LETTERA APERTA AI MIEI CONNAZIONALI
(con il massimo rispetto per quelli
che non vogliono ritenersi tali)
È molto tempo, ormai, che ci trasciniamo le carenze e le inefficienze
del SSN. Per quanto essere un sistema universalistico, e se anche superato il
periodo pandemico, la situazione pare non migliorare… favorendo (direttamente o
indirettamente) la sanità privata. Da più parti ci si lamenta quasi
quotidianamente di quanto sia sempre più difficile e a volte impossibile
ottenere una visita specialistica o un esame strumentale in tempi accettabili,
ancorché spesso ritenuti urgenti dal medico prescrittore. Da quando i Servizi
sanitari ospedalieri sono diventati Aziende, non a caso i fruitori sono
definiti di fatto clienti, termine
spesso “camuffato” con i termini utenti
o pazienti. In realtà ci dobbiamo
ritenere pazienti sia dal punto di vista della malattia di cui si soffre, e sia
dal punto di vista della infinita pazienza (nel senso di pazientare)
nell’attendere spesso in tempi biblici questa o quella prestazione sanitaria.
Facendo un passo indietro viene da rammentare la mossa prettamente politica del
Federalismo, avvenuta con la Riforma del
Titolo V della Costituzione con la quale la legge costituzionale n. 3/2001,
appunto, ha modificato
l’assetto del governo territoriale e
sovvertendo i tradizionali rapporti tra Stato centrale ed Enti
periferici. Non
più dunque lo Stato come referente principale delle istanze dei cittadini, ma
gli Enti locali, più prossimi alla società e dunque
maggiormente in grado di soddisfarne efficacemente i bisogni; in quest’ottica è stato radicalmente rivisto
anche il rapporto Stato-Regioni, estendendo la competenza di queste
ultime a tutte le materie non espressamente riservate alla potestà legislativa
statale. In parole semplici, ciascuno di noi per determinati diritti-doveri
dipende dalla propria Regione di appartenenza che, a seconda del proprio potere
politico-economico (e quindi anche legislativo) del momento, dispone una serie
di provvedinenti… soprattutto (a mio dire) in ambito sanitario e
socio-assistenziale. Più fortunati, si fa per dire, i cittadini che risiedono
in Regioni che si ritiene essere più “virtuose”, ossia più lungimiranti,
responsabili e quindi più vicine ai bisogni dei propri residenti; da qui nasce
quella che si può definire costantemente disuguaglianza (alla faccia della
Costituzione), tant’è che sono notorie e ricorrenti le diversità tra nord e
sud. A questo riguardo la Storia mi ricorda che l’Italia è diventata unita nel
lontano 1861, un riconoscimento-conquista avvenuto al prezzo di molti sacrifici
e di molti morti sul campo; poi nel 1948 è stata fondata la Repubblica e quindi
la Costituzione con i suoi validissimi princìpi, ma che purtroppo nella pratica
per diversi aspetti sono diventati “retrò”, sia pur nel massimo rispetto dei Padri della stessa Costituente che,
immedesimandoci nel loro spirito e nelle loro buone e democratiche intenzioni,
non possiamo che inchinarci e chiedere venia se i loro successori non ne hanno
rispettato (e non rispettano) almeno in parte la messa in pratica. In realtà i
problemi sono molti di più e di diversa natura, ma resterei sul tema del SSN in
quanto è un ambito che coinvolge tutte le fasce sociali (un po’ meno quelle
particolarmente abbienti), in gran parte affette da una o più patologie e
quindi costrette a far ricorso alle prestazioni previste dalla sanità pubblica.
Cari connazionali, se mi permettete questa espressione confidenziale, credo che
ognuno (me compreso) abbia avuto bisogno dei servizi sanitari e/o
socio-assistenziali pubblici almeno una volta, e che parte di essi ha ottenuto
ottime prestazioni magari in più occasioni, altri optorto collo hanno dovuto
ricorrere alla sanità privata attingendo magari ai pochi risparmi, altri ancora
hanno dovuto rinunciare a farsi curare. Ma quello che non riesco a capacitarmi,
è che buona parte di voi non sa avvalersi (o non vuole) dei diritti di legge
per rivendicare una prestazione assai ritardata, se non anche negata, sia pur
considerando determinate difficoltà oggettive che i responsabili delle
Strutture devono dimostrare al cittadino-paziente o potenzialmente tale. Questo
“lassismo” non solo vi penalizza nel rispetto dei vostri diritti, ma favorisce
la politica inefficiente del sistema. Da questo plurale mi sono escluso in
quanto personalmente agisco come di diritto sin dalla maggiore età (ancor prima
della Riforma Sanitaria del 1978). Inoltre, mai alcun cittadino mi ha informato
che esistono volontari di associazioni preposti (per loro statuto, o meno) a
tutela del cittadino-paziente che non riesce ad ottenere quanto gli necessita
per la propria salute. In buona sostanza, crisi a parte, spesso si tratta di
contrastare la burocrazia, azione dominatrice che è propria del burocrate per
antonomasia. In estrema ratio ricordo che ogni inottemperanza e/o negazione non
sufficientemente giustificata da parte della P.A., può rientrare nel reato di
omissione e, a questo riguardo, cito un esempio pratico anche se il suo
verificarsi è insolito. Nel caso che una prescrizione di una visita o di un
esame strumentale (o anche un ricovero) volto a stabilire una diagnosi non
venissero espletati per una ragione o per l’altra (lunghe liste di attesa, ad
esempio), se il paziente durante l’attesa dovesse aggravarsi la presunta
patologia o anche soltanto i sintomi, è evidente che le responsabilità siano
riconducibili agli esponenti politico-gestionali del sistema; ma è ncessario
che il cittadino interessato abbia dimostrato di aver espletato tutte le
procedure relative alla prenotazione, ovviamente il tutto nero su bianco. Detto
questo, può quindi procedere. Queste mie esternazioni non vanno intese come
“sobillazione della massa”, ma concretamente quale contributo a quel dover
sapere per agire e per ottenere, sempre nella forma più civile e democratica
possibili. Ma vi è ancora un ostacolo da considerare. Come più volte ho
scritto, da molto tempo ormai il burocrate (nella veste apicale) tende a non
ricevere “de visu” il cittadino, facendosi interpellare tramite e-mail o al
massimo per telefono previo “dettagliato” filtro della segreteria. Tale
atteggiamento a mio avviso è una grave carenza di trasparenza che rasenta il
dispotismo, che taluni cittadini (i più
irascibili) non sopportano con reazioni spesso incresciose che possono
configurarsi anche in reato. Alla luce di tutto ciò e della obiettività
riscontrabile quasi ogni giorno, il non sapere e/o voler prendere posizione per
rivendicare il rispetto di un diritto (dopo i doveri), inevitabilmente mi fa
sovvenire quanto sosteneva Alessandro Manzoni (1785-1873): «Noi uomini siamo in genere fatti così: ci
rivoltiamo sdegnati contro i mali mezzani, e ci curviamo in silenzio sotto gli
estremi». Una constatazione assai datata, ma che purtroppo rispecchia la
realtà attuale di molti di voi… senza peraltro nulla ottenere!
Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di
tematiche sociali)
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