SOLIDARIETÀ IN VERSIONE PSEUDO MODERNA…
SERVIREBBE
UNA PIÙ RAZIONALE INVERSIONE DI MARCIA
di Ernesto Bodini
Da sempre nel nostro
Paese, e forse più che in ogni altro, si spendono molte parole sui concetti di
volontariato, solidarietà, beneficienza, condivisione, partecipazione con la conseguente
creazione di molte associazioni che, per il vero, una gran parte di esse sono
un doppione l’una dell’altra: l’unico principio (statutario) in comune è il
classico “non a fine di lucro”. Tutte,
però (poche le eccezioni) chiedono il cosiddetto obolo, e cosa ancor più
“abominevole” è l’invito a versare una cifra fissa mensile o annuale…, una
sorta di imposizione che non rientra, o non dovrebbe rientrare, in nessun
statuto o regolamento associativo. Alcune di queste associazioni, danno la parvenza
di una composta etica e rispetto per il denaro altrui, e si limitano ad
esprimersi con un laconico: “offerta
libera”. Or bene, nulla in contrario alle iniziative volte alla solidarietà,
ma da qui a “pretendere” una quota credo che non sia per nulla etico. Preciso
che personalmente sono sul campo della solidarietà da almeno sei-sette lustri (per
lo più in modo autonomo), e in questo periodo non ho mai “sollecitato” denaro ad
alcuno e per nessuna associazione; anzi, alcune volte volontariamente ho “speso
del mio”; mentre per quanto riguarda l’operatività mi sono prodigato con
diversi ruoli esperenziali e professionali. Ma quello che non riesco a
concepire è che questo esercito di volontari è sì operante in molto settori del
sociale, ma nessuno si è mai prodigato in difesa dei più deboli affrontando la
burocrazia, un “cancro” italiano che miete vittime ogni giorno pur considerando
che è possibile farvi fronte: basta volerlo, ma ciò non accade. Le molte
persone che mi conoscono sanno della mia predisposizione e determinazione per
la lotta alla burocrazia, ma nessuno di loro (rarissime le eccezioni) intende
imporsi in tal senso e nemmeno a farsi aiutare… È una questione di mancanza di
coraggio, di viltà, di ipocrisia, di ignoranza o altro ancora? Forse di tutto
un po’ e forse è proprio per queste ragioni che in questi decenni sono sorte
decine di migliaia di associazioni, alcune delle quali svolgono ruoli per
certi versi “sostitutivi” alle Istituzioni… A mio avviso niente di più illogico
e assurdo, anche perché tutto ciò che è azione del volontariato è un impegno in
meno delle Istituzioni stesse. Evidentemente la popolazione, dal dopoguerra ad
oggi, è cresciuta con un concetto “deformato” di solidarietà che quasi sempre
si riversa in assistenzialismo e in coperture di quei vuoti dello Stato e di
altri Enti pubblici. Ovviamente fanno eccezione le attività di volontariato in
caso di calamità a sostegno delle Istituzioni “prese alla sprovvista”… e bisognose
di aiuto da parte della collettività. Da sempre sono convinto che se tutti ci
prodigassimo agendo contro la burocrazia in tutte le sue manifestazioni, per
molte associazioni non ci sarebbe la necessità di esistere. Va da sé che altra
cosa sono le iniziative di volontariato con finalità culturali o di altro
genere che nulla hanno a che vedere con i “vuoti istituzionali”, come ad
esempio fondare associazioni a titolo goliardico e simili. Paradossalmente
concepisco di più il concetto di carità cristiana, come era inteso ed operativo
molti decenni fa e, a questo proposito, rammento la lodevole solidarietà degli
italiani residenti sia in Italia che all’estero, manifestata nel dopoguerra
attraverso la prodigiosa opera di Don Carlo Gnocchi (1902-1956). Dopo il
conflitto il nostro Paese era letteralmente in ginocchio in tutti i sensi e, la
cosiddetta Provvidenza fattasi uomo in Don Carlo e in moltissimi aderenti ai
suoi appelli, ha fatto sì che migliaia di mutilatini prima, e poliomielitici poi,
non fossero lasciati soli a se stessi… Questa è certamente una delle diverse
nobili pagine italiane della solidarietà che con gli anni a venire, si è voluto
imitare ma con uno spirito diverso… Ma tornando al concetto iniziale di
volontariato, per essere tale a mio parere andrebbe rivisto in toto, anche
perché un’altra contraddizione è data dal fatto che allo stato attuale permangono
oltre 5,6 milioni di poveri, nei confronti dei quali non basta certo un
“misero” obolo, un panino o una ciotola di minestra quando capita. Questo
esercito di silenziosi, abitanti del cielo stellato, possiedono una dignità
tale da non chiedere niente a nessuno, nemmeno allo Stato! Se invece un piccolo
esercito di templari in versione moderna si istituisse contro la burocrazia,
molti poveri e molti disagiati avrebbero migliore fortuna. Ma credo che tutti
abbiano paura di essere decimati da “Filippo il Bello” che, in questo caso, è
rappresentato da un volontariato inesistente. Detto ciò, non posso che condividere
quanto sosteneva la scrittrice e filantropa statunitense Pearl Sydenstricker Buck
(1892-1973 - nella foto): «La prova della civiltà è nel
modo in cui si prende cura dei suoi membri più indifesi».
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