UMANA E CRISTIANA INTERVISTA AL PONTEFICE
Un emozionato e sensibile vaticanista ha incontrato il Santo
Padre. Da alcune domande risposte in parte scontate e quindi dal tono assai
retorico. Il mio commento alle stesse
di Ernesto Bodini
È certamente un conforto fruire dei cristiani
messaggi di pace, di amore e fratellanza specie se pronunciati da Papa
Francesco, il cui ruolo di Pontificato corrisponde al 266° successore di San
Pietro deputato a rappresentare Dio e la Chiesa con tutta la sua comunità. Non
tutti, però, hanno la possibilità di ascoltarlo in piazza San Pietro e tanto
meno di essere ricevuti in Santa Sede, ma poiché i mezzi di comunicazione come
la televisione sono oggi fruibili un po’ ovunque, la maggior parte degli esseri
umani possono ascoltarlo e recepire i suoi messaggi di speranza e di augurio.
Ancora più “incisivo” il suo contributo rilasciando interviste ai mass media,
come quella andata in onda su Canale 5 domenica 18 dicembre alle ore 20.35,
intervistato dal vaticanista Fabio Marchese Ragona. Diverse le domande, alcune delle quali mi permetto (quale libero
opinionista) di commentare. In merito ai vari problemi sull’attualità come i conflitti
e la povertà il pontefice ha esordito
affermando: «Dobbiamo lottare contro
l’indifferenza… siamo tutti peccatori, peccatori si, corrotti mai».
Inoltre, sul crescente tasso di denatalità (in Italia secondo l’Istat è in sensibile
aumento: nel 2070 la popolazione scenderà a 47.7 milioni a fronte dei circa 59
milioni attuali, ndr), ha invitato gli italiani affermando: «Fate figli, la patria ha bisogno dei figli.
Meno egoismo». Sulla prima affermazione non ha spiegato come lottare contro
l’indifferenza, e mi pare pleonastica l’affermazione che siamo tutti peccatori,
giacché il destino dell’umanità è universalmente unico; sulla esortazione di
proliferare di più, per quanto il problema demografico sia preoccupante, vorrei
rilevare che diverse sono le ragioni per rinunciare o ritardare a fare figli, a
cominciare dalla persistente crisi economico-finanziaria, i necessari costi da
affrontare, e l’insicurezza esistenziale per l’elevato tasso di criminalità,
per non parlare poi delle non certezze e concrete rassicurazioni da parte della
politica, come pure in gran parte il “ridimensionato” concetto di famiglia e
relativa cristianità. Per quanto riguarda la citazione in merito al suo operato
di sensibilizzazione sulla questione dei conflitti bellici, il papa ha ribadito
essere pazzia la guerra, rammentando che tali origini risalgono con il
fratricidio di Caino, e che si uccide per gelosia e per interesse, quindi conseguenze
sociali alle quali bisogna essere preparati. Ma in sostanza non ha spiegato
come… L’intervistatore gli ha pure rammentato determinate ripercussioni sociali
come il caro energia, il caro bollette ed ulteriori aumenti dei prezzi, e che
tanti commercianti e imprenditori rischiano il fallimento (citando l’esempio di
una piccola-media impresa toscana alla quale è stato addebitato un importo di
bolletta del gas dieci volte superiore
all’esercizio precedente), cui è seguita la domanda: «Queste famiglie, questi imprenditori, questi
piccoli commercianti come possono fare per andare avanti serenamente… e a quale
santo devono votarsi?». Il papa ha risposto a mio avviso un po’
“evasivamente”, affermando in modo retorico che questi sono gli effetti della
guerra, si perde l’oggettività, e non si può manovrare perché tutto è connesso;
inoltre ha citato un caso di povertà personalmente da lui osservato ma non è
stato sufficiente per suggerire una risposta concreta alla domanda
dell’intervistatore. Il vaticanista ha poi posto le seguenti domande: «Per le persone che vivono per strada e che
passeranno un Natale al freddo, passeranno un Natale difficile, e allora viene
da domandarsi: la classe dirigente, le Istituzioni cosa devono fare per queste
persone?». Domande che rispecchiano non solo l’attuale realtà ma anche di
precedenti epoche, poiché crisi e povertà hanno sempre coinvolto il genere
umano, e comunque la risposta del pontefice è stata la seguente: «Questo scandalizza. Tutti siamo peccatori, e
dobbiamo chiedere perdono al Signore tutti i giorni per i nostri sbagli… Oggi
si scivola dal peccato alla corruzione, per cui non dobbiamo tollerare questo.
Come mai, con il bisogno che c’è in Europa di tante cose, questa gente che è
nell’amministrazione scivola in questa maniera nella corruzione? Per me è un
criterio. E non dobbiamo peccare…». Domande che egli stesso si è fatto, ma
quali le risposte? Ha poi proseguito facendo delle constatazioni che
rappresentano ovvietà e quindi di conoscenza comune, ma in concreto non ha dato dei suggerimenti concreti come
sarebbe stato coerente rispondere a tono alle domande. Il giovane giornalista,
apparentemente tra il timido e l’emozionato, lo ha poi “incalzato” sul problema
delle nascite ricordandogli la sua affermazione: «Se non fate figli non ci sarà futuro”. E quindi la domanda del suo interlocutore: “Secondo lei l’Italia ha la maturità per
capire che se non si fanno figi non ci sarà futuro?». Il quesito, diretto e
più che mai attuale, è una questione che in realtà si trascina da molto tempo,
ancor prima della crisi pandemica e politico-internazionale, al quale il Santo
Padre ha risposto: «C’è un inverno
demografico oggi in Italia per le nascite, i calcoli, etc. C’è la cultura della
preoccupazione, della cultura per cui no, i filgli è meglio di no, meglio fare
un viaggio o comprare una villa… In Italia è un momento che bisogna aiutare le
famiglie a nascere, tante donne hanno timore di restare in gravidanza e quindi
di perdere il posto di lavoro… un figlio è una minaccia in questo momento… Io
dico, italiani per favore fate figli: la Patria ha bisogno dei figli, per
favore. Meno egoismo». A queste sue affermazioni-esortazioni non mi sembra
sia stato di aiuto concreto al problema, in quanto di fatto servono
suggerimenti pragmatici poiché formare una famiglia con prole implica una serie
di impegni non solo economici, ma anche politico-sociali a cominciare dal
garantire sicurezza sulla vita individuale e collettiva. E di questo dalla
intervista non è apparso alcun cenno. Sul fatto della particolare attenzione ai
campionati mondiali di calcio, il papa invoca il gioco ad essere leale e
pulito, e quindi l’essere solidali tra i protagonisti, precisando che lo sport
ti fa più nobile, e quindi è bene far crescere lo spirito sportivo. Ma a fronte
di queste ulteriori affermazioni-esortazioni Egli non ha considerato che questi
professionisti, ai quali ha esternato auguri, salendo sul podio della notorietà
hanno sollecitato le masse ad estreme ed incontenibili azioni di euforia e per
certi versi irrazionale, ma che gli stessi hanno certo professato con la
principale motivazione dei cospicui guadagni, anche con il contributo dei
milioni di tifosi… magari anche di quelli che non arrivano a fine mese o sono
disoccupati… e non possono o non vogliono avere figli! Vorrei proseguire con
altre osservazioni, ma ritengo non andare oltre sia per il rispetto di Sua
Sanità e sia perché forse a poco servirebbe ribadire constatazioni che
assumerebbero un tono altamente retorico.
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