TRA ARTI E SOGNI L’EMOZIONE CI SOSTIENE E CI AFFASCINA
Ogni spontaneo e sano coinvolgimento identifica
l’Uomo per la sua essenza e i suoi valori
di Ernesto Bodini
Ogni
volta che intraprendiamo una buona azione io credo che capiti a chiunque di provare
non solo un senso di appagamento (egocentrismo), e questo è più che naturale; ma
anche quando riceviamo un dono od una semplice espressione di affetto da chi ci
stima e ci vuol bene… purché sinceramente e costantemente. Ma analoghe
sensazioni io credo che si provino quando ci troviamo davanti ad una
“incantevole” opera d’arte (classico è l’esempio della sindrome di Stendhal, l'artista nell'immagine), e
non meno quando ascoltiamo un brano musicale che abbiamo scelto soprattutto in
un particolare momento della giornata. In questo ultimo caso in certi brani di
musica “intelligente” (anche se allegra), l’emozione che si prova a volte può
andare oltre nel senso che non ci accorgiamo che tendiamo a versare qualche
lacrima, probabilmente perché alcune note o un passo di quel brano si
ricollegano a qualche particolare episodio della nostra vita, sia esso
sentimentale o più semplicemente ad un avvenimento di vita materiale… Ed è
straordinario come l’Arte, qualunque essa sia, possa stimolare ad oltranza i
nostri sentimenti, tanto è vero che in taluni casi è adottata come terapia per
certe patologie di carattere psicologico e comportamentale. Personalmente il
genere musicale che più mi coinvolge è quello classico come ad esempio le opere
di Bach, Mozart, Beethoven e Rossini (in misura più marginale il folklore
tirolese e il country americano); e nei primi vi sono alcuni brani che
emozionano richiamando la maestosità del Creato e con esso i suoi misteri. Ma a
parte la musica, pittura e scultura compresi i pregiati lavori di restauro di
manufatti ed edifici storici, suscitano ulteriore fascino con un netto
riferimento alla maestria degli autori e quindi a determinati periodi storici
che, se condivisi a seconda dell’epoca preferita, la nostra immaginazione ci fa
fare un salto all’indietro; un modo come un altro per sognare illudendoci di
far parte di quella realtà… Ma poi, il risveglio ci riporta alla realtà in cui
viviamo e di questi tempi delusione e sconforto prendono il sopravvento; ecco
che allora si può ricorrere alla letteratura avendo però l’accortezza di
scegliere il genere più consono alla nostra sfera di maggior interesse, magari
privilegiando autorevoli biografie i cui protagonisti hanno dato un vero e
proprio impulso agli eventi della vita in favore dell’umanità. Tra questi vi è
solo da scegliere perché la Storia per fortuna non è avara e non ha voluto
privarci della loro conoscenza e del loro operato e, per apprezzarli, bisogna
non solo leggerli e studiarli ma anche, per quanto possibile, imitarli nel
pensiero e nell’azione. Personalmente da anni studio e divulgo in particolare
le biografie di Albert Schweitzer
(1875-1965), Don Carlo Gnocchi
(1902-1956) e Albert B. Sabin
(1906-1993); inoltre da tempo mi affascinano i filosofi Söeren Kierkegaard (1813-1855) e Arthur Schopenhauer (1788-1860). Tutte queste figure meriterebbero la loro
“rinascita” parlandone e scrivendone, ma anche dedicare qualche riflessione su
quello che è stato il loro modo di concepire e vivere la vita. Ma tutto questo
basta ad acquietare gli animi tristi e disturbati da un sistema di vita moderno
e sfrontatamente tecnologico, e che purtroppo a mio avviso sta orientando gli
esseri umani verso un declino dal punto di vista morale, etico e quindi
comportamentale? Per contro, mi si dice che ad esempio i musei, i siti d’arte e
i teatri (pandemia permettendo) sono sempre più gettonati; ma in realtà c’è poi
tutto questo reale interesse per le nobili Arti, o prevale l’esibizionismo per
sfoggiare quello che in realtà non interessa? Difficile fare una valutazione e
quindi una distinzione; tuttavia si possono fare solo illazioni ma sta di fatto
che per quanto riguarda la letteratura, ad esempio, si legge sempre meno e la
crisi non solo è editoriale ma anche culturale in tutti i sensi: un decadimento
che ha molti responsabili a cominciare dalla televisione che tutti i giorni, o
quasi, propina programmi moralmente assai discutibili tanto da creare
emulazioni e una costante sotto cultura… rare eccezioni a parte, ovviamente.
Gli autori direbbero che non si è obbligati a tenere il televisore acceso,
oppure di cambiare canale, ma purtroppo la massa trova nel mezzo televisivo una
fonte di distrazione e spensieratezza… Io credo che un buon libro invece,
scelto con cura, sfogliato, letto ed appreso nel suo contenuto non possa
sostituire un banale programma televisivo, i cui contenuti sono per la maggior
parte una sorta di cattiva compagnia… Certo, è una questione di scelte, ma nel
contempo le stesse prima o poi possono influire negativamente sulla psiche
umana! Tornando agli effetti emozionali che possono produrre le Arti, ritengo
che gli stessi identifichino la persona collocandola tra gli “Dei” del sapere e
della saggezza. Una dimostrazione? Si provi a leggere qualche brano di alcuni
autori che ho menzionato e tra le righe si possono recepire messaggi di un
esistenzialismo, forse sofferto ma al tempo stesso appagante perché le Arti
così come le grandi azioni umanitarie non hanno eguali nel dare valori
all’Uomo. Così come ha voluto valorizzarlo il poeta turco Nazim Hikmet (1902-1963), componendo i versi che
qui ripropongo.
Le piante, da quelle di seta fino alle più arruffate
gli
animali, da quelli a pelo fino a quelli a scaglie
le case,
dalle tende di crine fino al cemento armato
le
macchine, dagli aeroplani al rasoio elettrico
e poi gli oceani e poi l'acqua nel bicchiere
e poi le
stelle
e poi il
sonno delle montagne
e poi
dappertutto mescolato a tutto l'uomo
ossia il sudore della fronte
ossia la
luce nei libri
ossia la
verità e la menzogna
ossia
l'amico e il nemico
ossia la
nostalgia la gioia il dolore
insieme
alla folla che passa.
Ecco,
questo autore, che possiamo affiancare per valore e merito a tanti altri (del
passato), ci ha lasciato messaggi della più più alta considerazione umana, che
oggi nemmeno la Scuola è in grado di far conoscere e trasmettere alle attuali e
future generazioni e, se anche volessimo considerare le eccezioni, nulla oggi è
paragonabile a ieri. È una triste realtà con la quale dobbiamo convivere, con
l’amarezza che diventiamo vecchi troppo presto e saggi troppo tardi. Del resto,
come sosteneva Kierkegaard: «La vita non è un problema da risolvere. È un mistero da vivere». E forse, anche questa è una forma o una espressione d’arte che in qualche
modo ci può emozionare!
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