LETTERA DI INVITO

 

LETTERA APERTA A SUA SANTITÀ PAPA FRANCESCO

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    Come sempre in ogni conflitto si contano morti, feriti e immani conseguenze di ogni ordine e grado. Tra questi emerge anche qualche eroe, ma si badi bene, questa emblematica figura assume tale valore solo se dedita al sacrificio e alla rinuncia che, in situazioni come quella attuale, non esiste l’eroe nell’ambito del clero giacché tra i suoi membri la loro dedizione al sacrificio e alla rinuncia (ma di che cosa?) la si dà per scontata. È d’accordo anche Lei Papa Francesco? Penso di si, ancor più da parte Sua che essendo il 266° (dopo San Pietro) rappresentante della Chiesa e portatore della parola di Dio, nostro Padre supremo. Perché questo preambolo? È presto detto. Io credo che alla luce di quanto sta avvenendo nel mondo e in particolare in Ucraina, sarebbe utile che Lei portasse direttamente sul posto la Sua parola e la Sua benedizione di conforto a quella popolazione (o meglio della rimanente) così martoriata e senza più un futuro e con gravi lesioni alla propria dignità. Ma ancor meglio e “più utile”, a parer mio, sarebbe indispensabile che si possa recare nella terra dello zar che, con efferato dispotismo (ed altri aggettivi che è bene tralasciare) continua ad infierire sui suoi simili, annientandoli (come del resto anche i suoi avversari per legittima difesa)… sostituendosi in qualche modo ad un ruolo che non è il suo (sic!). Ben comprendo però, caro Padre, il Suo timore nel recarsi in quei Paesi a rischio della Sua incolumità, ma al tempo stesso credo che ben difficilmente qualcuno osi mettere a repentaglio la Sua vita: Lei per antonomasia è portatore di pace quale mediatore di Dio che l’ha designata per tale ruolo verso il mondo intero. Or bene, mi permetta di proseguire con questa mia a Lei sommensamente rivolta, affinché il Suo prezioso contributo possa essere accolto unendosi in preghiera anche con codesti “avversari della pace e del bene comune”. Del resto in questi anni Lei è stato in diversi altri Paesi che, sebbene non in particolare conflitto bellico in quel momento, contrasti politico-relazionari (anche importanti) erano presenti e mai sopiti. In tali occasioni il Suo messaggio di umana mediazione, non priva della necessaria saggezza come invito ad una razionale riflessione dei vari capi di Stato e loro leader al seguito, ha in qualche modo lasciato una traccia se non altro della Sua candida veste papale e necessaria benedizione. Sua Santità, papa Francesco, spero voglia accettare e condividere la presente in quanto prima di concludere rinnovo l’esortazione (ma anche supplica) per una Sua quanto prossima presenza in quei territori, perché sono certo che la Fede e la Sua autorevolezza sono il “passpartout” necessario per essere accolto, nel rispetto dei Suoi intenti e della Sua totale incolumità. Il mio “invito” proviene da un semplice comunicatore sociale quale mi ritengo e, se mi permette, aggiungo, una sorta di privilegiato per riuscire a colloquiare con il buon Dio almeno due volte al giorno e, a questo riguardo, mi creda, tale affermazione non è blasfemia… ma una concretezza inconfutabile. Del resto Lei stesso invita i fedeli ad aver sempre fede e a credere in chi ci ha generato: la differenza sta nel fatto che l’esperienza personale di ognuno rientra nel proprio credo. Mi accingo alla conclusione di questa breve missiva che desidero Lei possa ricevere attraverso i mezzi in uso e, rendendomi disponibile ad un Suo riscontro su queste pagine, Le auguro una serena prosecuzione del Suo papato e, se varcherà i confini di quei due Paesi in conflitto, porti loro anche il mio pensiero unitamente al Suo e, se può, mi faccia sapere. Cordialmente

·       Ernesto Bodini (giornalista-opinionista: in vita e per la vita)

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