GLI OSTACOLI DELLA COMUNICAZIONE… A
CAUSA DEL PROGRESSO
Si comunica sempre meno nel modo
dovuto rendendo i rapporti
umani più distanti dalla buona e
necessaria comprensione, e
quasi tutti siamo condizionati dalla sempre più evoluta tecnologia
di
Ernesto Bodini
Per quanto tempo ancora ci
dobbiamo lamentare (forse siamo in pochi) della carenza e/o difficoltà delle
relazioni sociali che, sia pur anche per effetto della pandemia, non
giustificherebbe il protrarsi il problema della incomunicabilità? A peggiorare
la situazione paradossalmente sono i vari mezzi di comunicazione, alcuni dei
quali si prestano quali “facilitatori” ingannevoli, ovviamente se usati con
superficialità e poca accortezza. È triste constatare che oggi, secolo di
progresso ed emancipazione sempre più in ascesa, si debba essere condizionati dai
call center, dalla telefonia preregistrata e quindi dall’assenza di un
interlocutore umano… contravvenendo alle ragioni del nostro esistere. Oggi si
preferisce comunicare (brevemente o dilungandosi all’eccesso) tramite WhatsApp,
SMS, Twitter, Tick Tock e simili; mentre non è più in uso il classico
bigliettino e men che meno una lettera magari scritta a mano e ciò, a discapito
non solo di quell’atto di eleganza e non privo di maestria e signorilità rappresentato
da un proprio stile espositivo (nero su bianco) corredato dalla propria firma
(indice di personalità), ma anche dall’impronta-retaggio che solo uno scritto su
carta può lasciare ai destinatari e ai posteri. Considerazioni nostalgiche? Un
po’ forse si, ma nello stesso tempo con l’informatizzazione tutto (o quasi) si
sta spersonalizzando. Per quanto riguarda il comunicare con le Pubbliche
Amministrazioni (P.A.) qualunque esse siano, il problema non cambia anche se le
cosiddette e-mail all’occorrenza sono “avvalorate” dalla cosiddetta PEC (posta
elettronica certificata) che, di fatto, dovrebbe sostituire la storica
raccomandata affrancata che si spediva (e si spedisce ancora) presso gli Uffici
Postali. E a proposito della tradizionale raccomandata personalmente sono
dell’idea che, seppur non soppiantando la Pec, rappresenta ancora un valore
“legale” di maggior incisività per quello che si vuole ottenere nei confronti
del nostro destinatario; ed è facile intuire che mentre una Pec inviata via PC
può finire nelle “spam” o inavvertitamente annullarsi, la raccomandata affrancata
dalle P.A. viene sempre protocollata con numero e data di ricezione, alla quale
si può inderogabilmente risalire… senza se e senza ma! Inoltre, va precisato
che ci sono ancora molti cittadini che non possiedono un PC e un collegamento
ad internet, di conseguenza al bisogno devono ricorrere alla comunicazione
tradizionale. E questo è un problema che mette in ulteriore difficoltà queste
persone che non possono comunicare, ad esempio, con il proprio medico di
famiglia il quale a tutt’oggi tende ancora a raggiungere “con difficoltà” i
propri pazienti a domicilio se non per comprovate necessità… e poi ancora. E
perché dico ciò? Di tanto in tanto mi pervengono lamentele a riguardo ma le
stesse dagli interessati non vengono rivolte alle istituzioni sanitarie di
riferimento. Ecco che allora anche il progresso non aiuta questa fascia di
cittadini “non informatizzati” e, a riguardo, sarebbe necessario che
Istituzioni e associazioni si facciano da tramite. Ed è inutile raggiungere i
vertici della modernità tecnologica se non si è in grado o non si vuole
soddisfare le esigenze dei meno abbienti. Anche senza fare del moralismo mi
verrebbe da dire: povera società, come è caduta in basso per soddisfare le
ambizioni di molti che, per dirla sino in fondo, il fine principale è la
realizzazione di cospicui guadagni. Ma anche la pubblicità, attraverso i vari
social, è un mezzo per informare spesso con utilità ma anche con messaggi
distorsivi, se non anche deleteri! Quindi, oggi più di ieri, a mio avviso
l’uomo comunica assai male, spesso in modo troppo conciso con tanto di sigle e
abbreviazioni che rendono difficile la comprensione, e se poi si tratta di
esprimere sentimenti di condoglianze nei confronti di chi ha perso una persona
cara alla quale ci si vuole rivolgere, lasciatemi dire che una lettera accorata
sia pur breve oggi non la scrive quasi più nessuno. Anzi, con gli oltre 4
milioni di analfabeti di ritorno, c’è da scommettere che pochissimi saprebbero
esprimersi nel modo dovuto per tali circostanze. Se G. Galiei (1564-1642) ci
potesse raggiungere ci ricorderebbe: «Scrivere
oscuro lo san fare tutti, ma chiaro pochissimi». Ora, si sostenga pure il
progresso della tecnologia anche applicata alla comunicazione, ma si pensi
anche a coloro che non sanno (o non possono) avvalersene, nemmeno per le
primarie necessità. Da qui, l’ulteriore e reale impoverimento dell’essere
umano.
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