L’ECO DELLA FILOSOFIA DI ALBERT
SCHWEITZER
Un’intera esistenza dedita al
prossimo onorando
il sommo concetto del “Rispetto per la vita”
di
Ernesto Bodini
Ma tutti, però, siamo soggetti a quel destino misterioso o orribile che ci mette nelle condizioni di poter restare in vita soltanto a scapito di altre vite e di renderci continuamente colpevoli danneggiando e anche distruggendo la vita. Come soggetti etici, cerchiamo costantemente, per quanto ci è possibile, di eludere questa necessità e desideriamo con tutto il cuore di mantenere un atteggiamento ricco di umanità portando il nostro aiuto a chi soffre. Ma cos’é il rispetto per la vita? «Se l’uomo vuol far luce su s stesso e sul suo rapporto con il mondo – sosteneva il dott. Schweitzer –, deve prescindere dalla congérie (massa confusa di più cose) di elementi che costituiscono il suo pensiero e la sua cultura e rifarsi al primo fatto della sua coscienza, il più immediato, quello che è perennemente presente. Solo di qui può giungere a una visione ragionata del mondo… L’etica del rispetto per la vita comprende dunque in sé tutto ciò che può essere definito come amore, dedizione, partecipazione nel dolore, nella gioia e nella fatica… Il rispetto per la vita nato nella volontà di vivere diventa consapevole e contiene, strettamente congiunte, l’affermazione del mondo e l’esigenza morale. Essa cerca di creare valori e realizzare progressi che giovino all’ascesa materiale, spirituale ed etica dell’uomo e dell’umanità».
Ricordando
Albert Schweitzer e rapportarlo alla nostra realtà attuale, credo che
rappresenti un toccasana se non addirittura un monito per quei popoli che
stanno “deformando” il rispetto della vita altrui, se non anche alienandolo con
grave atto di responsabilità fagocitato dall’ottusità di certi uomini, giacché
il loro fine è il raggiungimento di quella meta che si chiama potere ad
oltranza, in quanto il loro modo di considerare la vita umana va ben oltre il
lecito e la razionalità, tanto che annientarla significa raggiungere quella
catarsi che non avrebbe paragone alcuno. E questo perpetuarsi pare non subire
alcun freno nonostante altri protagonisti che si oppongono (con non pochi
sacrifici) con azioni di elevato valore umanitario. «Quello che oggi ci manca – precisò Schweitzer, in più occasioni – è riconoscere che siamo tutti colpevoli gli
uni verso gli altri di atti disumani. L’orrenda esperienza collettiva
attraverso la quale siamo passati deve scuoterci, perché la nostra volontà e la
nostra speranza siano impegnate verso tutto ciò che può portare ad un’epoca in
cui non ci siano più guerre. Questa volontà e questa speranza sono possibili
solo se, attraverso uno spirito nuovo, raggiungiamo un’intelligenza superiore,
che sia in grado di trattenerci da un uso infausto delle energie di cui
disponiamo». Affermazioni, certo datate, ma purtroppo ancor più attuali
proprio perché col passare degli anni, gli esseri umani si sono allontanati
sempre di più da quello che dovrebbe essere “il rispetto per la vita” e,
dittatori quali Vladimir Putin, come pure altri suoi medesimi contemporanei
(senza contare quanti altri li hanno preceduti nei secoli), hanno condizionato
l’umanità disconoscendo non solo ogni forma di etica, ma anche il loro stesso
Dio! Poiché l’etica dovrebbe essere una sorta di “file rouge” dell’esistenza
umana, la stessa è responsabilità senza limiti verso tutto ciò che vive, e se
anziché indire le solite retoriche (ed infruttuose) manifestazioni di piazza,
sia esse politiche o più semplicemente popolari, si organizzassero a largo
raggio in ogni Paese divulgazioni dell’operato di filantropi, è auspicabile, a
mio avviso, che si creerebbe quello stimolo generalizzato volto alla
dissuasione del male.
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