MOLTA LOQUELA POCO PRAGMATISMO

 

UN PAESE CHE NON CE LA FA… NONOSTANTE TUTTO

Non si tratta di pessimismo ma di non fare come gli struzzi…

Blaterare serve a poco o a nulla. Il pragmatismo è ancora lontano

di Ernesto Bodini

Ho l’impressione, anzi la convinzione, che le Istituzioni (oltre alla popolazione in genere) nonostante si verifichino crimini contro la persona e il patrimonio, ormai sempre più quotidiani, non si rendono conto più del dovuto che fino a quando non verranno presi drastici e irrevocabili provvedimenti (senza ripensamenti), non ci sarà nessuna politica al potere in grado di ridimensionare il fenomeno della criminalità sempre più dilagante. Chi delinque, ad esempio. non ha ne arte e ne parte e quindi per campare “deve” continuare a delinquere; chi ha il cosiddetto reddito di cittadinanza nella maggior parte dei casi non ha voglia di lavorare e, se gli viene revocato come campa? Sicuramente di espedienti vari se non anche commettendo reati per rimediare qualche euro; inoltre, l’altra faccia della medaglia consiste nel fatto che molti imprenditori lamentano che non trovano personale da assumere, o non possono assumere per via delle troppe spese. Insomma, un cane che si morde la coda e di conseguenza la crisi generale è destinata a rimanere tale se non addirittura a peggiorare. Eppure tra politici di “nuova fattura”, esperti di problematiche sociali pluri laureati, Forze dell’Ordine al limite delle possibilità e magari anche con qualche delusione vedendo vanificare i loro sforzi, sembra proprio che il nostro Paese stia andando sempre più alla deriva e, a tal riguardo, non mi si venga a dire che questo è pessimismo perché equivarrebbe a negare le lamentate evidenze quotidiane di piazza o di mercato… Certo il malefico Covid-19 e le relative conseguenze hanno contribuito ad inasprire gli animi ivi compresi gli sbalzi di umore, ma sta di fatto che bisogna tirare avanti… Quindi, allo stato attuale non ravviso una minima inversione di rotta, e intanto per varie cause si continua a morire, a subire danni d’ogni sorta. Per quello che mi consta anche il Pontefice non riesce ad imporsi, sia perché in questi anni sono venuti alla luce fatti e misfatti da parte di un certo clero, e sia perché la parola Fede ha perso il suo significato. Una volta di fronte a certe nefandezze dal punto di vista morale si era soliti dire: «Non c’è più religione», espressione popolare che era comunque circoscritta a limitate fasce di persone, oggi, invece, si dovrebbe dire: «La vera essenza dell’Uomo si è dissolta»; di conseguenza più persone preferiscono anticipare la loro dipartita… quando non sopprimono anche la vita altrui.

Che tristezza e che desolazione vedere l’umanità che si autodistrugge, e quel che è peggio è che molte persone soccombono quando meno se lo aspettano (vedasi la mano violenta da chi è affetto da alienazione mentale… per la quale non esiste premeditazione, quindi il cosiddetto raptus non esiste), per non parlare poi della tanta sofferenza prodotta da molte malattie, tutte conseguenze che non si sa come affrontare e tanto meno prevenire: il fatto è che si parla molto, anzi fin troppo, ma non vi è alcuno che sappia agire in modo determinato a tutela di se stesso e del prossimo. Molte persone, pur non avendo studiato (mi si permetta precisare) è assai esperta in retorica, intesa non come disciplina umanistica ma come “arte” del saper dire tutto di niente. A queste mie considerazioni, per quanto oggettive, sono certo di non trovare “condivisioni” nemmeno idealmente, e ogni giorno mi ritrovo sempre più “solo” ad assistere impotente alla decrescita di un Paese del quale si dovrebbe essere orgogliosi nel senso di appartenenza, non fosse altro per i sacrifici compiuti da quegli “Eroi” che tanto nominiamo con immeritata memoria. Da parte delle Istituzioni in primis largo censo si dà alle cerimonie per onorare il vessillo tricolore, depositare corone di fiori, commemorare a destra e a manca, citare in modo pedissequo alcuni passi della Costituzione, vantare i nostri quattro Codici giurisprudenziali… e intanto il popolo langue e chi è al potere, per quanto faccia o intenda fare, non si va da nessuna parte. Il male non lo si combatte con il male, ma con quella ratio che si chiama saggezza. Ma cosa si intende per saggezza? È una dote che solo Re Salomome possedeva e, a mio avviso, non certo i politici di ieri e tanto meno quello di oggi che si contestano (e contraddicono) un giorno si e l’altro pure. Andare fra la gente non significa dimenarsi tra applausi, strette di mano e prestarsi ai selfie, ma visitare ogni luogo e situazione per prendere atto della necessità di mettere in pratica quella saggezza, che forse era propria dei nostri antenati non di ieri… ma dell’altro ieri! Ho sempre creduto nella non casualità dei tautogrammi come il noto e proverbiale: «Parole poco pensate portano pena», e in questo caso: «Politico poco pratico, persona poco perdonata»; e più ironicamente, parafrasando Beethoven: «Dove le parole finiscono, la concretezza si impone».


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