LETTERA APERTA ALLE CASE FARMACEUTICHE
Un invito ad
investire anche nella ricerca… più impegnativa e meno redditizia
Dovrebbe essere noto a tutti, o perlomeno è auspicabile, che le
radici della storia
dell'industria farmaceutica risalgono
a quelle farmacie e a quegli speziali che offrivano rimedi tradizionali già nel
Medioevo, basati su secoli di conoscenza
popolare. Ma l'industria moderna per come la conosciamo noi inizia solamente
nella seconda metà del XIX
secolo. E ben sappiamo che in questo campo a tutt’oggi molti sono i leader del
cui sviluppo e contributo alla Scienza medica in più occasioni è stato ed è
determinante. Ma a quale prezzo per il consumatore, ossia per il Servizio
sanitario e soprattutto per i pazienti? È una domanda tanto ostica quanto
lecita in ragione del fatto che non solo la realizzazione dei farmaci richiede
consistenti investimenti di prodotti, apparecchiature, sedi operative e risorse
umane, ma anche per il fatto che nel corso dei decenni sono state individuate
molte malattie per la gran parte trattabili con i farmaci da voi realizzati.
Invece, per quanto riguarda le malattie rare, ad esempio, non intendete
investire (a parte qualche eccezione, che sarebbe bene conoscere) in quanto
essendo pochi i pazienti l’investimento nella ricerca è per voi sconveniente…
sia pur considerando i cosiddetti “farmaci orfani” utilizzati per la diagnosi, la prevenzione e il trattamento delle
malattie rare; per i restanti pazienti gli stessi sono “messi alla
porta” e in attesa… Ma tra tutti voi investitori, i cui profitti risultano
essere di notevole entità, se non addirittura stratosferici, sarebbe utile sapere
se c’è qualcuno che abbia mai pensato di prendere esempio dagli illustri
filantropi Albert B. Sabin (1906-1993)
e Jonas E. Salk (1914-1995) che,
come è noto, non hanno mai voluto brevettare il vaccino antipolio da loro
stessi realizzato, rinunciando quindi ad ottenere lauti guadagni. Un esempio
lodevole, mi permetto di aggiungere, che riguarda anche il fisico tedesco Wilhelm Conrad
Röntgen (1845-1923), per la cui sua scoperta dei Raggi X non
divenne ricco, anzi, non volle trarre vantaggi economici dalla stessa,
rinunciando persino alle 50.000 corone svedesi della vincita del Nobel (nel
1901), che devolvette all’Università di Würzburg. Sono esempi rarissimi nella
Storia delle Medicina che, seppur lontani nel tempo e dalle diverse esigenze
materiali e di realizzazione, non si è mai tentato di imitare. Pur comprendendo
quanto costa investire nella ricerca per realizzare i farmaci, io credo che in
considerazione dei vostri notevoli introiti (come è avvenuto anche per la
realizzazione dei vaccini contro la Sars-Cov-2, in forte competizione con i reciproci
concorrenti), una certa quota degli stessi sarebbe stata ben accolta sia dalle
Istituzioni sanitarie mondiali che dai pazienti o potenziali tali. Ma si sa, mi
corre l’obbligo sottolinearlo, oggi più che mai nel campo della Sanità è
“inopportuno” parlare di filantropia perché, se così non fosse, voi direste che
sarebbe inevitabile chiudere i battenti, o ridurre la ricerca perdendo posti di
lavoro. Ciò è in parte vero, ma la coscienza di ognuno non dovrebbe tralasciare
l’attenzione per chi soffre più di altri, i quali hanno bisogno di voi in
collaborazione con le Istituzioni sanitarie preposte; e si convenga che questo
“disquisire” non è una questione di lana caprina o rientrante nel detto
proverbiale “un cane che si morde la coda”; piuttosto, invece, una realtà umana
che esige il diritto di tutti al mantenimento della salute, se non anche della
vita. Ora, non mi è dato a sapere se tra voi investitori c’è stato o c’è
qualcuno che ha devoluto parte degli introiti per re-investirli al fine di
realizzare dei farmaci orfani, ai quali va il mio plauso; ma nel contempo mi
permetto di nuovamente sensibilizzare la vostra Categoria (si noti la C
maiuscola), affinché molti malati affetti da malattie rare (attualmente
risultano essere 6-8 mila) abbiano a sorridere e poter tornare a vivere,
proprio come gli oltre 2,5 miliardi di bambini nel mondo che hanno beneficiato
(praticamente a costo zero) dei vaccini antipolio dei due scienziati statunitensi
sopra citati. Infine, con tutta obiettività, bisogna ammettere che taluni casi
che possono andare a buon fine per la scoperta di un farmaco, si tratta di serendipità, ossia la scoperta casuale
