DOVE
STIAMO ANDANDO?
Inerzia
e superficialità caratterizzano il popolo vociante di piazza e
di
mercato, e non si rende conto di soccombere giorno dopo giorno
Oltre le lamentele quotidiane di piazza e
di mercato, ma anche sui giornali da parte dei lettori, sto constatando da
tempo che la stragrande maggioranza delle persone che subiscono una ingiustizia
o un disservizio, non concepisce che si possono perseguire legalmente… anche
senza ricorrere necessariamente ad un legale (anzi, in questo caso a volte non
conviene…). A tal riguardo va precisato che l’italiano “medio” non ha mai
concepito il fatto che quando la P.A. deve comunicare al cittadino solitamente
lo fa per iscritto, mentre il cittadino altrettanto solitamente non agisce in
egual modo, e di conseguenza non fa altro che penalizzarlo… In buona sostanza
in questi decenni, nonostante i potenti mezzi di comunicazione, l’italiano è
tuttora carente di cultura soprattutto dal punto di vista delle procedure (anti)
burocratiche, per contro invece sovente è molto ben informato su argomenti
ludici e di altra piacevole natura. Ed è forse per questo che una volta
circolava la battuta-convinzione che le Istituzioni hanno interesse a mantenere
il popolo ignorante, ma se anche fosse vero tale stato di ignoranza è
addebitabile al cittadino stesso e non alle Istituzioni. Inoltre, non sono
certo associazioni o movimenti vari ad attivarsi contro il muro di gommapiuma
che è appunto la burocrazia, quindi è interesse della singola persona
informarsi, erudirsi ed attivarsi ogni volta per difendersi contro i soprusi (eccesso
di potere) e le inefficienze. In questo senso non esiste una “scuola” specifica
ma solamente il dovere e la intraprendenza di ognuno anche perché, va
ricordato, la Legge non ammette ignoranza! Dunque, riprendendo il titolo: dove
stiamo andando? Sicuramente alla deriva e le prospettive a breve-medio termine,
a mio avviso, fanno presagire nulla di buono, anzi, ne vedremo delle belle a
cominciare dal comparto della Sanità pubblica che sta scivoland0 non troppo
lentamente verso il privato, e ciò con ulteriori e gravi penalizzazioni
soprattutto per i meno abbienti. Si pensi ad esempio ai molti anziani e malati
cronici, in parte soli, che non possono contare su alcun aiuto esterno, i quali
dovendosi sottoporre ad una visita medica specialistica o ad un esame
strumentale non sono in grado di ottenere la relativa prenotazione, a volte
anche in tempi brevi come da codice di priorità evidenziato dal medico
prescrittore. Questi ed altri problemi non mi risulta che siano stati sinora
illustrati con incontri pubblici (non di piazza o di mercato), e tanto meno
richiesti dal pubblico stesso. Una inerzia e una superficialità che, a questo
punto, non giustifica quanto lamenta la popolazione stessa, una assurda e
paradossale incongruenza tale da comportare le conseguenze del caso.
Eppure si è tanto vantato, sino a non
molto tempo fa, il nostro SSN in quanto essere tra i più virtuosi e competitivi
al mondo, grazie alla lungimiranza di Tina Anselmi (1927-2016 – nella foto), la
prima donna ministro d’Italia che fece promuovere il Sistema Sanitario
Nazionale (e la Legge delle Pari Opportunità), un sistema all’avanguardia,
accessibile a chiunque, completamente gratuito e sostenuto da una tassazione
progressiva rispetto ai guadagni e che sancisce il diritto alla salute di tutti
i cittadini a cui vengono garantiti prestazioni mediche, terapie, ricoveri e
interventi ospedalieri. Inoltre, dedicò la sua intera esistenza alla difesa
della democrazia (a mio avviso quando ancora aveva un senso ed era credibile…),
delle Istituzioni e della libertà. Come ben sappiamo ricorreva il 1978, ma
prima di allora la Sanità non era accessibile a tutti, soprattutto per chi non
aveva un lavoro e non contribuiva… Si pensi ad esempio che nel dopoguerra, ma
anche negli anni a venire, molti mutilati e poliomielitici (compreso chi
scrive) avendo bisogno di cure e assistenza in gran parte hanno potuto ottenerle
durante la permanenza negli istituti della Fondazione Don Gnocchi, diversamente
gli interessati non avrebbero potuto giovare di migliorie fisico-riabilitative.
Ma dal 1978, con la Legge 833, tutti abbiamo potuto fruire di beni e servizi
(ad eccezione delle protesi dentarie e in parte della chirurgia estetica), e
questo più o meno serenamente sino a pochi anni fa. Poi, con l’avvento della
Riforma del Titolo V della Costituzione si è “imposto” il famigerato e
deleterio Federalismo, creando disparità e disuguaglianze e di conseguenza
anche i cosiddetti viaggi della speranza, in particolare per quanto riguarda la
Sanità. A mio avviso l’istituzione del SSN era paragonabile alla conquista del
Far West i cui vantaggi erano dati da quelle “pepite d’oro”, ovvero servizi e
prestazioni gratuite per tutti, ma poi con il tempo il filone si andava
esaurendo, e oggi, sul greto del fiume Sanità pubblica si stanno raccogliendo
poche pepite e molti sassi privi di valore… Dunque, dove stiamo andando? Alla
deriva e, se non si interviene drasticamente, la sanità sarà sempre più un
privilegio per pochi. E proprio per questa deleteria conseguenza, le prossime
generazioni dovranno pregare i loro Santi in Paradiso per non ammalarsi e tanto
meno diventare invalidi. E questa sarebbe un’Italia con la pretesa di essere di
esempio all’Europa? È una presunzione che da sempre contraddistingue il
politico la cui abilità politica, però, non consiste nel comandare ma nell’osservare
i bisogni del popolo… con l’impegno di soddisfarli al meglio.
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