LA CORRETTA
ATTRIBUZIONE A PERSONE E RUOLI
Se l’essere
pignoli non ha mai salvato nessuno, l’imprecisione
talvolta può attribuire al cittadino responsabilità che non ha
di Ernesto Bodini
Troppo spesso ci si lamenta della
carenza-assenza delle Istituzioni soprattutto quando avvengono episodi di
cronaca di vario genere, il cui riferimento è alla non prevenzione molto ben
“sostituita” dalla repressione. Le
frasi più comuni, a furor di popolo, sono ad esempio: “Tutto questo non doveva succedere”, Troppa burocrazia in questo Paese”, “Dov’è lo Stato?”, “In queste tragedie siamo stati lasciati soli”,
“Ritardi ed inefficienze non pagano mai”;
affermazioni di questo tenore (ma anche più pesante) se ne potrebbero citare ad
oltranza…. Ma quando si pronuncia la parola Stato si sottintende i suoi apparati
o, per meglio dire, i suoi addetti, quindi le persone. Pertanto trovo retorico,
se non ipocrita, citare la parola Stato senza fare riferimenti ben precisi,
soprattutto quando determinati destinatari vengono individuati, così come
vengono individuati e menzionati (spesso con onore) quelli che hanno fatto
onore, appunto, al loro dovere. A questa stregua bisognerebbe, come si fa per
tutti i comuni cittadini, identificare anagraficamente gli autori delle
suddette carenze e/o inadempienze, ovviamente una volta accertata la
responsabilità; ma ripeto, citare la parola Stato quale ente mi sembra una
sorta di astrattismo che non porta da nessuna parte. Per contro, invece, quando
è il comune cittadino ad essere chiamato in causa, le Istituzioni attraverso i
loro burocrati non ci pensano due volte ad individuarlo anagraficamente e, per questo,
non di rado messo alla gogna dai mass media. A tale riguardo è assai
riprovevole (ma questo è un eufemismo) citare i casi di molti cittadini che una
volta individuati, resi responsabili di un reato o di una qualsiasi
inadempienza e quindi puniti, per poi constatare (molto tempo dopo) essere estranei
o innocenti, e dal punto di vista penale comunque in stato di detenzione
permanente in quanto la condanna è risultata definitiva… e non c’è Santo che tenga
per dimostrare la loro innocenza. Si dice inoltre che lo Stato siamo noi
cittadini, ma ciò non è poi così vero perché non tutti hanno condiviso la
nomina di certi "personaggi" per determinati ruoli e poteri, pertanto il comune cittadino ad ogni evento
avverso che lo colpirà continuerà a chiamare in causa lo “Stato” (o i suoi
apparati, ad esempio i Ministeri), ma in pratica chi? Quanti mi leggeranno
potrebbero affermare che le mie disquisizioni sono una questione di “lana caprina”,
ovvero inconsistenti e non attribuibili alle intese comuni; ma costoro se ben
analizzassero l’attribuzione dei termini e dei relativi fatti, dovrebbero venir
meno al loro modo di opporsi. A sottolineare il concetto iniziale, altra
affermazione impropria da parte del comune cittadino, riferita alle Forze
dell’Ordine è definire gli appartenenti “Servitori dello Stato”, che
personalmente ritengo fuori luogo oltre che offensivo per gli interessati,
mentre è più consono e razionale definire il ruolo di tali operatori “Tutori al
servizio della collettività”, e va da sé che lo Stato quale Ente è resta il
loro Datore di Lavoro. Sono sempre stato convinto che l’essere precisi in
questioni etimologiche e di attribuzioni di ruoli con le razionali definizioni,
spesso determina non solo il rispetto degli interessati ma anche la più
opportuna identificazione della loro persona e del loro ruolo. Lana caprina
anche questo? La si intenda pure come si vuole, ma si rammenti che i burocrati
(dipendenti della P.A.) non vanno tanto per il sottile quando devono
“perseguire” un cittadino per una qualunque ragione… al bando di qualsiasi etimologia,
appropriata o meno, peraltro disattesa anche da alcuni autori preposti alla
pubblica informazione.
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