Ennesima analisi del SSN

 

ENNESIMA ANALISI DEL SISTEMA SANITARIO ITALIANO

C’è urgente necessità di garantire ai cittadini quanto di loro diritto, perché nonostante

gli sforzi sono ancora molti quelli che non riescono a fruire le prestazioni in tempi accettabili 

nel rispetto dei codici di priorità… con possibili e immaginabili conseguenze 

di Ernesto Bodini

Non vorrei rasentare la retorica e nemmeno la polemica, ma è a dir poco deprimente constatare ogni giorno una sorta di dualismo in Sanità: efficienza e inefficienza del SSN e/o SSR. A fronte di ciò si mettano in evidenza particolare tutte le persone non abbienti e affette da patologie croniche (in taluni casi anche invalidanti), con la necessità di nuove diagnosi o di importanti follow-up con richiesta di priorità di prestazione Urgente (3 giorni) o Differita (10 giorni). In questi contesti, nel frattempo la Sanità privata (in convenzione e non) fa “passi da gigante” dal punto di vista della propria disponibilità (ed introiti) nell’erogare prestazioni di visite ed esami strumentali. Per coerenza ed obiettività si deve ammettere la solerzia e la professionalità di molti operatori della Sanità pubblica, taluni con eccesso di zelo soprattutto in certi frangenti, come lo è stato per il periodo della  pandemia; e se poi mettiamo in conto la loro incolumità sempre più a rischio (per le costanti aggressioni) durante il loro lavoro, allora credo che da questo “ginepraio” non se ne esca tanto facilmente, e comunque non certo in tempi brevi, nonostante i possibili provvedimenti che si vogliono intraprendere da parte del nuovo Governo che, seppur ben intenzionato, bisogna fare i conti con le eterne disuguaglianze in gran parte, a mio avviso, per effetto del Federalismo. Ma la quotidianità ci richiama alle impellenti necessità di molti pazienti (e potenziali tali) che, per ottenere una nuova diagnosi tramite visita specialistica od un esame strumentale, specie con codici di priorità Urgente e Breve, spesso non ottengono la relativa prenotazione nel rispetto di detti codici e, quando è possibile, non è raro che la possano ottenere in una provincia distante dalla propria residenza con le difficoltà che si possono immaginare. È di questi giorni la conferma (avuta personalmente) che in tutta la Regione Piemonte al momento non è possibile avere una prenotazione per una visita dermatologica con il SSR se non distante dalla propria sede di residenza (a differenza dei Centri di Sanità privata), peraltro senza sapere sino a quando… A questo riguardo da più parti si va ripetendo la carenza di personale medico e infermieristico che, a mio avviso, ritengo corrispondere al vero solo in parte, perché per contro le Strutture private (convenzionate e non) non sono certo prive soprattutto di medici specialisti, tant’è che in queste sedi spesso si ottengono le prestazioni in tempi assai brevi… se non anche immediati, ad eccezione delle urgenze che spettano alla Sanità pubblica. A questo riguardo, una voce autorevole, il cattedratico prof. Giuseppe Remuzzi, in una intervista che rientra nella pubblicazione “Chi ci curerà – Appunti sul futuro della Sanità pubblica (ed. Il Sole 24 Ore, 2023, a cura di Paolo Nucci e Rosanna Magnano, a pag. 69 precisa: «Noi abbiamo più medici della Francia (…). Se guardiamo i dati Ocse 2020 il numero totale dei medici per abitante in Italia è superiore alla media (4 rispetto ai 3,8 per mille abitanti), mentre impiega meno infermieri rispetto a quasi tutti i Paesi dell’Europa occidentale. Il problema è che i medici sono probabilmente distribuiti male e non riusciamo a rendere attrattivi gli ospedali pubblici, che sono sempre più sottofinanziati, se si calcola l’inflazione e il costo dell’energia…». Personalmente ritengo che, su questo versante come su altri, la stragrande maggioranza dei cittadini abbia scarsa informazione di come funziona realmente la Sanità, se non altro per certi aspetti, come pure non è dotata di immedesimazione e tolleranza verso quei sanitari che fanno sacrifici per riuscire a compiere il proprio dovere con le difficoltà della situazione in essere. Ma anche le visite medico-fiscali Inps/Asl non sono al passo con le esigenze di chi deve ottenerle in tempo utile. È di questi giorni, ad esempio, il caso di un cittadino della provincia di Torino che, rimasto invalido (amputazione dei due arti inferiori), da mesi attende di essere sottoposto alla opportuna visita per il riconoscimento della invalidità…, e poiché impossibilitato nei movimenti resta “segregato” in casa (quindi privato della sua libertà), come anche del relativo riconoscimento pensionistico. La “difesa” della Istituzione interessata, secondo i mass media, è che c’é carenza di medici legali e di conseguenza il riconoscimento di determinati diritti dei pazienti slitta ad oltranza… In ogni caso, carenza o meno, da sempre sostengo che simili casi di “inottemperanza” potrebbero palesarsi in omissione…; di conseguenza non si rammentino ogni volta ai cittadini i valori della Costituzione, anche perché sarebbe “interessante” sapere come reagirebbe un parlamentare (o suo famigliare) se si trovasse nella condizione come nel caso citato.

Inoltre, va evidenziato che proprio per i tempi stretti che le circostanze talvolta richiedono, in non pochi casi viene meno il dialogo (necessario) tra operatori sanitari e pazienti, fatto assai riprovevole perché il più delle volte una buona relazione medico-paziente ridimensiona l’ansia di quest’ultimo, favorisce l’empatia fra le parti e quindi la strada per una fattiva alleanza terapeutica. In tutti questi casi è un rincorrersi per cercare di dare il meglio di sé da una parte e di ottenere quanto di meglio e in tempi accettabili  dall’altra. Vogliano quindi i politici-gestori e quanti altri preposti alla tutela della nostra salute (e della nostra vita) analizzare ulteriormente e con più razionale decisionismo provvedimenti migliorativi, e non bastano certo investimenti in denaro perché si tratta, anche, di favorire un dialogo più trasparente e “meno politico” fra le parti, ponendo in luce che esercitare la Medicina non solo dovrebbe onorare la scelta per tale Disciplina, ma è anche un privilegio essere al servizio dell’uomo per la tutela della sua salute; così come per i politici-gestori dovrebbe essere una scelta responsabile quella di garantire al massimo l’efficienza del bene comune. Vorrei concludere citando tre protagonisti (a me tanto cari, e da molto tempo) che con il loro esempio e la loro attività a vario titolo, anche se indietro nel tempo, ci hanno lasciato una grande eredità: l’amore per il prossimo incondizionatamente sino alla fine della loro esistenza terrena. E chi sono? Il medico e filantropo in Gabon, Albert Schweitzer (1875-1965); Don Carlo Gnocchi (1902-1956), padre dei mutilatini e poliomielitici, e precursore della donazione di cornee; Albert Bruce Sabin (1906-1993), microbiologo-virologo e filantropo, scopritore del vaccino antipolio (che non ha mai voluto brevettare). Quanto è bello aiutare l’umanità che soffre (sosteneva il microbiologo tedesco Robert Koch - 1843-1910) e coricandosi, chi preposto, poter dire: «Oggi ho guarito un paziente, o salvato una vita… alla faccia della burocrazia e delle liste di attesa». Un orgoglio, questo, che dovrebbe essere proprio non solo di chi esercita la Medicina, ma anche di chi gestisce la Sanità… politicamente e burocraticamente.

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