SE FOSSI PAPA… MI PORREI IN MODO DIVERSO…
di di Ernesto Bodini
Se io fossi Papa, è un’ipotesi
più assurda che immaginaria, ma da come vanno le cose in questo mondo, ossia
gli eventi che tutti i giorni turbano la cristianità e il Clero stesso, credo
valga la pena proseguire con questa assurda ipotesi. Anzitutto risiederei in una dimora più sobria, poi vestirei con abiti molto più modesti, mi accontenterei
di un solo “semplice” maggiordomo” o “badante” (perpetua), e non mi avvalerei
delle Guardie personali benché siano un Corpo costituzionale ultrasecolare. Ciò
a dimostrazione del fatto che non avrei timore della mia incolumità, ma anche
per la ragione (altruistica) di non mettere a repentaglio la loro vita ed
eventualmente quella dei loro famigliari, proprio sull’esempio del magistrato
Rosario Livatino (1952-2000), uomo
integerrimo e di grande fede che, per onorare il suo dovere, fu ucciso dalla
criminalità organizzata: una morte a cui andò incontro in qualche modo
consapevole perché, rifiutando la scorta, ebbe a dire: «Non voglio lasciare vedove e orfani».
Un atto assai coraggioso che a mio parere in questo caso lo annovera anche tra
gli “eroi” in quanto rinunciò e si sacrificò. Mi rendo conto che questa
scelta per il ruolo di un pontefice suona come una eresia (ma non provocazione)
e forse degna di scomunica, ma nello stesso tempo denota il massimo rispetto
della vita umana… Inoltre, sceglierei con più “oculatezza” dove recarmi per
portare la mia parola, ossia quella di Cristo, vale a dire che raggiungerei
quelle popolazioni che non solo sono carenti di Fede ma hanno bisogno di un
conforto e di un sostegno per la loro quotidiana sopravvivenza e convivenza. Ma
non solo. In questo periodo particolare farei in modo di poter raggiungere il
popolo russo e quello ucraino, chiedendo loro “ospitalità”, precisando che la
mia non vuole essere una intromissione ma azione “paterna” per indurre la pace
in nome di un Dio universale che da sempre invoca la pace tra i popoli della
Terra. Nelle Feste comandate inviterei in Vaticano i principali politici del
nostro Paese, dedicando loro la mia paterna accoglienza e invitandoli ad
impegnarsi vicendevolmente per il bene della popolazione, rammentando che ogni
astiosità ed eccessiva ambizione non porta da nessuna parte, e che il bene
comune deve essere nell’interesse di tutti… senza distinzione alcuna. Altro
tempo lo dedicherei visitando, quante volte possibile, gli ammalati, i disabili
e i clochard offrendo loro una carezza possibilmente seguita da sostegni
economici in collaborazione con le Istituzioni preposte; ma farei visita
periodica (e non sporadica) anche ai detenuti, offrendo loro la mia mano in
segno di pace e di perdono se pentiti e con promessa di ravvedimento. Per
quanto riguarda le omelie inviterei tutti i sacerdoti ad essere più concreti
con esempi di vita verso la collettività, e scomunicherei (mi si passi questo
termine) coloro che “non onorano”
l’abito talare rammentando i vari Gironi danteschi. Con la mia veste di
successore di Pietro e portatore della parola di Dio, sarei più determinato per
la difesa dei fanciulli, come anche degli animali, avvalendomi di ogni mezzo a
me accessibile per esercitare questo impegno. Sempre in tema di omelie sarei
meno retorico, più sintetico e più comprensibile giacché il popolo non ha bisogno
di tante parole ma di fatti concreti e di buoni esempi, a partire proprio da
me; giacché Dio amava parlare tra la gente in modo semplice e sapeva farsi
ascoltare. Anche se personalmente il Padre Eterno non mi ha dotato di
particolari poteri come quello di fare miracoli, ciò non significa che non
possa prodigarmi invocandolo ogni volta anche per intercessione dei Santi,
come San Pietro e San Paolo, ed altri ancora. Infine rifuggirei, per quanto
possibile, da ogni superflua apparizione di carattere mediatico: il buon Dio
non aveva bisogno di particolare visibilità, bastava (e basta) credergli e io,
comune mortale, chiederei di essere creduto dopo aver dimostrato di calzare due
sandali, una semplice tunica e un bastone di larice per appoggiarmi lungo il
cammino per raggiungere dovunque ogni fedele credente, ateo od agnostico. Un
ultimo impegno quello di approfondire il concetto di amicizia, spesso abusato
in quanto si attribuisce un ruolo quasi mai appropriato che nulla ha a che
vedere con il sentimento di fratellanza… come quella invocata da Dio. In tutto
questo ho azzardato un’ipotesi da sogno (ma non desiderio) anche perché se
realmente avessi i titoli per sedere in Vaticano, non indosserei mai quei
paramenti… che peraltro nessun sarto saprebbe confezionarmi su misura. Se il
vero Pontefice in carica attualmente mi dovesse leggere, spero voglia intendere
questo “volo pindarico” con i migliori intendimenti e come auspicio di un
rinnovato Cattolicesimo di cui c’é tanto bisogno. Da qui, la presente ipotesi tanto
assurda quanto immaginaria.
Commenti
Posta un commento