VOLONTARIATO CONTRO LA BUROCRAZIA
Non esiste azione ricorrente dotata di tale generosità
di Ernesto Bodini
Io credo che di
tanto in tanto chi svolge opera di volontariato, in qualunque
ambito, debba trovare il momento di fare qualche riflessione. Ciò non per
quanto si è potuto fare o dare, ma per esaminare il proprio “Io” (quindi la
propria coscienza) poiché non è mai scontato, a mio avviso, che il nostro
operato sia privo di qualche lacuna od esitazione nel continuare… pena la
inutilità. È una questione alquanto delicata se si considera che il nostro
agire ha sempre come riferimento il prossimo, e nessuno e nulla ci dà la
certezza di aver agito nella massima correttezza, competenza e rispetto verso
chi abbiamo inteso beneficiare. Poiché è palese che la perfezione nel
comportamento umano non esiste, è altrettanto implicito che a volte
incomprensioni si manifestino, anche perchè nel tempo subentra l’assuefazione e
quindi diminuisce l’entusiamo e la voglia di continuare come quando si è
iniziato. Ma ciò che più sconcerta è l’esigenza di agire in autonomia, ossia
senza più collaboratori e soprattutto “intermediari” preposti a fare da
trait-d’union tra collaboratori e i destinatari da beneficiare. Generalmente le
azioni di volontariato escludono ogni rapporto diretto con la “vil pecunia”, ma
molte associazioni intervengono verso il prossimo sollecitando “l’obolo” a
destra e manca, spesso chiedendo una cifra fissa e magari anche la durata di
tale elargizione. Personalmente sono sempre stato contrario a questo tipo di
volontariato in quanto, per quanto “necessario”, non ritengo etico chiedere del
denaro a chiunque un giorno si e l’altro pure. Non è certo una questione di
venalità ma un atto di estrema delicatezza, che spesso sta ad indicare le varie
carenze istituzionali… che non devono essere compensate dal privato, spesso
invitato a devolvere per una finalità piuttosto che per un’altra. Ma perché
creare questo “conflitto” interiore? Poi ci sono le eccezioni in merito alle
quali il denaro si rende necessario tanto quanto l’opera materiale, ma in
questi casi è sempre bene vederci chiaro: le donazioni ad opera dei cosiddetti
influencer, docet! Il nostro Paese per antonomasia è notoriamente ricco di
generosi e di buone intenzioni, ma da come vanno le cose ci sono troppe realtà,
ossia troppi orticelli da coltivare e non tutti sono dei roseti. L’argomento
del far bene e nel bene è estremamente delicato soprattutto per il fatto che
nella maggior parte dei casi, come ripeto, c’é di mezzo il denaro, e questa è
una condizione che spesso determina l’agire a favore di qualcuno o qualcosa; ma
va anche considerato che determinate azioni di solidarietà non richiedono
denaro, bensì competenze logistiche, di tutela e buona volontà nei confronti
del prossimo... anche quando non se ne ha voglia perché, come sosteneva Kant, in tali casi l'azione assume maggior valore! Nel nostro Paese siamo più o meno tutti
“succubi” della burocrazia, e non mi risulta che ci sia un volontariato prettamente
preposto ad intervenire in soccorso a chi cade in questa “ragnatela”, ad eccezione
di qualche sporadico caso come alcune associazioni… E poiché incorrere nelle
maglie della burocrazia spesso si possono avere delle conseguenze spiacevoli,
sarebbe utile (e generoso) che si attivi una “task force” votata a questa azione
di volontariato. Ma purtroppo da decenni vado constatando che questa forma di
“generosità” è utopia, come se cimentarsi in questa impresa equivalesse
sprofondare nelle sabbie mobili. So per certo che a causa della burocrazia ci
sono state persone che hanno subìto determinati dispiaceri, e che in taluni
casi sarebbe bastato quel “templare” dotato di competenza e determinazione, e
ovviamente di generosità, per affrontare e abbattere quel nemico che
personalmente definisco il “Numero Uno” delle assurdità made in Italy. E quello
che mi sconcerta ulteriormente è l’arrendevolezza dei miei connazionali, ad
eccezione (ovviamente) di quelli particolarmente abbienti che, a fronte delle
“imposizioni burocratiche”, preferiscono aprire il portafogli. Ancora una volta
un’Italia che si spacca in due, eppure questo la Costituzione non lo pevede,
anzi; mentre sotto vari aspetti con le autonomie regionali in moltissimi casi
si sono venute a creare, per così dire, le più diversificate forme di
burocrazia. È penoso constatare tutto ciò ma è purtroppo la realtà, e Dio solo
sa quanto non vorrei mettere il dito su questa piaga e, se dovessi essere
smentito tout court da chicchessia, il Supremo sono certo che avrà pietà di me
e della mia buona fede!
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