AMBIZIONE SENZA CONCRETEZZA

 

L’INCONSISTENZA DI CHI SI AUTOPROPONE DAL

PUNTO DI VISTA DALL’ANTICONFORMISTA 

L’ambizione al potere accompagna l’uomo sin dai suoi esordi, ma quasi mai è seguita dalla concretezza dei propositi e delle promesse e il cittadino ne diventa succube

di Ernesto Bodini

Ebbene, sì, diamo per scontato che fare il politico sia un ruolo “indispensabile” costituendo quell’apparato che dovrebbe servire (in un regime democratico come il nostro) a condurre un Paese. Ma al di là delle soggettive convinzioni per votarsi alla politica attiva con l’intento (si presume) di apportare contributi migliorativi al Paese in cui si risiede, io credo che le ragioni di tale scelta o tendenza, siano da ricercare nell’onestà (?) intellettuale dei candidati. In questi decenni, dalla costituzione della Repubblica ad oggi, sono passati a ricoprire questa carriera una moltitudine di persone, in parte con incarichi apicali istituzionali e in parte con cariche istituzionali decentrate. Premesso che a me non è dato a sapere (storicamente quelle di ieri, e più direttamente quelle di oggi) le vere motivazioni di così tanta ambizione, di questi personaggi chi più e chi meno per farsi eleggere ha sciorinato il proprio curriculum a destra e a manca, ma nello stesso tempo parte di costoro non si è mai potuto appurare la consistenza del loro “pedigree”, ovviamente senza voler equipararlo a quello degli animali. Piuttosto, la consistenza del loro bagaglio culturale, di istruzione e di pregresso percorso politico, a mio avviso spesso è frutto di quello che vogliono “inculcare” ai loro connazionali (me escluso) potenziali elettori, convincendoli della loro bontà. Ma per scalare questa vetta bisogna inevitabilmente far parte di una  cordata pre-esistente o, in assenza della quale, fondarne una nuova cercando adepti con i mezzi propagandistici d’ogni sorta a suon di quattrini, e non di rado a qualunque costo… Ecco che in Italia, in oltre 75 anni di Repubblica sono sorte e avvicendate molteplici “fazioni” politiche, popolarmente definite partiti, motivandole con programmi di innovazione e promesse che con il tempo per la gran parte non sono mai state mantenute, o comunque con scarsi margini di concretezza. A questo riguardo ben consigliava il filosofo olandese Baruch Spinoza (1632-1677): «Votate per il candidato che promette meno; vi deluderà di meno». È comunque doveroso ribadire che le elezioni in politica sono un diritto-dovere, ma va anche detto che tale azione non solo è soggettiva ma per certi versi è opinabile; e quello che dovrebbe confortare maggiormente il cittadino è la massima trasparenza che personalmente non ho quasi mai riscontrato. In me non c’è mai stata alcuna ombra di “anarchia” (peraltro termine assai orribile da depennare), ma piuttosto un’indole pacifista, della obiettività, della concretezza, se non anche della solidarietà, ma non della remissione anche se per certi versi vicina a quella socratica: rispetto delle Leggi ma con diritto di metterle in discussione con i mezzi dovuti, ossia del conoscere per disquisire. Ma ciò che maggiormente mi angustia è l’incoerenza dei miei concittadini che non sanno opporsi alle ingiustizie, ai paradossi e alla burocrazia ritenendosi inermi… Un tempo eravamo privi di molti mezzi e possibilità per informarci, oggi questi non mancano e non avvalersene favorisce l’appagamento di chi si è votato alla politica che, una volta al potere, i suoi elettori e quindi tutti noi (me escluso) siamo relegati nell’oblio… alla faccia di chi ha voluto credere in loro. Inoltre, sono sempre più quelli che vengono pizzicati con le “mani nel sacco” (sia in Italia che all’estero), e ancora più disdicevoli quegli arrivisti che hanno ricoperto importanti cariche pubbliche istituzionali… nonostante il Giuramento di fedeltà alla Costituzione e alla Repubblica loro imposto dalle procedure. Quindi, come vivere in questo Paese così martoriato da tutto e di più? Da come vanno le cose personalmente non intravedo soluzioni a breve termine, e soprattutto razionali, a tutela della collettività tant’è che popolarmente si dice: «Tiriamo a campare!». Ma per non gettare la spugna, io credo che se la maggior parte della popolazione avesse più cultura (l’istruzione è un’altra cosa) dei doveri e dei diritti, e desse meno credibilità a coloro che ostentano con una certa bandiera quanto intenderebbero fare (e in parte non faranno mai), forse ci si potrebbe imporre in senso democratico, intelligente, razionale e, come ribadisco da sempre, non con manifestazioni di piazza (o scioperi della fame) ma con raccomandate da far protocollare… poi si vedrà! Un andare contro corrente? Forse, ma andare contro le opinioni dominanti del potere politico e della massa vociante, e assai dispersiva, è uno dei massimi esempi di sano anticonformismo.

 

 

 

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