LA SAGGEZZA CHE MANCA…
In
attesa di quello che ci verrà detto a fine anno, risulterà inutile
se non si attingerà nel concreto dalla saggezza del (lontano)
passato
di Ernesto Bodini
Anche
quest’anno è trascorso, e anche quest’anno con al centro una miriade di
problemi esistenziali, sia a livello locale che internazionale. Per quanto
riguarda il nostro Paese abbiamo accumulato un carico di pene, tanto da
appesantire la coscienza di ognuno, di chi ci ha governato e ci governa in
primis. Elencarle tutte sarebbe un impegno improbo, ma a parte la consistenza
numerica sono i fatti di cronaca in particolare che hanno reso penoso (mi si
accetti questo eufemismo) l’anno che sta per finire, e che in realtà non ha nulla
da invidiare a quello precedente. In merito ad alcuni aspetti tra i più
deleteri come i femminicidi, i morti sul posto di lavoro, i reati contro il
patrimonio, la perenne crisi finanziaria ed altro ancora, si sono espressi sino
a perdifiato i politici, gli opinionisti della prima e dell’ultima ora, le
associazioni di volontariato e il clero, ma tutti in forma ripetitiva e spesso
rivolgendosi l’uno contro l’altro, come a cercare chi avesse avuto maggiori
“responsabilità” degli eventi su descritti. Inoltre, la politica internazionale
in presenza di conflitti bellici e non, ha fatto e fa da “contorno” al nostro
vivere quotidiano evidenziando così una situazione generale sempre più ingravescente. A breve il nostro
presidente della Repubblica sarà chiamato a tenere il rituale discorso di fine
anno rivolto a tutti noi, ed è facile immaginare che ci elencherà quanto
accaduto in questi mesi con tono sommesso e di grande disappunto, ribandendo
l’esigenza di non abbattersi per risalire la china. Ma come negli anni passati
ci si dovrebbe aspettare suggerimenti propositivi e concreti per ridimensionare
una situazione, ma non credo che al di là della solita retorica potrà darci
indicazioni decisamente concrete: l’Italia è un Paese che può vantare molte
cose, ma nello stesso tempo (a mio modesto avviso) ha bisogno di una conduzione
ben più determinata e, per giungere ad essa, la concretezza deve scalzare la
retorica… Non sono certo io la voce più autorevole per intervenire in modo
diretto su chi ha determinati poteri, ma ugualmente mi permetto di rammentare
che una buona politica può essere fatta e condotta se priva di assurde
ideologie fini a se stesse, mentre sarebbe più utile e conveniente rincorrere
obiettività e razionalità, non disgiunte da ogni posizione di più modestia e
più umiltà oltre, naturalmente, dalle necessarie competenze. Comprendo che da questo
mio “pulpito” può sembrare tutto più facile, ma ciò non significa che i
suggerimenti citati non si possano mettere in pratica, proprio perché l’abilità politica non consiste nel
comandare ma nell’osservare e soddisfare i bisogni del popolo. In questi anni,
e quindi da un bel po’ di tempo, mi dedico ad osservare quanto accade ogni
giorno intorno a noi, un lungo susseguirsi di sforzi da una parte e nulla di
fatto dall’altra; e proseguire in tal modo non si va da nessuna parte, anzi si
rischia di sprofondare nel limbo della retrocessione sia dal punto di vista concettuale
che esistenziale. Contestualmente troppi consigli e suggerimenti sono stati
espressi da parte un po’ di tutti, ma giunti al XXI secolo assai avanzato e
nonostante i trascorsi, il nostro Paese resta a “galla” in quel mare d’inerzia,
sia pur non privo di obiettivi e proponimenti ma al tempo stesso con infiniti
vuoti da colmare. Un tempo ad ogni delusione si diceva: «Povera Italia!»,
oggi io credo che si possa (inevitabilmente) dire: «Fortunato chi riesce a sopravvivere nella convinzione di appartenere a
quella povera Italia!». Ma
vorrei anche aggiungere che una delle nostre carenze, sia pur apparentemente
innocue, consiste nel fatto che pur avendo l’opportunità di avvalerci della
saggezza di molti nostri antenati, non ce ne sappiamo avvalere: a volte è
sufficiente rievocare una aforisma per illuminare il nostro futuro cammino finalizzato
alla necessaria ed urgente ripresa e, a riguardo, mi sovviene quanto sosteneva
il filosofo tedesco Martin Heidgger (1889-1976): «Chiacchiere, curiosità ed equivoci sono le
basi della società di massa contemporanea, dove si chiacchiera di tutto
rimanendo sulla superficie di ogni cosa, tutto si fonda sul perpetuarsi di
equivoci infondati che alimentano una curiosità morbosa che nulla ha a che
vedere con il sapere e con il suo radicamento».
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