INCOLUMITA' INDIVIDUAE E COLLETTIVA A RISCHIO

 

LA NOSTRA VITA NELLE MANI DI UN PAESE INADEMPIENTE

Non c’è Costituzione che tenga per quanto nobile nei suoi contenuti, così come

leggi e leggine “ad hoc”, non in grado di tutelare l’incolumità individuale e collettiva

di Ernesto Bodini

Per far fronte alla escalation di reati contro la persona è necessario mettersi d’accordo: o si incrementa l’organico delle Forze dell’Ordine, riconoscendo loro più poteri e maggiori spazi per la prevenzione, o rivedere “in toto” il Codice Penale e il Codice di Procedura Penale, e nel contempo “rivedere” anche i margini di discrezionalità dei giudici preposti nelle varie fasi di indagine e di intervento. A mio modesto avviso, non c’è politico che tenga se non si interviene con i suddetti iniziali suggerimenti che, seppur proposti da un non appartenente ai lavori, non è detto che non siano rispondenti ad una fattibile concretezza. Il fatto che stiamo assistendo e subendo quasi quotidianamente una infinità di soprusi da chiunque, anche da parte di criminali minorenni (baby gang) peraltro quasi mai perseguibili, e nulla si fa per ridimensionare il fenomeno, non si può che dedurre l’inerzia della politica di ieri (a cominciare dalla metà degli anni ’70) a quella attuale; un vorticoso susseguirsi di incompetenze e rivalità tra gli stessi esponenti con proposte e contro proposte che non approdano ad una definitiva soluzione. Ma a cosa serve richiamare la Costituzione che enuncia una serie di garanzie, come pure i quattro Codici la cui applicazione è spesso soggettiva e quindi discrezionale? Ne consegue che anche il potere della deterrenza non ha più alcun effetto, rafforzata dalla impunibilità in molti casi, o comunque dalla esiguità della stessa, se non anche dalla non certezza della pena. Ora che le elezioni sono alle porte c’è da chiedersi se chi andrà al potere vorrà inserire tra le priorità (oltre ai provvedimenti per il superamento della crisi politico-economico-finanziaria) quello non meno importante ed urgente della incolumità individuale e collettiva. Osservo ed analizzo problematiche sociali da svariati anni, come cittadino al centro dell’esistenza umana e come divulgatore opinionista, e in questi ultimi sei lustri non ho fatto altro che constatare l’inefficienza anche di associazioni e movimenti, in grado soltanto di organizzare cortei, fiaccole, sitin e inutili raccolte di firme, ma non di far denunciare (singolarmente dal cittadino) le Istituzioni addebitando loro determinate responsabilità; del resto è risaputo che chi ricopre un certo ruolo a livello apicale (Ministeri, ad esempio) ha determinati poteri, ma se tali non vengono esercitati nel modo dovuto e con determinazione e tempestività, viene meno l’importanza di ricoprire quello specifico ruolo. Inoltre, ogni volta che i politici scendono in piazza per comizi ed incontri con la popolazione, si limitano a ricordare i problemi che ci sono da affrontare e risolvere (che peraltro già conosciamo), ma non suggeriscono ai cittadini come devono fare per superare uno o più aspetti della burocrazia che, ripeto da sempre, è il primo ostacolo alla soluzione di ogni problema individuale e collettivo. La cocciutaggine degli italiani, va sottolineato, è quella del non recepire il fatto che ogni P.A. agisce verso il cittadino con comunicazioni scritte, mentre l’inerme italiano (di ieri e di oggi) non agisce allo stesso modo, ma si limita a protestare sulla pubblica piazza o segnalando ai mass media questo o quel problema…

 Intanto aumentano esponenzialmente i crimini, le disparità e ingiustizie sociali (povertà e disoccupazione), gli infortuni mortali sul lavoro, l’infedeltà del dipendente pubblico tant’è che, in non pochi casi, il lavoro (anche in extremis) delle Forze dell’Ordine si vanifica di giorno in giorno: moltissimi i denunciati a piede libero, altrettanti gli arresti domiciliari, etc. A “coronamento” di tutto ciò manteniamo “irresponsabilmente” migliaia di detenuti innocenti, mentre altri in gran parte continuano a delinquere… restando in libertà e impuniti. Sarò pure un idealista e un anticonformista, peraltro convinto, indottrinato da nessuno, ma nello stesso tempo vorrei rimarcare quanto segue: finché ci si limita a sentire pareri soltanto di “esperti” (in cosa?), titolati o meno, e non anche (seppur occasionalmente) di persone semplici ma dotate di una certa ratio, non si andrà da nessuna parte… Un tempo in alcune generazioni esistevano idealisti (convinti e non sovversivi, detto per inciso) dai buoni intendimenti, ideologicamente astratti e soprattutto non condizionati da alcuna corrente politica, ma purtroppo erano un numero esiguo, quasi invisibile e quindi insignificante che, se ascoltati, però, avrebbero dato un certo contributo con qualche suggerimento per risanare un Paese sempre più alla deriva. Non erano dei Templari votati al sociale tout court, ma uomini che oggi definiremmo eufemisticamente “d’altri tempi”… ma che purtroppo non hanno avuto eredi e, se qualche erede esiste, nessuno lo vuol conoscere e tanto meno considerare, poiché tale eredità peserebbe sulla coscienza di molti, politici e non. Ecco che, in buona sostanza, a mio parere non c’è ottimismo che tenga: l’Italia ha oltre un secolo e mezzo, ma gli italiani (pochi esclusi) si sono generazionalmente evoluti ma con la mancanza di obiettività e razionalità: per una certa schiera quello che conta è far parte di una cordata per ottenere visibilità, una certa autorevolezza e, manco a dirlo, soprattutto un consolidato vitalizio. Il futuro? Ma quale futuro? Ai posteri le risposte e l’eventuale ardua sentenza!

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