SE FOSSI UN POLITICO PARLAMENTARE
Un breve viaggio ideale
che, purtroppo, pochissimi sanno percorrere
di Ernesto Bodini
Per rivestire il ruolo
di politico parlamentare, previa una certa gavetta, non solo bisogna essere
votati, ma implica una certa “predisposizione” oltre a far parte di un certo
schieramento che, non di rado, è bene precisare, si è soliti cambiare a seconda
di dove c’é maggior convenienza, che l’interessato direbbe maggior attinenza al momento
politico più vicino alle aspettative… Anche se personalmente non ho mai avuto
questa attitudine, e mai ne sono stato tentato, vorrei provare ad immaginare
idealmente qualora dovessi vestire quei panni, che ritengo essere assai pesanti
(oltre che “ingombranti”) e di un certo impegno etico. Ma oltre alle doti
morali che devono essere ineccepibili, dovrei possedere un certo curriculum di
istruzione o, in sub-ordine, un elevato livello di cultura generale, essere
sempre aggiornato su tutti gli eventi politico-sociali, e se non anche
giuridici; approfondirei la conoscenza diretta dei problemi dei miei
concittadini, cercando di immedesimarmi il più possibile e in concretezza nelle
più disparate realtà, con particolare riguardo per le cosiddette fasce più deboli,
e non certo perché portatrici di voti... Tale impegno ritengo che implichi una
costante presenza in sede di Parlamento, giungendo puntuale (in perfetto
ordine) e limitando al massimo le assenze; starei molto attento a tutti gli
interventi dei colleghi, avendo cura di prevenire ogni possibile (inciucio,
termine peraltro orrendo ma spesso usato dai mass media) o ammiccamento per
favorire la votazione di una legge piuttosto che un’altra nel senso più
dell’opportunismo che della priorità. Nel voler dissentire dopo una qualunque
esposizione, una volta avuta la parola sia in sede di Camera che di Senato,
manterrei doverosamente un comportamento consono alla buona e chiara
espressione lessicale, oltre ad un tono di voce pacato e riflessivo…, e né mi
distrarrei in ogni modo, soprattutto con il cellulare specie nel corso degli
interventi altrui e di votazioni. In caso di incomprensione verso i colleghi,
non solo chiederei la parola a chi presiede la seduta, ma mi rivolgerei agli
interessati con umiltà riconoscendo la mia ignoranza…, essere un po’ socratici
non guasta! In ogni mia azione dentro e fuori il Parlamento manterrei un
atteggiamento educato e rispettoso anche con i miei “oppositori”, non
rilascerei ai mass media interviste inopportune, rifuggirei da ogni tentazione
di selfie-mania, e non mi esalterei nel caso una mia proposta legislativa fosse
andata a buon fine, proprio perché in questi casi il merito (meglio sarebbe
dire dovere) è di tutta la coalizione: nessuno nella vita ha fatto qualcosa di
tangibile da solo e, come si usa dire, anche in politica (“onesta”) l’unione fa
la forza. E in caso di ri-elezioni, prometterei di meno per deludere di meno!
Detto questo, non andrei oltre con la fantasia anche perché non sono mai
entrato nell’idea di percorrere nella concretezza questa strada che, per molti
versi, non mi è per nulla congeniale. Tuttavia, se questa mia fantasiosa
immaginazione dovesse essere recepita da futuri e ambiziosi candidati, voglio
sperare (ma ho i miei dubbi) che tutti quelli che sono votati alla politica e
alla relativa carriera, si attengano minimamente a quello che io definisco il
“buon costume del fare sociale”, poiché chi varca la soglia del Palazzo di
Potere ha una responsabilità che, seppur in proporzione e in minima
percentuale, potrebbe determinare ugualmente il destino di noi tutti! Vorrei
concludere ricordando che secondo un ministro inglese ai tempi della Regina Vittoria
(1819-1901), un politico seriamente votato a tale ruolo è un uomo capace di
parlare con sicurezza di qualsiasi argomento, e un uomo di Stato è un politico
che ha imparato a tacere. Una saggezza che i nostri politici nostrani (tranne
le primissime generazioni) non hanno, proprio perché la maggioranza di loro (soprattutto
chi vuole emergere e si oppone con accanimento) ama parlare molto e agire poco...
Anche per queste ragioni il mio viaggio ideale resterà tale, preferendo un
agire sociale più concreto e non condizionato, ossia quello della solidarietà…
privo di finalità economiche e di ogni qualsivoglia compromesso: il compromesso
è un ottimo ombrello ma un pessimo tetto! Un’ultima accortezza: mi prodigherei
affinché il Presidente della Repubblica imponga con pragmatico decisionismo il massimo
rispetto della Costituzione, a cominciare dai Parlamentari stessi.
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