I DIFETTI DI COMUNICAZIONE TRA CITTADINI E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Si dice che di fronte a Dio e alla Legge (la nostra) siamo tutti uguali ma non è così scontato per molte persone, soprattutto quando i burocrati tendono a far prevalere il proprio ruolo, come spesso avviene anche nel nostro Paese: una distanza volutamente incolmabile
di Ernesto Bodini
E non mi si dica che è una questione di grado di istruzione perché, tra questi cittadini, “inattivi” molti sono anche laureati e con un certo grado di cultura ma che non mettono in pratica per contestare un diritto non rispettato, una richiesta inevasa ed altro ancora. A parte qualche isola felice, caso mai esistesse, credo di essere uno dei pochissimi convinti dell’importanza-necessità dello scrivere: “Verba volant, scripta manent” e, tornando alla scarsa disponibilità della P.A. di colloquiare con il cittadino, va precisato che a differenza dello scritto un colloquio non è protocollabile… e nemmeno dimostrabile. Tutto ciò a mio dire rientra in quel mal costume che ci distanza dai concetti di uguaglianza e ancor più dal nazionalismo, dal patriottismo e simili; e poi ci si lamenta per quanto si subisce. Il fatto che il buon Dio ci abbia dato i doni dell’intelletto e della parola, significa che è nelle nostre facoltà di metterli in pratica, e il non avvalersene equivale ad accettare il sistema politico italiano (di ieri e dioggi) con tutte le sue imperdonabili imperfezioni. Va inoltre rilevato che la burocrazia è un sistema che forse (voglio sperare) i padri delle Costituente non contemplavano; ma poi, con l’avvicendarsi della corsa al potere il più delle volte è venuta meno l’attenzione per i cittadini (se non per motivi elettorali), proprio avvalendosi paradossalmente della burocrazia che ipocritamente criticano. Ed ecco che l’Italia del XXI secolo per certi versi resta soltanto una impronta prettamente geografica, e nemmeno storica perchè dalla Storia non si è imparato nulla o comunque poco. La conquista di alcuni diritti e della libertà in molti ambiti è certamente innegabile, ma gli eccessi e quindi gli abusi sono la cartina di tornasole di una realtà tutta italiana… almeno per quello che ci riguarda. Ma purtroppo questa situazione della scarsa comunicabilità tra cittadini e molti referenti della P.A., è peggiorata con l’avvemto della pandemia da Covid, situazione che necessitava e necessita una maggiore sinergia collettiva, nessuno escluso. Evidentemente è decaduto anche il saggio concetto: “Mal comune mezzo gaudio”.
PRINCIPI COSTITUZIONALI DISATTESI
Se si vanno a ricercare tutte le
affermazioni dei politici, presidente della Repubblica incluso, si uò
riscontrare che parte delle stesse non sono seguite dalla messa in pratica,
anche perché cautamente gli esponenti solitamente si esprimono usando il condizionale
(che, per il vero, non dovrebbe essere d’obbligo) e il futuro prossimo ma dare
per scontato determinate realtà come i molti diritti dei cittadini. A questo
riguardo richiamo l’attezione su quanto affermò il presidente della Repubboica
Sergio Mattarella, a seguito della sua elezione, come riportato dal periodico
Missione Uomo (maggio 2015) della Fondazione Don Carlo Gnocchi – onlus. In tale
occasione esordì: «Il mio pensiero va
soprattutto alle difficoltà e alle speranze dei noistri concittadini… Il
Presidente della Repubblica è garante della Costituzione. La garanzia più forte
della nostra Costituzione consiste, peraltro, nella sua applicazione. Nel
viverla giorno per giorno. Garantire la Costituzione significa garantire il diritto allo studio dei nistri ragazzi in
una scuola moderna in ambienti sicuri. Significa riconoscere e rendere
effettivo il diritto al lavoro. Significa promuovere la cultura e la ricerca,
anche utilizzando le nuove tecnologie. Significa amare i nostri tesori
ambientali e artistici. Significa ripudiare la guerra e promuovere la pace.
Significa garantire i diritti dei malati. Significa che ciascuno concorra con
lealtà, alle spese della comunità nazionale. Significa che si possa ottenere
giustizia in tempi rapidi. Significa fare in modo che le donne non debbano
avere paura di violenze. Significa rimuovere ogni barriera che limiti i diritti
delle persone disabili. Significa sostenere la famiglia, risorsa della società
(…). Significa libertà, come pieno sviluppo dei diritti civili, nella sfera
sociale come in quella economica, nella sfera personale e affettiva».
Quante volte abbiamo sentito o letto queste sue affermazioni, ma a ben
analizzare parte di esse non non seguite dalla messa in pratica. Si prendano ad
esempio i disabili che non riescono ad ottenere un posto di lavoro nonostante
una legge specifica ne garantisca il diritto; la lungaggine dei processi, come
pure le migliaia di errori giudiziari e conseguenti detenuti innocenti; la
questione della salute non sempre è garantita (epoca pandemica a parte) a causa
di una non corretta gestione politica del SSN che si trascina da anni con forti
disuguaglianze tra una Regione e l’altra (originate dal Federalismo), e questo
nonostante gli sforzi dei molti sanitari; si aggiunga anche la non sufficiente
tutela sul posto di lavoro, come pure la scarsissima prevenzione in merito alla
incolumità della collettività e delle donne in particolare. Stendiamo infine un
velo pietoso sul problema del diritto allo studio, fortemente penalizzato dal
numero chiuso per accedere ad alcune Facoltà universitarie; per concludere con la
scarsissima trasparenza da parte delle P.A. nei confronti del cittadino.
Quindi, a me pare che di fronte a questa “inerzia costituzionale”, non si può
che dedurre che le suddette enunciazioni ricordate dal Capo dello Stato sono
mera retorica, e la retorica in questo caso non è una disciplina accademica ma
il “replay” del nulla di fatto (ipocrisia docet!).
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