DENUNCIA DEL "MALAFFARE"...

 

ARTICOLO DI DENUNCIA DI UN “MALAFFARE”

PER DISSERVIZI NEI CONFRONTI DEI CITTADINI 

Solo l’ignoranza resta a galla con la quale nemmeno i pesci  vogliono  averci

a che fare. Mentre il dispotismo è criticato ma paradossalmente sopportato… 

di Ernesto Bodini

Una volta era in uso dire: “il tempo trascorre lento e inesorabile”, nel senso che per certe situazioni di vita sembra non passare mai…, come ad esempio chi soffre in un letto d’ospedale per una malattia dal lungo od incerto decorso. Oggi, purtroppo, o forse è giusto che sia così, il tempo sembra trascorrere più velocemente e, quando ci capita di rivedere alcune fotografie o filmati datati, o incontrare persone che non vedevamo da tempo, siamo soliti dire: “quanto tempo è passato e pure in fretta”. Sono constatazioni, queste, che fanno riflettere anche a fronte della vita frenetica cui oggi siamo sempre più soggetti, nel corso della quale tutto deve essere fatto in poco tempo, senza interruzioni, a qualunque costo, indipendentemente dalle conseguenze che ne possono derivare tanto che il più delle volte incorriamo in esperienze poco piacevoli. Ma perché questo preambolo? La questione del tempo che sembra trascorrere più velocemente (prima del progresso e della globalizzazione) riguarda anche gli avvicendamenti della politica, e più precisamente il fatto che in pochissimi anni, taluni benpensanti (e lo preciso senza ironia e con decisionismo) hanno modificato il modo di relazionare e molte procedure nei confronti dei cosiddetti cittadini-utenti, sostenendo di facilitare loro le modalità di comportamento e di fruizione di beni e servizi a cominciare proprio dalla comunicazione. Si prenda ad esempio l’avvento della telefonia mobile (e pre-registrata), call center e (per me) la tanto odiosa Pec… mezzo apparentemente più comodo e veloce per comunicare; come pure la soppressione del bigliettaio a bordo dei mezzi pubblici, peraltro da tempo non più dotati della regolare divisa, etc. Questo libero arbitrio ha creato notevolissime difficolta di relazione non solo tra noi comuni cittadini ma anche tra cittadini e Istituzioni, tant’è che mentre un tempo per una qualunque personale necessità si era ricevuti (“de visu”) da un funzionario o un dirigente di una qualunque P.A., oggi non è più possibile: per segnalare un proprio problema è necessario far domanda per e-mail (infischiandosene di chi non è dotato di un PC e rete online), anticipare il problema che nel frattempo viene letto dalla segreteria del referente destinatario (alla faccia della privacy) e, se l’interessato burocrate “non gli conviene” nemmeno risponde, o nei migliore dei casi evasivamente. Dire che tutto ciò è una sorta di “guerra tra poveri” è mero eufemismo, perché in realtà il tempo trascorre talmente velocemente che continuiamo ad “odiarci” l’un l’altro, e chi la fa da padrone, tra l’altro, è la malavita che le Istituzioni non riescono a reprimere, almeno non a sufficienza, tant’è che i reati si consumano quotidianamente. E sarebbe questo un esempio di progresso che la “velocità” del tempo ha favorito decimando le persone, in un modo o nell’altro? No, cari Lettori, il mio non è disfattismo o terrorismo, ma l’evidenziare un realtà a discapito della considerazione umana, e tra i promotori-causa sono i programmi televisivi (e cinematografici) ingannevoli per non dire beceri soprattutto di determinate emittenti, perché i produttori hanno ben compreso le debolezze del consumatore apparentemente più informato ma in realtà più disumanizzato; e se vogliamo fare due conti, tutto questo non accadeva sino a circa quarant’anni fa, o quanto meno molto limitatamente. Continuando con gli esempi della disumanizzazione nel comportamento, si possono citare le aggressioni ai sanitari e agli insegnanti, e questo è dovuto non solo alla mai sopita ignoranza ma anche all’eccesso di una libertà (su tutti i fronti) sempre meno controllata, o comunque non nel modo dovuto. Inoltre, il fatto che nell’ambito del Clero sia diminuita sensibilmente la vocazione è un altro segnale, come quello della “eccessiva” e incontrollata promiscuità tra i popoli nella stessa Nazione: culture estremamente diverse, ed altri effetti collaterali, responsabili di ulteriori difficili e deleteri rapporti umani.

È pur vero che di tanto in tanto in proposito leggiamo di qualche opinionista, ma non ho mai letto opportuni approfondimenti e tanto meno suggerimenti da parte di chi sarebbe deputato a condurre un Paese. Poi, la pandemia ha contribuito a peggiorare i rapporti umani e oggi, ormai praticamente terminata, ne raccogliamo i cocci delle ulteriore conseguenze, come quella relativa che (ormai) non si tornerà più a frequentare gli ambulatori dei medici di famiglia e, manco a dirlo, anche per questa realtà la popolazione dovrebbe adattarsi a contattare il proprio medico di famiglia per telefono se non addirittura per e-mail (per chi è dotato di un PC). Di questo passo, visto che sta subentrando la visita medica virtuale, sulla quale ho fatto una lunga dissertazione, saranno sempre meno le visite “de visu” con la relativa semeiotica, ad eccezione se si è gravi per ottenere la visita a domicilio, diversamente in ambulatorio previo appuntamento. Sul capitolo relativo alla Sanità pubblica/privata mi sono già espresso in più occasioni e, da come stanno procedendo le cose (ivi compresi i notevoli problemi di cui stanno soffrendo anche i sanitari), c’é da votarsi al protettore dei malati (San Camillo de Lellis: 1550-1614) ed esortarlo per non giungere in un P.S. Ora, potrei continuare all’infinito ma sono  conscio che non approderei a nulla o quasi, ma concludo che a mio avviso (e ne sono convinto ormai da troppo tempo) che la nostra è oggi la società del delirio più estremo e incontrollato, all’interno della quale il dispotismo regna imperante, e sono sempre meno le persone che si possono ritenere al di fuori. Confiderei quindi in una maggiore incisività della Antropologia, della Psichiatria e della Sociologia (senza aver certo la pretesa di insegnare loro qualcosa), con l’auspicio di giungere a qualche suggerimento da trasmettere a quei benpensanti, affinché contribuiscano (almeno in parte) a ristabilire quell’equilibrio per una normale e più civile convivenza tra tutti noi, P.A. comprese.

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