LETTERA APERTA A TUTTI QUEI POLITICI
CHE CREDONO DI SAPER FARE…
è già uno sforzo per me iniziare con un
aggettivo dall’iniziale maiuscola, ma l’etica me lo impone solo per il rispetto
convenzionale. La presente per richiamare la vostra attenzione sulla
moltitudine di alcuni problemi che coinvolgono il nostro Paese, che certamente
ben conoscete ma nello stesso tempo a me pare che neppure voi, di oggi al
potere, siate in grado di arginare minimamente, nonostante il vostro mandato e
il vostro “impegno” e, quello che conta, al popolo non interessa se incontrate
onde insormontabili ma se siete in grado di condurre la nave in porto. Cominciamo
ad analizzare il problema degli oltre sei milioni di poveri precisando,
inoltre, che una discreta percentuale di cittadini non raggiunge i 12 mila euro
all’anno di reddito. Si aggiunga la questione dei perenni disoccupati e dei
precari, come pure le carenze sempre più in ascesa nell’ambito della Sanità
pubblica: anziani cronici e disabili a malapena ottengono quanto necessitano,
personale sanitario in ambito pubblico sempre più demotivato con le conseguenze
del caso, per non parlare poi delle vicende di maltrattamenti di pazienti
inermi, nonché anche minori. Quello delle carceri è un altro problema che si
sta aggravando, sia per via dei maltrattamenti dei detenuti, del
sovraffollamento e sia della deplorevole professionalità di parte degli addetti
alla custodia; oltre al più delicato aspetto delle donne con prole (in tenera
età) che delinquono per i cui provvedimenti si stanno delineando serie
divergenze. Quindi trattasi in parte di dipendenti della P.A. infedeli. E ora
che stanno emergendo a vista d’occhio anche i problemi legati alla siccità e di
quanto ne consegue, state ancora discutendo su quale siano i provvedimenti da
prendere, e intanto la stagione estiva è alle porte e le prospettive di
“boccheggiare” (ma questo è un eufemismo) si vanno sempre più concretizzando, interessando
almeno il 40% del Paese, se non di più. Si aggiunga, a titolo di quotidiano
aggiornamento, la gestione dei flussi migratori che pare non aver fine… anche
per lo scarico di responsabilità, per non parlare dei costi che tale comporta:
un immigrato “senza arte e ne parte” che arriva in Italia non produce, non paga
tasse e va mantenuto in vita oltre a garantirgli l’assistenza sanitaria; oltre
al fatto che taluni non avendo alcuna sussistenza tendono a delinquere. A tal
riguardo lungi da me il negare ogni garanzia di sopravvivenza (personalmente
sono un garantista per eccellenza, sino a prova contraria!), ma non si vada a
fare le pulci all’italiano residente che compie i propri doveri. Per quanto
riguarda il tema Giustizia è pure questa una litania che non ha fine: cambia un
Governo e relativi rappresentanti ma il tema sicurezza è sempre meno garantito:
ad ogni italiano (voi esclusi) non è più garantita l’incolumità… anche se in
certe situazioni chi è preposto a tutelarci rischia o perde la vita. E comunque
non vedo quale differenza corra tra la vostra e la nostra incolumità. E che
dire poi delle mai risolte evasione e corruzione, peraltro sempre più dilaganti
che non riuscite a frenare? Due reati penali che causano all’Erario un notevole
danno economico che, manco a dirlo, ricade sulla collettività. Per non parlare
poi della cosiddetta non trasparenza da parte vostra nei confronti di
cittadini, in quanto mai propensi a riceverli per ascoltare una richiesta o l’esposizione di un problema, e questo avviene un po’ in
tutte le realtà locali. Potrei proseguire oltre ma inevitabilmente appesantirei
la vostra coscienza, ma ciò non mi esime dal farvi questa domanda: che ne
direste se invertissimo i ruoli, ad esempio anche quelli economici, ossia
riducendo il vostro reddito ad un minimo di sopravvivenza, e magari ponendovi
anche le difficoltà che tutti incontrano nel tutelarsi la salute? Non credo vi
faccia piacere e tanto meno accettereste, e ciò vale a dire, come affermava il poeta e scrittore spagnolo Francisco de Quevedo (1580-1645):
«Il ricco
mangia, il povero si nutre» (quando può). Sia pur nella sintesi
ho voluto toccare le corde dei vostri strumenti, sempre più scordate, che
emettono suoni striduli come lo sono appunto le inefficienze che ci
perseguitano rendendoci la vita sempre più insopportabile (alla faccia della
Costituzione che un giorno sì e l’altro pure viene decantata a titolo di
garanzia per il rispetto dei diritti). È pur vero che le disuguaglianze esistono
da sempre in qualunque parte del mondo, ma è altrettanto vero che candidarsi al
potere e non essere in grado di migliorare le più elementari esigenze della
popolazione, denota in voi ambizioni fini a se stesse relegando ai margini il
resto della società. Come serio ed attento osservatore da molti anni delle
problematiche sociali, rimpiango tempi un po’ migliori risalenti agli anni
’60-’70 e poco oltre, ma questo non mi consola, anche perché nonostante
l’emancipazione i cittadini per la
maggior parte non sanno avvalersi di come far rispettare i propri diritti,
illudendosi che manifestare platealmente in piazza (o sfogarsi scrivendo ai
mass media) possa sortire qualche effetto; niente di più errato: basti
rammentare il “fallimento” epocale del ’68, e nell’ambito del lavoro il flop
della marcia dei 40 mila. A tal proposito è bene rammentare che l’eccesso di
libertà (in senso lato), paradossalmente favorisce il regresso! Per queste mie
constatazioni non c’è acredine, ma lo spirito più genuino delle mie
responsabili osservazioni di non cattedratico, che non mi distanziano certo da
coloro che ne avrebbero più titolo, ma non per questo più autorevoli. Io sono
responsabile di quello che dico e di quello che scrivo, ma non di quello che
non si capisce e soprattutto non si vuol
capire! E se è vero, come recita un antico proverbio africano, che per crescere
un bambino ci vuole un intero villaggio, è altrettanto vero che per crescere un
“vero” politico ci vuole più di una Nazione… e molto ottimismo!
Ernesto Bodini
(giornalista e divulgatore di tematiche sociali)
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