Esporsi in pubblico...

ESPORSI IN PUBBLICO VERBALMENTE E FISICAMENTE

Un fascino di molti ma che non sempre merita la giusta considerazione…

di Ernesto Bodini

Perché siamo affascinati dai riconoscimenti pubblici, o privati?  E quanto ci piace esternare in pubblico il nostro sapere e saper fare, ad eccezione di chi deve insegnare? Sono domande che mi sono posto più volte e credo che si possano fare più ipotesi senza scomodare psicologi e psichiatri. Anzitutto credo che, oltre al detto: “Se sai fare una cosa fallo sapere”, in molti casi l’esternare è generalmente implicito in ognuno di noi, ed è anche un mezzo per comunicare, socializzare ed ampliare i nostri orizzonti ossia il bisogno del rapporto umano. Ma va anche detto che in non pochi casi, peraltro favoriti dai molteplici mezzi di comunicazione, l’esporsi e l’esibirsi in pubblico è indice di esibizionismo, narcisismo e se non anche presunzione e quindi mancanza di umiltà. Un tempo si diceva che un minimo di riservatezza è segno di compostezza e anche di saggezza, virtù che oggi sono in gran parte superate tant’è che le relazioni sociali sono in via di decadimento, sia perché esporsi troppo si “favorisce” il nostro interlocutore che non aspetta altro per carpire le nostre confidenze e i nostri segreti, e sia perché si rischia di essere spesso fraintesi con conseguenze a volte spiacevoli. Quando ci si trova nel bel mezzo di una platea in occasione, ad esempio, di una conferenza o di un convegno, chi si espone sono ovviamente i relatori, e spesso anche il pubblico è invitato ad esporsi prendendo parola: alcuni fremono perché arrivi quel momento, altri invece tergiversano o rifiutano di esibirsi pur avendone necessità e opportunità. I più “ambiziosi” oltre ad esternare saccenza e quant’altro colgono tale occasione per esibire il proprio look e magari anche qualche oggetto personale da mettere bene in vista; questo esibizionismo è sempre più ricorrente ma che alla resa dei conti qualifica la persona per com’è e non per come dovrebbe essere. Poi vi sono persone che fanno credere di non avere una eccessiva ambizione nell’esporsi in pubblico sostenendo di essere molto impegnate e di avere poco tempo per parlare o rendersi disponibili al prossimo; questo atteggiamento a mio avviso spesso rasenta l’ipocrisia perché far credere quello che non si è (e non si sa fare) ritengo essere un insulto alla personalità altrui. E sono proprio queste persone che sono restie a farsi contattare, una presunzione davvero ignobile, e questo sta a dimostrare quanto è sempre più difficile relazionarsi con sincerità e disinteresse proprio grazie ai molteplici social, e non è un caso che da quando esistono i cellullari e internet, la Pubblica Amministrazione (P.A.) non è più disponibile ad avere contatto “de visu” con i cittadini, e a questo riguardo sono estremamente sicuro che vale l’equazione: “meno contatti diretti meno problemi”. Quindi, gli aspetti dell’esibirsi e del contatto umano paradossalmente rappresentano un problema di convivenza, ben distante da certi valori che in gran parte sono ormai sepolti; per contro, si impongono le esibizioni artistiche, professionali, sportive e ludiche e proprio queste ultime, si vanno imponendo ad esempio attraverso la partecipazione a quiz televisivi che da oltre tre decenni hanno perso la loro “bontà” iniziale. Infatti, vi sono persone che farebbero carte false pur di esporsi pur non avendo né arte e né parte, favorendo coloro che hanno predisposto quelle che io definisco essere le “piattaforme dell’emulazione e dell’illusione”. I sentimentali direbbero che i bei tempi andati non torneranno più, e questo è vero, e data questa “grave” inversione di tendenza credo che sia meglio essere meno disponibili, ad eccezione nei confronti del nostro prossimo che veramente ha bisogno di una nostra parola, o di un aiuto concreto. Infine, qualunque siano gli eventi, sarebbe saggio non “prestare il fianco” ai mass media, circostanza in cui raramente potrebbero rendersi utili. Un’ultima osservazione. Diffidare di chi elargisce ripetutamente considerazioni e complimenti, perché sono coloro che non pensano realmente quello che dicono: gli adulatori sono abili lettori del pensiero in quanto ci dicono proprio quello che pensiamo. Ed è per questo che è meglio evitarli. Naturalmente le eccezioni sincere ci sono, ma sono rarissime e, personalmente, le posso contare sulla punta delle dita di una mano. A questo preciso riguardo in questi anni personalmente ho ricevuto svariate attestazioni (più o meno importanti) in merito alla mia attività di divulgatore e di “impegno sociale”, ma rileggendole mi sono accorto che per la gran parte nel tempo si sono dissolte come neve al sole, anche se i mittenti hanno raggiunto una certa età... Tutto sommato, è meglio essere dimenticati anche nel bene, piuttosto che ricordati con ipocrisia!


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