità… salvo comprovate e meritevoli eccezioni
di Ernesto Bodini
Più passa il tempo e più aumenta il popolo dei presenzialisti. Sono sempre di più, infatti, quelli che hanno la smania di ricoprire un certo ruolo in pubblico e magari anche di un certo rilievo, e fanno di tutto per attirare l’attenzione dei mass media per garantirsi un posto sul palcoscenico, e se poi vengono contestati da qualche “avversario” o “invidioso” per la nascente autorità, la loro fama comincia a raggiungere un certo traguardo. Ma un’altra analoga assurdità è data dal fatto che quando un persona incorre in una disgrazia che lo ha toccato in modo cruento, ecco che si improvvisa in un paladino, e con la classica affermazione: «Non voglio che ciò accada a nessun altro», nel giro di pochissimo tempo fonda anche una associazione che, a ben osservare, spesso è un copione di tante altre. Inoltre, tali soggetti, “altruisti improvvisati” rasentano l’ipocrisia perché se non avessero subìto quella determinata esperienza, non si sarebbero mai sognati di avere una tale iniziativa. Ricordo che un tempo, ormai lontano, gli italiani per antonomasia erano considerati un popolo generoso, e ciò in assenza di associazioni che sono poi sorte come i funghi nel corso dei decenni. Personalmente considero più “veritiera” la spontaneità di quei tempi; mentre oggi (da alcuni decenni a questa parte) la pletora di tali iniziative non significa necessariamente partecipazione sociale. Ma non solo. Come più volte ho scritt0, non c’è associazione che non chieda un obolo al cittadino (spesso precisando la cifra e la durata della donazione), come se per agire nel bene e per il bene il più delle volte fosse necessario sempre il denaro; un invito che a mio avviso disturba le coscienze e magari provoca anche qualche rimorso… I recenti episodi-scandalo legati alla beneficienza sotto l’egida di aziende che si sono avvalse di noti influencer, non sono bastati a fare desistere dal seguire questo fenomeno che personalmente definisco “la controversa etica del volontariato”, e proprio per questa ragione io credo che le occasioni del malaffare e del buonismo non si esauriranno mai; così come non si estingueranno i generosi invitati continuamente a versare l’obolo. Questo non significa che non si debba essere solidali, ma si “impone” la necessità di valutare con oculatezza come, quando e chi beneficiare… Peraltro si può essere utili al prossimo anche in assenza di denaro; ad esempio, insegnare ai nostri connazionali come superare gli ostacoli della burocrazia, il primo “veleno” istituzionale che non si è obbligati ad ingurgitare. Ergo: se ci fosse questa cultura, ossia quella dell’antiburocrazia, in molti casi non ci sarebbe bisogno di richiedere e/o promuovere elargizioni a destra e a manca. Ma purtroppo, oltre al fatto che educare la massa in tal senso è utopia, se per assurdo si raggiungesse questo obiettivo a ricaduta si destabilizzerebbe un sistema! Chi mi ha letto sinora, ha imparato a conoscermi come un anticonformista inossidabile e coerente, e a chi mi legge per la prima volta, vorrei rammentare in cosa consiste il conformismo, come a suo tempo è stato ben esplicitato in modo sintetico ma esaustivo.
Il termine conformismo indica
una tendenza a conformarsi a opinioni, usi e comportamenti già definiti in
precedenza e politicamente o socialmente prevalenti. In ambito sociale si
definisce conformista colui che, ignorando o sacrificando la propria libera
espressione soggettiva, si adegua e si adatta nel comportamento complessivo,
sia di idee e di aspetto che di regole, alla forma espressa dalla maggioranza o
dal gruppo di cui è parte. È una sorta di comportamento mimetico: l’individuo
si nasconde nell’ambiente sociale nel quale vive, assumendone i tratti più
comuni, in termini di modi di essere, di fare, di pensare. Il senso di
protezione che ne deriva rafforza ulteriormente i comportamenti conformisti.
L’atteggiamento opposto al conformismo viene definito anticonformismo e
consiste quindi in un rifiuto delle idee e dei comportamenti prevalenti.
Infatti, normalmente, le persone non conformiste hanno già sviluppato un
livello di coscienza diverso che permette loro di poter sfidare i comportamenti
comuni senza soffrirne. Solitamente si hanno personalità non conformiste negli
artisti, negli scienziati, nei filosofi, negli statisti e nei santi, quindi in
tutti coloro che si danno la possibilità di libera espressione di se stessi
fuori dalla forma già predefinita dall’ambito sociale e storico in cui vivono.
In merito a questo concetto ben si inserisce l’aforisma di John Fitzgerald
Kennedy (1917-1963 – nella foto):
«Il conformismo è il carcere della
libertà e il nemico della crescita».
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