La moda dei "capricci"...

 

LA MODA DEI “CAPRICCI MANIACI” E NON

Un vezzo per abbienti che appaga per un tempo

effimero alcuni, e forse arricchisce di più altri

di Ernesto Bodini

Non passa tempo che quando un personaggio famoso è passato a miglior vita, si vanno a “rispolverare” i suoi cimeli, ossia quei particolati effetti personali che usati nel corso della sua vitae, proprio post mortem diventano oggetti di culto da attribuire agli stessi un determinato valore economico, spesso con cifre da capogiro. Anche in questi casi è commercio, ma io mi chiedo: cosa può significare venire in possesso di un vestito (od altro) oggetto appartenuto sia pur ad un personaggio che per la cronaca è passato alla storia, e per venirne in possesso pagarlo una considerevole cifra? Il più delle volte si tratta di personaggi dello sport e dello spettacolo, ma anche di regnanti come, ad esempio, recentemente è stato messo all’asta, e venduto per oltre 1 milione di dollari, l’abito (nella foto) di Lady Diana che indossò a Firenze nel 1985 a una cena durante un tour dell’Italia insieme al principe Carlo, con cui era allora sposata. Di questi esempi, che personalmente definisco “capricci maniaci”, se ne possono contare oltre, i cui compratori solitamente sono persone dalle notevoli possibilità; ma che possono godere (come?) per un periodo breve della loro vita, sia perché essi stessi non sono più tanto giovani e sia perché l’oggetto o cimelio tanto desiderato e “strapagato” è destinato a restare su questa Terra…, come del resto tutte le cose materiali. Ma a parte questa ovvietà, ritengo che questi capricci, come tanti altri analoghi, sono un “insulto” alla povertà: possedere una cosa appartenuta ad altri, pagata profumatamente, mentre il vicino della porta accanto, o il clochard che mendica su un marciapiede cittadino, non riescono ad unire il pranzo con la cena. Inoltre, non mi risulta che ci siano amanti di cimeli relativi a filantropi, tutt’al più esistono musei (pubblici e privati) che contengono vere e proprie collezioni dei beni appartenuti ad essi, di interesse comune e questo a scopo di memoria storica (e non voluttuaria) da tramandarsi con finalità culturali.

Personalmente conservo fotografie e documenti a ricordo di qualche personaggio che ha fatto storia (non mondana), sia in ambito culturale che scientifico; una ricchezza che va ad aggiungersi alle decine di Tesi di Laurea in varie Discipline, avute in omaggio da autori in gran parte “sconosciuti” ai più, ma non per questo meno importanti. Questa originale collezione è per me fonte di sapere ciò che le ultime generazioni hanno prodotto dopo anni di dedizione e sacrifici. E se questa non è una ricchezza, che cos’è? È pur vero che anche questi preziosi documenti sono destinati a restare sulla Terra, ma è altrettanto vero che per molto tempo accompagneranno gli autori nel loro percorso scientifico, e personalmente mi rendoono un piccolo testimone di un “gesto nobile” per appagare il mio spirito inquieto… , ma al tempo stesso dalla inesauribile sete di sapere… Preciso infine che i due esempi riportati si differenziano per sostanza e per concetto, il cui confronto è occasionale ma doveroso citarlo, sia pur nel rispetto di ogni passione e velleità…

 

 

 

 

 

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