IL SSN BUONO PER LE
SUE ECCELLENZE MEDICHE MA
INCAPACE DI RISPONDERE IN TEMPI UTILI AI BISOGNI DEI MALATI
Notevoli le carenze che il cittadino-paziente non sa fronteggiare
di Ernesto Bodini
Come si fa ad aver fiducia nelle Istituzioni che spesso
richiamano l’attenzione sul rispetto della Carta costituzionale, quando questo
viene da loro disatteso? Il continuo menzionare quell’insieme di articoli (139)
suona sempre più come demagogia che sconfina nell’ipocrisia, quindi ben
distante dall’etica e dai doveri giuridico-legali… I lontanissimi nobili ideali
per realizzare l’Unità della Nazione, convolata a nozze nel 1861, da un bel po’
di tempo si sono infranti tanto da creare un divorzio se solo si
considerano le molteplici disuguaglianze:
chi ha la fortuna di risiedere al nord generalmente ha migliori possibilità di
farsi curare … e di vivere di più rispetto a chi risiede al sud. Una frattura
tra le “due Italie” sempre più marcata, come dimostrano lamentele e molte
inchieste pubbliche. I fatti sono fatti, e tali sono inconfutabili. Quindi,
entrando nel merito della Sanità che da decenni frequento a vario titolo con lo
scopo di prenderne doverosa coscienza quale cittadino-fruitore e quale addetto
alla divulgazione, con obiettività devo ammettere che non ci mancano le
eccellenze per le quali ben poco abbiamo da invidiare ad altre realtà; per
contro, va detto che ovunque il Sistema sanitario è in declino in ragione del
fatto che la Riforma 833/1978 per il superamento di assistenza suddivisa tra
categorie sociali ed erogata da molti Enti, riconosce competenza legislativa
alle Regioni (Decreto 592/1992) ma non ha dato i risultati sperati, producendo
un fallimento per una serie di ragioni: eccessiva ingerenza della politica, le
Regioni non sono riuscite ad imporsi per il loro ruolo, la spesa è
costantemente incontrollata (chi più spendeva, meglio gestiva…), scarsa o nulla
la programmazione, incontrollata la qualità delle prestazioni, diseguaglianza
di prestazioni sul territorio; per non parlare poi della insufficiente
integrazione socio-sanitaria, ossia il mancato coordinamento tra Servizi
Sociali e Sanitari pubblici, o al massimo in convenzione con il pubblico che, di
fatto, non sempre hanno dimostrato il buon funzionamento dei Servizi stessi dal
punto di vista tecnico e organizzativo. Si considerino inoltre gli sprechi, tra
i più recenti quelli relativi alla organizzazione e gestione della pandemia
(mascherine, tamponi, vaccini, etc.). Come pure sono da considerare il continuo
aumento delle cronicità, delle malattie rare (spesso senza una diagnosi, e in
parte escluse dai Lea) e degli infortuni; la persistente carenza di strutture residenziali (Rsa), le
ricorrenti e mai risolte liste di attesa (talvolta anche per prescrizioni
urgenti), il ricorso alla riduzione dei posti letto, le mancate risposte al
fabbisogno di molti cittadini soprattutto da parte del Territorio, la carenza
di farmaci, il problema della Medicina difensiva, i non pochi difficili
rapporti di relazione tra pazienti e operatori sanitari (ivi incluse le
aggressioni agli stessi), la carenza di medici e infermieri ma soprattutto la
loro carenza di organizzazione. Si aggiunga infine anche la non disponibilità
da parte degli amministratori pubblici di dare udienza ai cittadini per
disquisire su certe personali problematiche, etc. Da tutto ciò ne consegue il
ricorso alla sanità privata la quale è sempre più disponibile per collaborare
con il SSN… percorso ”lecito” per fatturare ad oltranza. Ecco che si continua
ad assistere al decadimento della Sanità pubblica, sempre più alla deriva,
penalizzando soprattutto le fasce deboli (non abbienti), parte delle quali
rinuncia a farsi curare con il rischio palese di aggravarsi, magari
irreversibilmente.
Ma anche il PSN e i PSR (rinnovabili ogni tre anni)
sono oggetto di critiche in quanto le prospettive non sempre rispondono alle
esigenze dei cittadini. Costanti dati riferiscono un aumento delle patologie
croniche e invalidanti (oggi il 38% della popolazione italiana ha almeno
una-due patologie croniche, congenite od acquisite). «Non sempre – riferisce il dott. Giuseppe Imbalzano, autore del
libro “Proposte per la Sanità del futuro”
– viene individuato il fabbisogno dei
Servizi necessari e la conseguente disponibilità di risorse umane e
tecnologiche per soddisfare l’adeguato svolgimento delle attività di risposta
ai bisogni dei cittadini. Inoltre, nel valutare la durata e l’organizzazione
delle degenze, come pure l’assistenza e la cura della persona, si è posto come
primo obiettivo il calcolo della degenza media “prestabilita” più in generale
che individuale». Ovviamente, fermo restando la garanzia delle cure
primarie con la tendenza a “privilegiare” più quelle primarie ad alta
complessità, mentre si sta privatizzando sempre di più la parte intermedia. Ma
l’inefficienza del SSN e/o SSR include anche la non copertura totale (dal punto
di vista economico) della fornitura di ortesi e protesi agli invalidi, e ciò a
causa del mancato aggiornamento (dal 1999) del Nomenclatore Tariffario degli Ausili e delle Protesi, facendo
ricadere alle Asl delle rispettive Regioni la responsabilità di non autorizzare
totalmente i presidi, la cui differenza per convenzione con gli Enti privati
accreditati sarebbe a carico degli invalidi-fruitori, non solo preventivamente
non informati ma lesi nel loro diritto per mancata assistenza (e lesa dignità) che,
di fatto, ritengo essere perseguibile… Potrei dilungarmi oltre, ma ne
deriverebbe un vero e proprio trattato che pochi leggerebbero e nessuno dei
cittadini-pazienti (anche invalidi) ne prenderebbe coscienza, tant’è che sono
ormai proverbiali le loro lamentele in piazza o al mercato, se non anche
scrivendo (inutilmente) ai giornali come se fossero questi i diretti
interlocutori. Se tutto ciò non fosse vero rientrerebbe in una storia di
fantasia degna di uno pseudo accademismo di Economia Sanitaria Finanziaria, ma
purtroppo è la cocente e costante realtà dei fatti che gli italiani (a mio
avviso) continuano a subire perché, come vado ripetendo da tempo, la maggior
parte di essi preferisce vivere con un problema che non riesce a risolvere,
piuttosto che accettare una soluzione che non riesce a comprendere. A fronte di
questa realtà personalmente (in quanto cittadino-utente-fruitore) mi dissocio
dalla massa vociante e arrendevole, e finché avrò vita e salute (SSN
permettendo…) intendo perseguire i miei diritti con veemenza e determinazione,
e non incorrere in un’esperienza di vita socratica, poiché rinunciare ad un
diritto conclamato equivale ad ingurgitare passivamente la cicuta! Atteggiamento che da sempre mi vede in “prima linea”
ma senza clamori: non servono alzare il tono di voce ed eccessivo presenzialismo
per concludere nulla di fatto.
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