POLITICA DEL NULLA... O QUASI

 

LA POLITICA DEL POCO E DEL NULLA…

Tra i mali da affrontare è indubbio che quello relativo alla “zoppia” sanitaria debba avere la prevalenza. In caso contrario, avremo ulteriori malati e disabili… se non anche morti pregresse… Ma è anche dovere del cittadino prendere posizione e non crogiolarsi…

di Ernesto Bodini

 

Come volevasi dimostrare, anche questa tornata legislativa e di potere dà segni di debolezza. A cominciare dagli esuberanti all’opposizione, criticando e contestando con veemenza chi sta tentando di governare. Ma anche chi è al potere non sta dando il meglio di sé: nonostante gli sforzi non sa contenere i flussi delle immigrazioni, non sa contenere l’incursione dei vandali, non sa porre freno alla criminalità (ivi comprese evasione e corruzione), non sa gestire al meglio il problema dell’occupazione, prevenire gli infortuni sul lavoro e i sinistri stradali, oltre a non sapersi porre con razionalità per migliorare l’andamento della sanità pubblica, ed altro ancora. A ben osservare il loro presenzialismo e a ben leggere quello che dichiarano ai mass media (e anche in sede di Parlamento), si rilevano prevalentemente parole, parole e ancora parole; oltre al fatto che alcuni esponenti al potere sono sempre in viaggio sia pur motivando l’esigenza di intese relazioni nazionali e internazionali. Per non parlare poi di quel presenzialismo cosiddetto per “dovere istituzionale”  volto a commemorare eventi del passato solitamente cruenti, «affinché – si dice – non si dimentichi ma rimanga scolpito nella memoria di ognuno quanto accaduto, e che ci sia di insegnamento…». Parole accorate non certo prive di sentimento, in questi casi, impreziosite da corone da deporre e riconoscimenti vari, e ciò nonostante, costoro continuano il loro percorso politico molto ben lontano da ogni possibile concretezza…, peraltro fonte di promesse pre-elettorali. Intanto sono sempre più ingravescenti i problemi esistenziali che gran parte della popolazione sta patendo. Si prenda, ad esempio, tutto quanto fa parte del sistema sanitario pubblico (a fronte di quello privato che sta diventando una casta): sono sempre più i pazienti che non riescono ad accedere nei tempi dovuti per fruire determinate prestazioni, talune anche urgenti come viene evidenziato dalle patologie in corso e dalle prescrizioni degli stessi sanitari. Ora, pur ammettendo la scarsità di medici e infermieri, come pure quella dei posti letto, non mi sembrano essere ragioni sufficienti per non intervenire in modo adeguato e quindi tempestivo per far rispettare le esigenze di questo o quel paziente, specie se affetto da patologie oncologiche o neurodegenerative di una certa gravità. Inoltre, quello che non riesco a concepire è il fatto che gli interessati (cittadini-pazienti) lamentino il loro problema rivolgendosi sempre ai mass media, come se volessero “responsabilizzare” i referenti interlocutori di turno rendendo pubblico e plateale il loro problema, ma non si rendono conto che i politici e i gestori sanno benissimo dell’esistenza di queste difficoltà; mentre, come torno a ripetere per l’ennesima volta, a nessuno di questi pazienti viene in mente di esporre il danno che stanno patendo rivolgendosi agli interessati con una denuncia/cautelativa, in quanto se in attesa di ricevere un trattamento medico-sanitario dovessero (comprovatamente) aggravarsi, mi pare evidente che qualche figura preposta dovrà risponderne… E se chi è deputato a dirigere un Dicastero o un Assessorato volesse ammettere le enormi difficoltà nel gestire il sistema, è bene che deponga l’incarico… sperando in un sostituto più avveduto, competente e determinato. Da notare che da tempo leggo sui giornali lamentele comuni in merito alle liste di attesa, ma gli interessati non fanno pubblicamente cenno al criterio di priorità (peraltro da evidenziare obbligatoriamente) stabilito dal medico che ha prescritto la visita specialistica o l’esame strumentale. Rammento ai lettori che tutti i medici per antonomasia sono “pubblici ufficiali”, e ogni loro indicazione/prescrizione ha valore medico-scientifico e legale; vale a dire che se un medico di famiglia o uno specialista del territorio ha fatto una prescrizione ad esempio con priorità di urgenza, tale prestazione deve essere erogata nel rispetto di tale termine, sia pur con qualche giorno di tolleranza…, e in caso di eventuale inosservanza va perseguita proprio dal cittadino-paziente o da un suo delegato e, perseguire, significa fare l’esposto di cui sopra. Personalmente sono anni che divulgo in tal senso, ma purtroppo la maggior parte dei cittadini si illude di sensibilizzare rivolgendosi ai vari mass media, i quali non fanno che limitarsi a divulgare tali lamentele in quanto dovere di cronaca… Ma alla luce di tutto ciò e di tanto altro, alla collettività manca la cultura del dovere-diritto se non anche quello della comunicazione nei confronti della Pubblica Amministrazione di qualunque settore. Nel mio impegno sociale (non profit) nei confronti della P.A. in primis ho sempre attivato  la comunicazione verbale e, in caso di insuccesso, quella per iscritto sino ad ottenere (anche dopo mesi) il dovuto riscontro epistolare e la eventuale soluzione di quanto lamentato. Azioni che, se fossi tenuto a dimostrare, il mio archivio è assai esaustivo…! Va anche aggiunto che alla base dei mali comuni regna sovrano il “cancro” del Paese, ossia la burocrazia, un male duro da estirpare ma se si agisce con metodo e con gli opportuni requisiti in molti casi sarebbe possibile decongestionare questa “neoplasia”. Ma di fronte all’inerzia della collettività, non posso che arrendermi se non limitandomi a sostenere coloro che mi chiedono di essere aiutati ad affrontare questo nemico, soprattutto di fronte alla indiscutibile esigenza di essere curati in tempo reale: senza se e senza ma. Un’ultima considerazione: forse verrei etichettato come una sorta di paladino del diritto sul campo, e forse un po’ è vero, anche perché in oltre sei lustri di tale impegno non ho mai trovato alleati, né in singoli cittadini e né in associazioni di volontariato, in ragione del fatto che troppe volte in tutte le attività collettive si riscontra spesso che quando nessuno sa che cosa bisogna fare, tutti dicono: bisogna fare qualcosa… ma questo qualcosa resta da fare! E il primo sintomo del proprio fallimento è l’invidia per il successo degli altri. Ritengo quindi che tale mio agire è un doveroso impegno sociale, ben al di la di una qualsiasi forma di riconoscimento, poiché mi guadagno da vivere con quello che ricevo, continuo a costruirmi una vita con quello che riesco a dare al mio prossimo: il Signore ci ha dei Comandamenti, non ha parlato di emendamenti!

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