L'UMANITA' CHE NON SI SMENTISCE

 

EVOLUZIONE DEL COMPORTAMENTO SOCIALE

Aggressività e mancanza di rispetto a cominciare dai più giovani, sono aspetti che necessitano una urgente valutazione politico-socio-culturale

di Ernesto Bodini

A volte mi domando come si fa a sopportare le assurdità e le nefandezze ad opera di molte persone (supposto che si possano chiamare persone), e non è il caso di andare oltre confine per rilevare e subire quanto di assurdo sgorga dalla “contorta” mente umana, mentre discorso a parte va fatto per i casi affetti da specifiche malattie mentali. Lungi da me dall’entrare nel merito di competenze non mie, ma se prendiamo ad esempio i ricorrenti fatti di cronaca come le baby gang, e i femminicidi o più appropriatamente definiti omicidi di genere,  c’è da preoccuparsi, e non poco… Anche in questi casi gli specialisti interpellati dai mass media, sono soliti ribadire che il problema il più delle volte va ricercato (come possibile causa) nella famiglia e nella scuola, precisando che da esse devono partire gli insegnamenti e il buon esempio. Ma alla luce dei fatti, questo non basta. Infatti, a mio avviso non c’é insegnamento che tenga se il soggetto (in questo caso l’aggettivo l’ho volutamente sostituito a quello di persona) per sua concezione mentale non intende acquisire alcun insegnamento, e tanto meno apprendere alcun buon esempio di civiltà e rispetto per i propri simili. Ma bisogna essere necessariamente psicologi, psichiatri, antropologi e sociologi per constatare il comportamento e il rifiuto di certi individui di adeguarsi al vivere civile e comune a tutti? Nella mia spontanea semplicità di non addetto ai lavori, ma al tempo stesso osservatore dei fatti cruenti che ci stanno inondando, credo di poter sostenere ancora una volta che il comportamento dell’Uomo sia da ricercarsi nella Genesi, ossia dal primo fratricidio della storia umana (Caino verso Abele), e successivamente all’altrettanto analogo caso (forse leggendario) dei fratelli gemelli Romolo e Remo (830-770 a.C.): il primo tolse la vita al secondo per una questione di potere… Anche se non diamo per scontato tutto ciò che è leggenda, il fatto che nomi ed episodi siano citati dalla storia e tramandati di generazione in generazione, a parer mio significa che un sia pur sottile filo di verità sia da credere, diversamente non si spiegherebbe tanta insistenza di tali citazioni ovunque. Ma tralasciando le origini storiche e venendo ai tempi nostri, tutto ciò che rientra nella violenza fisica e psicologica a discapito degli esseri umani (ma anche degli animali), la stessa si acuisce ogni giorno di più (classici gli esempi di bullismo, stalking, mobbing, etc.), e ciò anche attraverso la comunicazione più scellerata senza limiti: programmi filmici e pubblicitari infarciti proprio di violenza, come se non bastassero le rievocazioni storiche (in parte utili) dei conflitti mondiali per citare quelli più recenti. Allora, mi domando: per quali ragioni, ad esempio, produttori e registi cinematografici pensano e propongono trame sempre più spesso cruenti, e i pubblicitari pensano e propongono spot dalle finalità molto allusive (o comunque di dubbio gusto) in contrasto con il buon costume, per non parlare anche dell’editoria con la produzione di romanzi tratti da fatti di cronaca, e viceversa? Messi insieme con i loro prodotti-messaggi costoro entrano con prepotenza nella mente umana che, se particolarmente debole e priva di self control e di certi valori etico-morali, sono fonte di emulazione alludendo a notorietà, ricchezza e potere e, alcuni programmi trash e reality (spesso non privi di volgarità), in non pochi casi sono una sorta di filo conduttore. Chi sta al potere crede ancora che parte della popolazione la si possa guidare verso un sano comportamento (chiamando sempre in causa la famiglia e la scuola), soprattutto le ultime generazioni i cui interessi sono per la maggior parte prevalentemente di carattere ludico,  material-venale e in non pochi casi anche immorale. Rispetto a qualche decennio fa, oggi c’è una maggior tendenza a delinquere materialmente e moralmente, considerando che i protagonisti sono sempre più giovani, ancorché minorenni, e ciò a mio avviso richiede con urgenza particolari approfondimenti su come impostare le relazioni umane, a fronte pure del fatto che le agiatezze prodotte dal progresso allontanano sempre di più il rispetto tra le persone. Un tempo, peraltro non molto lontano, nella nostra cultura mediterranea vigeva un certo rispetto tra le gerarchie parentali, oltre che sociali e professionali; poi, con il tempo queste forme di osservanza e rispetto sono venute meno e, se a riguardo volessimo approfondire ulteriori cause e responsabilità, ci perderemmo per strada senza intravedere neppure in lontananza uno spiraglio di inversione di rotta. Per concludere, rammento una riflessione del dottor Albert Schweitzer (1875-1965), il quale sosteneva: «Per l’uomo veramente etico ogni vita è sacra, inclusa quella dal punto di vista umano che sembra essere di ordine inferiore. Il dolore, qualunque esso sia, è un tiranno dell’umanità più terribile della morte stessa. Io sono vita che vuole vivere, in mezzo a vita che vuole vivere. Possederemo ancora gli ideali che abbiano potere sulla realtà?». Questo è il reale problema di fronte al quale oggi ci troviamo!

 

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