Lettera aperta ai Clinici e ai Ricercatori
Ci
stiamo rendendo tutti conto che il nostro SSN, un tempo fiore all’occhiello della
Sanità a livello internazionale, sia in palese decadenza. E questo, non certo
per inefficienza accademica e di buona volontà degli operatori, ma per le
lacune dovute alla organizzazione politico-gestionale del sistema, cui seguono
gli effetti della riduzione del personale, dei non adeguamenti stipendiali e/o
assicurativi per la relativa tutela (le aggressioni da parte del pubblico), come
pure lo scarsissimo ricambio generazionale. E se vogliamo, uno scadente
utilizzo dei neo laureati e/o specializzandi… non certo privi di buona volontà.
Chi scrive non è uno stretto addetto lavori, ma conosce la sanità in duplice
veste: come paziente e come divulgatore (“de visu”) da oltre sei lustri della
attività sanitaria, proprio per far conoscere le potenzialità della stessa con
i suoi operatori, ma anche i limiti. E al tempo stesso anche per quanto riguarda
limiti e potenzialità della Medicina intesa come materia scientifica. Va da sé
che il lavoro di tutti voi, secondo le rispettive personali esperienze, sono il
dettato di una scelta (più o meno) consapevole, che voglio sperare essere non
solo dal punto di vista economico…, ma anche per il vostro impegno al servizio
della collettività, proprio perché non sempre è considerato per meriti
professionali e, come ripeto, per scarsa remunerazione, che in non poche
circostanze “penalizza”, vostro malgrado, l’appagamento dei pazienti.
Tuttavia, nel bene e nel male le prestazioni (visite, esami strumentali e cure)
siete in grado di garantirle, coadiuvati da valenti infermieri, avendo talvolta
un occhio di particolare riguardo per quei casi che necessitano prestazioni in
tempi brevi e con accorata vicinanza… Ma ad onor del vero devo anche dire che
parte di voi “condiziona” le esigenze dei pazienti in quanto lasciate il
Servizio sanitario pubblico per trasferirvi all’estero, o per propendere per
la Sanità privata… per quanto di diritto! Ed ecco che, a causa di ciò, il SSN
tende ad essere meno garantista (e lo affermo senza virgolettare), ribaltando
il problema alla classe politica che ha la responsabilità di garantire la
massima efficienza del SSN, e soprattutto di mantenerne la universalità. Non
posso certo sottacere il vostro impegno e la massima dedizione durante l’intero
periodo pandemico, tanto che parte di voi (unitamente agli infermieri) hanno
perso la vita sul campo avendo contratto il Covid; constatazione, questa, che
non vuole essere pietismo o mera ipocrisia, ma un dato di fatto che si è mostrato in alcuni casi rasentare l’eroismo;
anche se, va precisato, come sosteneva il medico-filantropo Albert Schweitzer
(1875-1965): «Non esiste l’eroe dell’azione, ma della rinuncia e del
sacrificio».
Il vostro lavoro di clinici è ovviamente supportato dai vostri colleghi
ricercatori, la cui dedizione non è certo meno importante, anche se di fatto
non mi pare siano anch’essi soddisfatti dello stipendio, o anche delle
condizioni di operatività. Dal mio punto di vista non ho mai inteso fare
particolare differenza tra voi medici ospedalieri, universitari (e/o docenti) e
medici di famiglia, in quanto sostanzialmente le finalità sono uniche;
tuttavia, mi sia concesso evidenziare una carenza di taluni nell’approfondire
l’indagine clinica per i casi particolarmente difficili in quanto non si riesce
a stabilire una diagnosi in questo o quel paziente, che nel frattempo i sintomi
proprio perché di “natura sconosciuta” di cui soffre, condizionano costantemente
la sua esistenza. E, a questo proposito, mi permetto con tutta umiltà, un breve
ma pratico suggerimento: di fronte ai casi clinici più ostici, non sarebbe
razionale ed utile istituire ogni volta un “consulto allargato” (anche al di
fuori della vostra realtà locale) mettendo a confronto più ipotesi in base alla
vostra personale esperienza? A volte può capitare, io credo, che un piccolo
particolare (apparentemente insignificante) sfuggito alla maggior parte di voi,
possa essere individuato (sia pur occasionalmente) anche da un solo vostro
collega…! Con questa mia lettera aperta confido nella buona prosecuzione del
vostro lavoro, e spero di non aver “intaccato” in alcun modo la vostra
sensibilità, essendomi voluto rivolgere a voi che siete costantemente i
“detentori” della lotta alla sofferenza umana e, personalmente, quale modesto
divulgatore scientifico che ha in parte imparato a conoscervi (ma non
giudicarvi), essendo il mio dovere di diffondere il vostro sapere.
P.S. Un giorno ho letto: il medico può imparare di più sulla malattia dal modo in cui il paziente racconta la sua storia dei suoi malanni che dalla storia stessa. Un credo che sono certo far parte del vostro bagaglio esperienziale.
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