RAPPORTI UMANI E RELAZIONALI ALLA DERIVA
Anche l’amicizia sotto la lente e ciascuno dovrebbe fare ammenda…
di di Ernesto Bodini
E' sempre più sconcertante e deleterio
constatare quanto più si conoscono e frequentano le persone, maggiore è
l’incomprensione. Evento che trova le sue radici nel pregiudizio, differenze
culturali, ambizioni in eccesso, diverso ceto sociale di appartenenza,
diffidenza ma anche molta ipocrisia. Sono constatazioni scontate i cui effetti
non lasciano spazio ad un qualche mutamento, di conseguenza i rapporti umani
sono sempre più aridi, e ciò avviene anche nelle società cosiddette “più
civili”… altro che progresso! E quale la responsabilità dei diversi mezzi di
comunicazione? A mio avviso moltissima, basti pensare al fatto che gli stessi
sono male utilizzati, od utilizzati all’eccesso tant’é che la mente umana non è
più in grado di fare un ragionamento proprio con coscienza e razionalità.
Partiamo ad esempio da quella buona consuetudine che consisteva nel rispetto
del pronome “Lei” (o “Voi”) nei confronti delle persone appena conosciute o con
le quali non si ha alcun rapporto particolare di relazione; ed è pur vero che
si può rispettare una persona indipendentemente dal pronome, ma è altrettanto
vero che rivolgersi a qualcuno con un certo formale distacco è sempre stato
segno di maggior rispetto della persone e dei rispettivi ruoli. Questo
malcostume nel nostro Paese ha preso il sopravvento soprattutto dopo
l’abolizione del Servizio Militare di Leva, e ciò non credo che sia una
coincidenza dal punto di vista delle gerarchie; tant’é che in alcune scuole
elementari gli alunni si rivolgono alla maestra con il “Tu” confidenziale e, in
questi casi come anche in altri, tale eccesso può sfociare in comportamenti di
prevaricazione. E non è neppure una coincidenza se nell’ambito delle P.A.
(sanitarie in particolare) avvengono aggressioni… Per correre ai ripari si
invoca ogni volta l’esigenza di “educare” da parte della famiglia, della
scuola, delle Istituzioni in genere; ma non si è compreso che il soggetto che
non vuole essere educato fa parte della sua psiche “deformata” (ma che non è
malattia), la cui correzione appare non fattibile. Insomma, in questi ultimi
decenni ha preso piede troppa libertà con la scusa di vantare determinati
diritti, conquiste ottenute in diversi ambiti ma che stiamo pagando a caro
prezzo! Quindi, richiamando il senso di civiltà, termine che pronunciamo tutti
ogni giorno, verrebbe da dedurre che vi era più civiltà quando questa parola
veniva pronunciata con parsimonia. Ma anche il concetto di amicizia ha subito
in questi ultimi decenni un notevole mutamento: mentre un tempo era considerato
un vero e proprio sentimento umano e di rispetto, grazie anche ad una spontanea
comprensione e disinteresse, oggi appare essere un rapporto fugace se non per
comuni e stretti interessi… E questo, grazie anche ai vari social, mezzi di
comunicazione immediati e “violenti” dietro ai quali ci si nasconde facilmente.
La mia opinione è che tutto è diventato più frenetico, materialistico, venale e
ciò non facilita certo la comprensione fra le parti, anzi… è sempre più
deleteria tanto da incrementare l’effetto inverso, ossia, si tende a diventare
estranei se non anche nemici; un vero e proprio conflitto. A tal riguardo mi
sovviene quanto sosteneva il poeta, scrittore e drammaturgo francese Alfred de
Musset (1810-1857): «Gli epiteti più
oltraggiosi che il vostro nemico più fiero vi getta in faccia, sono ancora uno
zucchero a paragone di quelli che i vostri amici più intimi vi dicono dietro le
spalle». Sicuramente anche alla sua epoca saranno esistiti incomprensioni,
dissidi, rivalità, etc., ma al tempo stesso non “disturbati e aggravati” da
determinati mezzi di comunicazione che non esistevano, se non episodi di satire
a mezzo stampa… Mi rendo conto che mettere a confronto due epoche diverse è fin
troppo facile e comodo, ma mi rendo anche conto che essere ottimisti è pura
follia, specie se si vuole sostenere che tutto è giusto quando in realtà è
sbagliato. Resta comunque inteso che le eccezioni esistono e vanno considerate,
anche se un vero e proprio rapporto di sincera amicizia è sempre più difficile
instaurarlo, e quando ciò avviene ritengo sia una benedizione e una grande
fortuna da non lasciarsi scappare: «Amicus
certus in reincerta cernitur», ossia, il vero amico si riconosce nei
pericoli. Ultima riflessione. Ogni sera mi chiedo: sono stato fedele in quelle
cose che ho trattato per gli altri? Sono stato sincero nella conversazione con
chi ho incontrato? Mi sono costantemente attenuto a quanto mi fu insegnato?
Rispondere a queste domande, anche per me richiede una grande onestà
intellettuale!
Commenti
Posta un commento