APPROFONDITA ANALISI
POLITICA E SOCIOLOGICA
Da un voce “fuori dal coro”, ma essenzialmente
dentro l’innegabile obiettività
di Ernesto
Bodini
Se la politica, o per meglio
dire i politici, non è anche retorica che cos’è? Prima, durante e dopo la
formazione di un nuovo Governo i numerosi dibattiti si perdono nel vuoto:
ognuno dispensa giudizi, suggerimenti e consigli (se non anche imposizioni)
tanto nelle pubbliche piazze quanto di fronte alle telecamere. Per dire cosa in
concreto? Poco o nulla proprio perché essi si credono detentori del sapere,
dell’essere e del saper fare mentre invece nulla avviene (o pochissimo) se non
la moltiplicazione dei problemi. E il cittadino come reagisce? In parte
borbottando e spargendo invettive, e in parte restando più o meno indifferente,
anche se qualche frangia isolata tenta di farsi accettare da questo o quel
partito illudendosi di poter arrancare qualche cosa… Ma sul carro degli
arrivisti assatanati non ci può salire la plebe, perché è così ormai che si può
definire la popolazione, e non è retorica questa rievocando quanto ha affermato
più volte un ex politico “illuminato”, di lungo corso e diventato celebre, ossia:
«Il potere logora chi non ce l’ha»; per la
verità un aforisma non suo, bensì ispirandosi al celebre politico e diplomatico
francese del ‘700, Charles Maurice de Talleyrand-Périgord (1754-1838). In buona
sostanza, anche in questa tornata legislativa, peraltro non molto dissimile
dalle precedenti, non è escluso che ci riserverà altri problemi, sia perché sono
sempre più quelli da risolvere e in gran parte spinosi (ancorché complicati
dalla pandemia e dal conflitto bellico Russia-Ucraina), e sia perché anche in
presenza di buone intenzioni non mancheranno i detrattori, ossia gli oppositori.
La politica, in genere, e per quello che mi riguarda quella italiana in
particolare, non è mai priva di conflitti interni ed esterni, incomprensioni,
arrivismi, invidie, inciuci (brutto termine che si potrebbe sostituire con
intrallazzi e compromessi), e quant’altro ancora; e proprio per tutte queste
ragioni come si fa a credere in chi vuol dirigere un Paese così disastrato, a
cominciare dalla difficoltà di ripianare i 2.270 miliardi di euro di debito
pubblico? E poi, vogliamo mettere sulla bilancia tra le più urgenti criticità
il tema della Sanità, la massima espressione che dovrebbe tutelare la salute e
la vita dei cittadini? Per non parlare anche della criminalità sempre più in
ascesa, come pure gli ormai quasi quotidiani infortuni (mortali) sul lavoro
che, chissà perché, non si riescono a prevenire. Ma tornando al concetto di
utopia è impensabile che tra i cittadini di una nazione qualsiasi, in primis la
nostra, non possano esistere disonesti e malfattori d’ogni risma, come anche
malattie, pestilenze e “gratuiti” disastri prodotti dalla Natura (in parte con
il contributo dell’uomo); diversamente la vita umana terrena, votata ai
sacrifici di origine ancestrale, non avrebbe ragione di esistere. Ma un
ulteriore “ostacolo” è dato dal fatto che quando qualcuno non riesce “ad
imporsi”, si inventa (raccattando fondi a destra e a manca) un partito o un
movimento politico con tanto di simboli e slogan, come se non ne avessimo
abbastanza, tant’è che l’Italia ne detiene il primato. Quindi, a conti fatti,
non mi pare esistano sufficienti soluzioni anche se i politici-gestori fossero
i più onesti e competenti di questo mondo! Queste mie osservazioni sono il
frutto di ragionamenti quotidiani (diurni e notturni), e non conosco alcuno tra
i comuni cittadini che si voglia dedicare ad analizzare in modo
“incondizionato” queste problematiche esistenziali.
Ma per dare un contributo
tentando di individuare qualche spiraglio, io credo che tutti dovrebbero
puntare il dito contro gli esponenti ai vertici delle Istituzioni lamentando la
loro incompetenza e conseguente inefficienza, invitandoli a parlare molto ma
molto meno e ad agire in modo molto più pragmatico; e non serve scendere in
piazza a sguaiarsi, fischiando, applaudendo o ricorrendo ai selfi con questo o
quel politico, ma piuttosto (come da sempre sostengo) denunciare-diffidare per
iscritto da parte di ogni singolo cittadino i destinatari preposti che non
sanno condurre le sorti del Paese. E se volessimo confrontarci, sia pur
idealmente, con l’epoca che ha visto quanti si sono spesi per l’Unità d’Italia,
con l’esempio di questi ultimi decenni non si renderebbe loro il giusto onore.
Ovviamente lungi da me ogni ipotesi di violenza, ma credo che l’idealismo più
puro di un tempo era forse più incontaminato, anche perché rappresentato da
pochissimi dediti alla conduzione politica di quella che è diventata l’Unità
nazionale. E questo cosa ha insegnato? Non sono uno storico, forse un ingenuo
idealista ma nel contempo un credente di quei valori che sono propri di
pochissimi ed altrettanto rari idealisti con finalità filantropiche, per il
bene, appunto, della collettività. Chi mi legge, e soprattutto chi mi ha letto
più volte, mi ha etichettato irreversibilmente (nella migliore delle ipotesi)
come l’anticonformista impenitente, una etichetta che mi sta a pennello poiché
il mio credo non ha mai subito alcuna sorta di “variazione”, e sono proprio la
coerenza e la perseveranza nei propri sani ideali che costituiscono il maggior conforto
per la mia vita terrena e la mia anima. I miei maestri? Molti a dire il vero,
in particolare chi ha vissuto con filosofia e non ha mai prestato il fianco ad
alcuni per accondiscendenza, cercando di vivere peccando il meno possibile, e
avere nel contempo un occhio di riguardo verso chi soffre e subisce
ingiustizie, come i malati gravi e le migliaia di persone detenute
ingiustamente per non aver commesso alcun reato. Quando agli inizi degli anni
’80 un giornalista mi identificò come un “difensore
civico per chi soffre”, non immaginavo di vestire quei panni sia pur in
modo molto modesto, anche perché erano e sono a tutt’oggi assai pesanti da
indossare; ma nelle mie modeste capacità e propensioni di comune cittadino, ho
cercato di onorare al meglio tale definizione. Quindi, mi si perdoni se da
questo articolo si dovesse “intravvedere” una sorta di egocentrismo ma che così
non è, in quanto è palese che spontaneità e sincerità sono le principali
peculiarità di chi crede prima di tutto in sé stesso!
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