di quello che si voleva realizzare ed ottenere. Ma questa eventualità,
purtroppo, non credo che possa realizzarsi, come lo è stato il lavoro dello
scozzese Alexander Fleming
(1881-1955), lo scienziato che dedicò la sua vita alla ricerca e che, grazie a
una semplice dimenticanza (caso di serendipità), nel 1928 fece una delle
scoperte più importanti della Medicina: la penicillina, un antibiotico che ha
salvato milioni di vite e gli è valso anche il Premio Nobel per la Medicina nel
1945. Ma questa, naturalmente, è un’altra storia.
Ernesto Bodini
(giornalista scientifico e biografo)
OPEN LETTER TO PHARMACEUTICAL HOUSES
An invitation to invest also in research… more demanding and
less profitable
It should be known to all, or at least it is desirable, that the roots
of the history of the pharmaceutical industry go back to those pharmacies and
those apothecaries that offered traditional remedies already in the Middle
Ages, based on centuries of popular knowledge. But the Modena industry as we
know it begins only in the second half of the nineteenth century. And we well
know that in this field to date there are many leaders whose development and
contribution to medical science has been and is decisive on several occasions.
But at what price for the consumer, ie for the health service and especially
for patients? It is a question that is as difficult as it is legitimate due to
the fact that not only the manufacture of drugs requires substantial
investments in products, equipment, operational headquarters and human
resources, but also due to the fact that over the decades many diseases have
been identified due to the great part treatable with the drugs you make.
Instead, with regard to rare diseases, for example, you do not intend to invest
(apart from a few exceptions, which it would be good to know) as there are few
patients, the investment in research is inconvenient for you ... even if you
consider the so-called "orphan drugs "Used for the diagnosis,
prevention and treatment of rare diseases; for the remaining patients the same
are put "on the door" and waiting ... But among all of you investors,
whose profits are of considerable size, if not even stratospheric, it would be
useful to know if there is anyone who has ever thought of take an example from
the illustrious philanthropists Albert
B. Sabin (1906-1993) and Jonas E.
Salk (1914-1995) who, as is well known, never wanted to patent the polio
vaccine they created themselves, thus renouncing to obtain hefty earnings. A
commendable example, I would like to add, which also concerns the German
physicist Wilhelm Conrad Röntgen
(1845-1923), for whose discovery of X-rays he did not become rich, on the
contrary, he did not want to derive economic advantages from it, even giving up
the 50,000 Swedish crowns from the Nobel prize (in 1901), which he donated to
the University of Würzburg. They are very rare examples in the history of
medicine which, although distant in time and from the different material and
manufacturing needs, we have never tried to imitate. Although I understand how
much it costs to invest in research to make drugs, I believe that in
consideration of your considerable revenues (as was also the case for the
creation of vaccines against Sars-Cov-2, in strong competition with each
other's competitors), a certain share of the same would have been well received
both by world health institutions and by patients or potential patients. But
you know, I am obliged to underline it, today more than ever in the field of
Health it is "inappropriate" to talk about philanthropy because, if
it were not so, you would say that it would be inevitable to close its doors,
or reduce research by losing jobs. . This is partly true, but everyone's
conscience should not neglect attention to those who suffer more than others,
who need you in collaboration with the relevant health institutions; and it is
agreed that this "quibble" is not a question of goat wool or falling
within the proverbial saying "a dog biting its own tail"; rather,
instead, a human reality that demands the right of all to the maintenance of
health, if not of life as well. Now, I am not told if there was or is someone
among you investors who donated part of the proceeds to re-invest them in order
to create orphan drugs, to which my applause goes; but at the same time I allow
myself to raise awareness again in your Category (note the capital C), so that
many patients suffering from rare diseases (currently there are 6-8 thousand)
have to smile and be able to return to live, just like the over 2, 5 billion
children in the world who have benefited (practically at no cost) from the
polio vaccines of the two US scientists mentioned above. Finally, with all
objectivity, it must be admitted that some cases that can be successful for the
discovery of a drug, it is serendipity, that is the casual discovery of what
one wanted to achieve and obtain. But this eventuality, unfortunately, I do not
think can be realized, as was the work of the Scottish Alexander Fleming (1881-1955), the scientist who dedicated his life
to research and who, thanks to a simple forgetfulness (case of serendipity) ,
in 1928 he made one of the most important discoveries in medicine: penicillin,
an antibiotic that saved millions of lives and also earned him the Nobel Prize
for Medicine in 1945. But this, of course, is another story.
Ernesto Bodini
(science journalist and biographer)
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