CONTRADDIZIONI E IPOCRISIE NON MANCANO MAI…
Dare importanza e
lustro eccessivo a chi non ne avrebbe bisogno, paradossalmente
ci allontana da
certi valori; rifuggire da tali inviti può essere esempio di modestia e
soprattutto umiltà. Si pensi ad esempio a chi rinuncia ad un brevetto o rifiuta
il Nobel
di Ernesto
Bodini
Le contraddizioni istituzionali sembrano non
avere termine. Da una parte il presidente della Repubblica di tanto in tanto
ospita al Quirinale assi dello sport di questa o quella disciplina, dall’altra
il papa ha commentato in una breve apparizione pubblica che nello sport gira
molto denaro. Ora, alla luce delle varie crisi politico-economiche e finanziare
(se non anche di valori morali) di cui siamo quasi tutti vittime, trovo a dir
poco incongruenti le due affermazioni citate, ossia una in contrapposizione
all’altra: dare lustro istituzionale a protagonisti dello sport che solitamente
sono milionari, mi sembra come non considerare il ceto più modesto. Tale
politica istituzionale di facciata personalmente la ritengo un insulto, anche
perché chiamerebbe in causa un’altra assurdità: quando un cittadino scrive ad
un Ministero con una precisa richiesta di riscontro, solitamente quella
Istituzione non si degna di rispondere… E allora perché io dovrei credere nel
valore delle Istituzioni che ignorano il cittadino? E a cosa serve avere
predisposte nelle stesse i cosiddetti Uffici Relazioni con il Pubblico? Per tali
ed altre ragioni non è questo il Paese nazionalista e democratico come vuol far
credere di essere, con l’aggravante di averlo edulcorato ad esempio con le
Celebrazioni per il 150° dell’Unità italiana (2011). E a questo proposito va
detto che durante l’anno sono sempre molte le rappresentazioni ufficiali per
“onorare” una ricorrenza istituzionale, mentre i gravi problemi esistenziali
(povertà, disabilità, precarietà degli anziani, mancata assistenza,
disoccupazione, criminalità, etc.) sono sempre più disattesi e quindi senza una
soddisfacente soluzione. E, come se non bastasse, l’amara ciliegina sulla torta
è che nel nostro Paese quasi tutti gli anni la Presidenza elargisce
riconoscimenti di merito, e in taluni casi per il designato con l’etichetta di
“eroe”. L’Italia, a mio dire, non ha bisogno di eroi ma soltanto di buoni
esempi che possono essere menzionati come un dato di fatto… ma nulla di più; ma
finché si darà censo a questo a quel personaggio, specie se già noto e molto
abbiente, l’invidia (che non è certo la mia, anzi) tenderà a perpetuarsi, come
se nella vita per essere considerati avendo fatto una buona azione fosse
necessario pendere dalle labbra di questa o quella Istituzione. In oltre sette
lustri di impegno sociale, prevalentemente “in autonomia”, non ho mai rincorso
finalità di immagine se non il piacere di una foto ricordo ed una sincera
stretta di mano con qualche Personaggio incontrato, per la verità quasi sempre
per il mio ruolo di giornalista.
Va da sé che ho maturato una certa esperienza
nel campo sia della comunicazione che dei rapporti sociali e, per quanto
riguarda il mio impegno dedito a combattere la burocrazia, non ho mai trovato
un “alleato”. Sotto questo aspetto, è il caso di precisare, permane e si
perpetua una ulteriore ipocrisia sia da parte dei cittadini che delle
Istituzioni, nessuno escluso. Allora, deduco e confermo, è vero che la
burocrazia è il “cancro dell’Italia”, ma per ragioni ancestrali non c’è mai
stata la volontà per contrastarla, preferendo subirla quasi a rasentare il
masochismo. Medaglie, pergamene, onorificienze varie, trini e merletti sono
simboli sociali che ciascuno si “compra”; simboli che per un po’ di tempo fa
piacere esibire ma poi, come tutte le cose, finiscono in un cassetto o
addirittura dimenticate… Ciò che invece bisogna ricordare sempre è quanto si
doveva fare e non si è fatto, e ciò che si è fatto e non si doveva fare; un
richiamo alla propria coscienza perché alla “resa dei conti” di fronte ad un
certo Tribunale non ci sarà alcun legale a propria difesa… se non i “neuroni
della coscienza”. Ora, è pur vero che chi non ha peccato scagli la prima
pietra, ma è altrettanto vero che per ammettere i propri errori e peccati la
coerenza vuole il rifiuto di ogni eccessivo riconoscimento plateale, specie se
si appartiene ad un ceto sociale abbiente… con l’ambizione di varcare la soglia
di una primaria Istituzione pubblica. Vorrei concludere con quanto segue. Nemmeno
la coscienza di ognuno può rappresentare la figura di “giudice” dispensatore di
meriti e demeriti... Grazie a Dio il sottoscritto non è ancora indispensabile a
nessuno: sarebbe un onere troppo pesante da sopportare! Quello che disturba e
preoccupa l’uomo corretto, è bene che si sappia, non sono le cose come tali, ma
l’essere relegato al pari dei suoi simili che vogliono “depennarlo” dal suo
ruolo di Essere vivente ed operante nel bene e per il bene della collettività.
Del resto le dicerie corrono veloci, ma non si fermano a lungo quanto la
verità. E la libertà di chi scrive vale sempre, quale che ne sia il prezzo: ubi
libertas, ibi Patria.
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