LO
SCARSO DECORO “UMANO” NELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI
Non pochi i casi di “deplorevole” abbigliamento ed un modesto modo di porsi al pubblico degli operatori agli sportelli, come pure anche la non trasparenza anagrafica degli stessi…
È vero, siamo tutti (o quasi) osservatori: ogni atto quotidiano compiuto
dai nostri simili spesso non ci passa inosservato e da qui, esprimere un
giudizio magari anche lapidario, il passo è breve. Ma una delle osservazioni
sulle quale vorrei “puntare il dito” è quella del portamento estetico, e non,
del personale della P.A. soprattutto quello addetto alle relazioni con il
pubblico: sportellisti, addetti al front office, alla portineria, all’ufficio
informazioni in genere, etc. Si dice da sempre che l’abito non fa il monaco, ma
purtroppo in non pochi casi non è così in quanto basterebbe frequentare una
serie di uffici pubblici per renderci conto che, tra costoro, ve ne sono che
hanno un abbigliamento che lascia molto a desiderare: scarpe da ginnastica di gomma
o di plastica dalle quali il piede non trasuda… (d’estate infradito, ciabatte o
sandali senza calze), calzoni talvolta sdruciti come i jeans che secondo la
moda di questi tempi sono volutamente lacerati; per gli uomini (giovani e meno
giovani) un abbigliamento formale non è nemmeno un sogno ambizioso come la
camicia con al seguito giacca e cravatta, ma spesso invece solo una maglia con tanto di vistosa scritta
pubblicitaria (magari anche del proprio idolo sportivo o dello spettacolo) sul
davanti o sul retro; per non parlare della pettinatura che lascia ad intendere
non solo di non essersi pettinati ma nemmeno lavati (come si deve) al
risveglio. Oltre agli uomini, anche le donne non sono poi tanto a meno in
quanto ve ne sono alcune magari molto ben agghindate, profumate e
particolarmente decorate alle unghie,
alle labbra e su altre parti visibili del corpo con variopinti e fantasiosi
tatuaggi… talvolta alquanto allusivi, e con tanto di braccialetti ed anelli su
ogni dito o quasi. Ma non solo. Al colloquio con alcuni di questi addetti al
pubblico, che si presume abbiano superato il concorso con gli opportuni
requisiti formali e di portamento etico, e supposto che abbiano le competenze
relative al ruolo loro assegnato (ma non sempre è così), il lessico è molto
povero di vocaboli (povero Dante…!) e di quella forma di rispetto che si deve
non solo al cittadino in quanto utente-contribuente e fruitore di beni e
servizi, ma soprattutto in quanto Persona… giacché anche l’addetto si ritiene
tale. Oggi, rispetto a tempi non molto remoti, parte del personale della P.A.
addetto al pubblico non è più dotato della divisa che lo distingue per il ruolo
identificativo e per l’ordine di presenza, e questo a mio avviso fa la
differenza. Ad esempio, alcuni Istituti bancari, per quanto Enti privati di
diritto pubblico, d’estate capita di imbattersi in impiegati uomini addetti
allo sportello con la camicia aperta sino a metà del torace con ben in vista il
petto villoso e magari anche una vistosa catenina d’oro, e la donna con una scollatura
che lascia poco spazio alla immaginazione. Queste mie osservazioni-deduzioni
potrebbero andare oltre ed indurre il lettore ad essere giudicato come “Catone
il censore”, ma in realtà non è così perché le generazioni antecedenti alle
ultime due-tre sono state educate e sono cresciute con una adeguata disciplina
interiore ed esteriore, e il loro rapportarsi con il prossimo è sempre stato
manifestazione di compostezza e di rispetto. Purtroppo la moda, l’evoluzione
dei costumi e l’eccessiva libertà di trascendere (talvolta senza freni
inibitori) hanno avuto il sopravvento, e da qui a parlare anche di scarsa
igiene personale il passo è alquanto breve… Tale portamento estetico lo
riscontro anche negli ospedali, dove mi imbatto in taluni medici e infermieri
(soprattutto giovani e giovanissimi) vestiti in modo molto poco decoroso, sia
pur in relazione alla loro divisa che nemmeno la stessa riesce a camuffare.
Nessuno vuol disconoscere la loro capacità di approccio e rispetto al paziente,
come pure la loro competenza clinica… sia pur al loro esordio; ma ciò non
toglie che dialogare ed essere visitati da un giovane medico presentabile e di
buone maniere dovrebbe far parte della sua formazione: prima interiore e poi
accademica. Emblematico è il caso di un vecchio clinico, secondo gli annali
della storia, che prima di visitare “manualmente” un paziente aveva
l’accortezza di strofinare il palmo delle proprie mani su un piccolo “scalda
mani”, evitando al malato di essere
toccato da una mano fredda o tiepida… Esempio di accortezza questo,
forse eccessivo, che oggi non solo farebbe sorridere, ma sarebbe beffeggiato
dalle ultime generazioni in quanto inutile, non lessico e quant’altro… in tutta
questa mia disamina ho lasciato ad intendere che vi è una parte di addetti alla
P.A. dal portamento opposto, quindi assai di buon gusto e, in questi ultimi, ho
notato in più occasioni che il loro modo di rapportarsi con il pubblico è
spesso di gran lunga più apprezzato tanto da facilitare un miglior dialogo fra
le parti e, magari, anche una più “rapida” soluzione alle istanze presentate
dal pubblico. Ma una ulteriore disamina-critica non va risparmiata ai nostri
interlocutori telefonici: segretari, call center, centralinisti in genere, in
quanto il fatto di non essere conosciuti visivamente e anagraficamente a questi
operatori conferisce loro quel potere che, a volte, trascende in arroganza
considerando il cittadino-utente un numero (disturbatore) e non una Persona che ha necessità. La
dignità è il rispetto che l’uomo conscio del proprio dovere sul piano morale,
deve sentire nei confronti di sé stesso e di tutti noi, e tradurre in
comportamento coerente e adeguato alle circostanze del momento. Ergo:
l’arroganza del potere non ha mai fatto crescere un Paese che si ritiene civile
democratico!
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