I MISTERI DELL’ESISTENZA UMANA
Il disprezzo della vita
altrui, come pure anche della nostra, dovrebbe essere
il primo motivo di
studio per comprenderne le ragioni e poterla tutelare
di Ernesto Bodini
Fatti e misfatti in molti casi
truculenti con conseguenti lesioni alla persona sono all’ordine del giorno un
po’ ovunque, ma stando in casa nostra ne abbiamo da vendere e da pendere,
tant’é che le carceri sono sempre più affollate, senza contare i rei a piede
libero e ai domiciliari. Ora, io mi chiedo, con tutte le competenze (lauree
universitarie, master e specializzazioni varie) di cui dispongono molti addetti
ai lavori, come è possibile che non si riesca a studiare questo fenomeno
sociale in modo approfondito per trovare concrete soluzioni al fine di
prevenire tali eventi? Per quanto paradossale, il nostro Paese abbonda di leggi
e normative varie da applicarsi unitamente ai quattro Codici (C.P., C.P.P., C.C.
e C.P.C.), tenendo presente l’agognata Riforma del nostro sistema giudiziario,
peraltro sempre più “condizionata e ritardata” da intrallazzi di carattere
smaccatamente politico… necessario o meno. Intanto ogni giorno si contano morti
e feriti per cause a dir poco delittuose, come pure una media di tre morti al
giorno sul posto di lavoro per assenza o scarsa prevenzione. Per contro, tanto
per citare una sorta di ulteriore paradosso, si lamenta un preoccupante tasso
di denatalità che, unitamente alla crisi poltico-economico nazionale e
internazionale, le prospettive future per risalire la china sono alquanto tenui.
Ma quali le cause all’origine, considerando che questi eventi si stanno
manifestando soprattutto da quarant’anni a questa parte? Chi ricorda, ad
esempio, gli inutili movimenti come il “68” e la “Marcia dei 40 mila” per
rivendicare libertà e uguaglianza nel lavoro e in ogni altro ambito ? È pur
vero che socialmente si sono fatte conquiste di progresso civile come ad
esempio la Legge sul Divorzio (n. 898
dell’1/12/1970 e la Legge sull’Aborto
(n. 194 del 22/5/1978); per non parlare del progresso civile migratorio (oggi
sempre più incontrollato…) riferendomi alla immigrazione in Italia che cominciò
a raggiungere dimensioni significative intorno agli anni ’70, per poi diventare
un fenomeno caratterizzante della demografia italiana nei primi anni del terzo
Millennio, oltre alla co-fondazione dell’Unione Europea con ingresso
dell’Italia nel 1957. Tutti progressi indubbiamente di meritevole valore civile
ma che all’atto pratico non sono stati privi di conseguenze anche negative, a
tutt’oggi, come le notevoli divergenze politiche, episodi di razzismo (termine
da ritenersi però inappropriato), e tutte quelle avversioni e ostilià che
caratterizzano ingiustificatamente il comportamento umano verso i propri
simili. E, come se non bastasse, la Natura ci mette del suo con eventi sismici,
epidemie, etc. Ma è mai possibile che l’Umanità attraverso le sue generazioni non
abbia imparato nulla da tutte le esperienze del passato? Da sempre le guerre
fratricide si susseguono una dopo l’altra in più Paesi, e questo sta a
significare che la vita umana per molti vale sempre meno, e anche se alcuni
hanno cercato di dare più spiegazioni, personalmente non ho mai ravvisato
ipotesi di soluzioni. Proprio perché apparteniamo ad un’era di (estrema) globalizzazione
e di notevoli progressi anche nell’ambito della comunicazione, i frutti sinora
raccolti sono per molti aspetti alquanto deludenti. Evidentemente ho fatto
considerazioni scontate in quanto questi aspetti sono sotto gli occhi di tutti,
ma ogni voce che si eleva a riguardo tende ad affievolirsi e a cadere nel
vuoto! E se ogni libertà conquistata è sinonimo di progresso, ciò non significa
abusarne sino a compromettere la salute e la vita altrui; quindi sarebbe bene
che, con una certa urgenza, tutte le figure preposte si riuniscano per un
disegno comune, cercando di limitare al minimo ogni forma di avversità attuando
concrete azioni di prevenzione e non solo di repressione. Detto questo, non mi
si taccia quale “usurpatore” di titoli o ruoli che sono al di fuori delle mie
competenze, ma mi si affianchi in queste considerazioni che dovrebbero essere
la preoccupazione di tutti noi, sollecitando la responsabilità di chi ha avuto
(ed ha) la presunzione di saper condurre un Paese, se non anche di valutare il
pianeta umano. Quindi, c’é ancora un futuro per le prossime generazioni? Ed
eventualmente quale futuro? Qualunque siano le risposte non si tratta di
pessimismo, ma negare l’evidenza significa fare come gli struzzi; un comportamento
irresponsabile e degno di quei negazionisti e superficiali… ben lontani da ogni
intesa di umanizzazione. Un’ultima osservazione: da sempre molti studiosi e
ricercatori a vario titolo lottano per combattere malattie e sofferenze, altri
invece (e non sono pochi), non fanno altro che incrementarle, e questo perché solo in parte aveva ragione il filosofo danese Söeren Kierkegaard (1813-1855) nel
sostenere che la vita non è un problema da risolvere, ma un mistero da vivere.
E se davvero la vita è un mistero, non è una buona ragione per disprezzare e
sopprimere la nostra vita e soprattutto quella altrui.
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